STRATEGIE PER STIMOLARE LE PRIME PAROLE NEL BAMBINO
Molti genitori mi chiedono, durante i primi colloqui con loro, le strategie più adeguate per stimolare in modo adeguato il linguaggio del loro bambino.
Innanzitutto, se vostro figlio ancora pronuncia poche parole, bisogna andare a vedere se sono presenti i prerequisiti alla comunicazione, i quali molto spesso vengono messi in secondo piano, mentre in realtà sono indispensabili per l’emergere delle prime produzioni verbali.
In uno dei prossimi articoli affronteremo in maniera più approfondita come andare a stimolarli mediante il gioco; oggi invece affronteremo le strategie da attuare e quelle da evitare per stabilizzare le prime parole del bambino e stimolarne la produzione verbale.
Atteggiamenti da non mettere in atto
Partiamo innanzitutto con le strategie che andrebbero evitate:
- definire il bambino furbo, svogliato, pigro: il bambino che non parla/parla poco non lo fa per svogliatezza o furbizia ma perché per il momento non è ancora pronto a farlo, evitate di definirlo tale con parenti e amici e dite anche a loro di non farlo mai;
- fingere di non comprendere: proprio perché il bambino, se potesse, utilizzerebbe il linguaggio verbale, non bisogna sminuire le prime produzioni orale imperfette o i segni che mette in atto per comunicare, anzi i segni andrebbero sostenuti e incoraggiati poiché sono uno dei prerequisiti dell’emergere delle prime parole;
- chiedere di ripetere meglio: se invece il bambino produce già le prime parole, non bisogna correggerlo chiedendogli di ripetere la parola, poiché così facendo andiamo a sminuire la sua comunicazione verbale;
- assillarlo di domande: quando il bambino inizia a produrre le prime parole non bisogna iniziare a chiedergli di denominare qualsiasi cosa, perfino noi adulti ci stancheremmo ( dai come fa la mucca? E il cane? Fai sentire alla zia come dici bene “bau bau”? e il gatto?, ecc.).
Atteggiamenti da attuare
Va bene, direte voi, abbiamo capito cosa NON dobbiamo fare, quindi come possiamo stimolare le prime parole di nostro figlio?
Vi sono essenzialmente tre tipi di strategie per farlo:
- Strategie non verbali
- Strategie para-verbali
- Strategie verbali
Strategie non verbali:
Le strategie non verbali sono strategie che non utilizzano il linguaggio, ma aiutano a sostenere e rimarcare il messaggio verbale che vogliamo trasmettere al bambino, utilizzando altri canali:
- contatto oculare: quando parlate con vostro figlio abbassatevi alla sua altezza e guardatelo negli occhi, questo lo aiuterà a focalizzare la sua attenzione su di voi;
- centrare l’interesse del bambino: se il bambino in quel momento è interessato a un gioco, è poco utile che voi iniziate a presentargliene un altro, sarebbe importante riuscire a focalizzarci e seguire gli interessi del bambino e partire da quelli per interagire con lui;
- utilizzare anche i gesti: come precedentemente spiegato, i segni sono importantissimi per lo sviluppo verbale e delle abilità cognitive quindi, quando parlate con il bambino, supportate il vostro messaggio verbale indicando, imitando e facendo segni simbolici;
- espressioni facciali: per aiutarlo a focalizzare la sua attenzione su di voi e a comprendere il vostro messaggio, enfatizzate le espressioni facciali di gioia, paura, ecc.
Strategie para-verbali:
Le strategie paraverbali utilizzano il linguaggio verbale, ma focalizzando l’attenzione sul come viene veicolato il messaggio:
- intonazione: come con le espressioni facciali imparate a enfatizzare la prosodia e l’intonazione delle frasi, perché catturerete il suo interesse;
- velocità d’eloquio: utilizzare un ritmo lento;
- fare delle pause di almeno 5 secondi, che permettano al bambino di inserirsi nella “conversazione” e di prendere il suo turno;
- volume della voce: il volume della voce deve esser adeguato, né troppo alto né troppo basso.
Strategie verbali:
Le strategie verbali focalizzano l’attenzione sul cosa viene detto, e possono aiutare e stimolare l’emergere delle prime parole/prime frasi:
- denominare in maniera contingente: denominare gli oggetti che sta osservando il bambino permette di ampliare il suo vocabolario. Nel caso poi gli stiate passando voi un giocattolo, avvicinatevelo al viso mentre lo denominate, in modo tale che il bambino veda anche come articolate le parole;
- ripetere e riformulare le produzioni del bambino: se il bambino pronuncia una parola in maniera errata o una frase incompleta, riformulare la parola/ frase senza enfatizzarne l’errore (es. “mamma copa” –“sì, mamma ha visto la scopa, che bella la scopa// “papà mangia pollo” – “il papà mangia il pollo”);
- fornire la doppia alternativa: molto spesso, con bambini che parlano ancora poco, la tendenza dei genitori è quella di anticiparli (es. il bimbo indica il frigor: “vuoi il succo? Ora mamma te lo versa”) mentre sarebbe importante lasciar loro la possibilità di scegliere (es. “Vuoi fare merenda? Vuoi il succo o il latte?”, anche se sapete già che vorrà sicuramente il succo);
- porre domande aperte o con doppia alternativa: per lo stesso motivo visto nel punto precedente, sarebbe meglio evitare le domande chiuse (che richiedono come risposta solo un sì o un no), ma porle sempre aperte o con una duplice alternativa ( “vuoi il gelato o le patatine?”).
Avete quesiti o dubbi a riguardo? Non esitate a contattarci!
Dott.ssa Alice Bellini, Logopedista, Master in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva
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