Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

Guarda la brochure

giocare con figlio

I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie.
(Michel De Montaigne)

Dopo aver approfondito lo sviluppo del bambino nei primi anni di vita, vorremmo oggi focalizzare l’attenzione sul gioco in questa prima fascia d’età.

Spesso infatti come genitori tendiamo a sottovalutare l’importanza del gioco e del giocare, mentre per i bambini è di primaria importanza poiché nasconde in sé innumerevoli funzioni: attraverso il gioco infatti il bambino esplora il mondo e prende consapevolezza di sé stesso e del proprio corpo, permettendogli anche di scaricare in esso le sue paure e le sue ansie.

Il gioco, inoltre, è un’immane occasione di apprendimento non solo motorio, ma anche cognitivo ed affettivo, alla scoperta delle proprie abilità e del rapporto con l’altro. Nell’articolo di oggi vorremmo quindi fornirvi alcuni spunti per giocare con il bambino nei primi tre anni di vita.

Come giocare?

Innanzitutto è importante creare uno spazio accogliente e pulito, senza troppi stimoli che potrebbero distrarre eccessivamente il bambino. Mettersi seduti accanto a lui, in modo tale che siate alla sua altezza e prendere l’abitudine di avvicinare gli oggetti che denominate durante il gioco vicino al vostro volto, in modo tale che il bambino possa osservarlo.

Quando il bambino inizierà a crescere sarà importante che i giochi siano visibili e ben organizzati (le scatole trasparenti etichettate sono perfette), ma non tutti facilmente accessibili, in modo tale che il bambino sia portato a richiederveli, tramite l’indicazione o la verbalizzazione.

Cercate inoltre di insegnare fin da subito al bambino l’importanza di concludere e sistemare un gioco prima di iniziarne un altro, questo aumenterà i suoi tempi attentivi, diminuirà la tendenza a fare la “trottola” tra un gioco all’altro, senza apprezzarne nessuno e lo aiuterà ad acquisire il concetto di sequenza temporale.

Il momento del gioco dovrebbe essere un momento sereno e rilassante, cercate di non controllare l’attenzione del bambino, proponendo sempre voi le attività da fare, ma seguitene gli interessi fate scegliere a lui l’attività, ampliandone poi i suoi schemi di gioco.

Diversi materiali inducono diverse attività:

  • materiali poco o non strutturati (es. cerchi, materassi, bastoni, teli, palloni, bambole di pezza, costruzioni, blocchi di legno e cartoni) danno origine a giochi più fantasiosi;
  • materiali strutturati (es. bambole realistiche, puzzle, libri, costumi di personaggi specifici, casette) sono usati in modo più aderente al contenuto;
  • oggetti di grandi dimensioni e spazi larghi invitano a giochi di movimento;
  • oggetti di piccole dimensioni e spazi ridotti sono utilizzati, più spesso, per attività costruttive.

Dai 0 ai 6 mesi

In questa fascia d’età è fondamentale il rapporto tonico-corporeo con le figure genitoriali, il bambino osserva e trova divertimento nell’imitazione delle espressioni del viso; verso i 6 mesi riconosce il proprio nome e intraprende le prime forme di comunicazione intenzionale (es. sorriso sociale o pianto per attirare l’attenzione dell’adulto).

I giochi consigliati in questa prima fascia d’età sono:

  • cantare le ninne nanne, anche le stesse, poiché i bambini amano i rituali,
  •  giochi con “pupazzi da mano” o un calzino colorato che il bambino cercherà di seguire con lo sguardo,
  • palline o oggetti colorati da appendere vicino ai piedi con del velcro a strappo, che il bambino potrà scalciare e successivamente portarsi vicino al volto,
  • cucù…settete! Gioco amato da tutti i bambini, che permette loro di iniziare a sperimentare e comprendere il concetto di permanenza dell’oggetto (ovvero un oggetto, o in questo caso una persona, è ancora presente anche se è nascosto alla loro vista),
  •  routines di comunicazione (batti le manine, contiamo le ditina, …) e  canzoncine in rima molto semplici.

 gioca con tuo figlio

Dai 6 ai 12 mesi

In questa fascia d’età il bambino inizia a comprendere il “no” ed intraprende le prime comunicazioni intenzionali, mediante i gesti deittici (indicare, mostrare) e le prime proto-parole.

E’ la fascia d’età nella quale il bambino inizia a mettere in atto determinate azioni per il puro piacere che ricava nell’eseguirle.

I giochi/attività consigliate sono:

  • giochi di vari materiali da mordere, scuotere, battere tra loro,
  • prendere in braccio il vostro bambino e parlargli portandolo a passeggio per la casa. Possiamo ad esempio raccontargli cosa succede nelle varie stanze (es. in camera da letto mamma e papà dormono, in cucina la mamma prepara da mangiare, in bagno mamma e papà fanno il bagnetto), commentiamo i quadri e le foto appese per la casa… vedremo così il bambino incantarsi ad ascoltare i nostri racconti. Cerchiamo di essere coerenti e dare sempre le stesse versioni: i bimbi amano e trovano conforto nelle cose ripetute più e più volte e sempre nello stesso modo,
  • torri morbide, per esercitare la manipolazione e la concentrazione per raggiungere un obiettivo e la successiva distruzione delle stesse (per trarne un piacere immediato),
  • colori a dita, per creare i primi disegni su un foglio di carta bianca che appoggerete per terra,
  • scatola dei tesori: scatola contenente differenti oggetti di uso quotidiano, di materiale e grandezze differenti, che il bambino potrà scoprire ed esplorare a piacimento. Sarà importante modificare frequentemente il contenuto della scatola, in modo tale che per il bambino rimanga una costante sorpresa,
  • calamite: di differenti set e dimensioni (fattoria, principesse o dinosauri), il bambino si divertirà a staccarle e attaccarle su frigoriferi o lavagne magnetiche,
  •  leggere libri e raccontare piccole storie: leggere è fondamentale sia per la comunicazione, che per l’apprendimento di parole e l’arricchimento semantico. 

 Dai 12 ai 24 mesi

A partire dai 12 mesi d’età il bambino inizia a comprendere semplici frasi di routine e frasi contestuali e ad utilizzare i primi gesti simbolici (es. ciao con la manina, basta), rappresentativi (es. rappresentare il telefono con la mano) e le prime parole. Raggiunge inoltre la deambulazione autonoma, nasce quindi l’interesse ad esplorare lo spazio che lo circonda e si avvia il processo di separazione-individuazione!

I giochi consigliati:

  • nascondino, utilizziamo la casa, ambiente conosciuto e familiare al bambino, ed attraverso il nascondino esploriamo gli spazi e sperimentiamo la separazione e il ritorno dalla mamma,
  • “camminiamo come”, è un bel gioco da fare insieme: per raggiungere un oggetto o solo per spostarsi da una stanza all’altra, la mamma chiederà al bambino di fare 2 passi da leone, uno da formica, tre da ippopotamo e poi sarà il turno del bambino a richiedere alla madre di “muoversi come”. Una volta raggiunto il traguardo non mancate di coccolarli ed elogiarli,
  • torri, mattoncini e costruzioni di tutte le dimensioni: con costruzioni colorate e di differenti materiali e dimensioni, lasciando spazio alla creatività, all’abilità e alla sperimentazione del bambino,
  • pasta modellabile: commestibile, es. pasta di sale o semplicemente pasta della pizza o impasto dei biscotti, per far sperimentare al bambino differenti consistenze,
  • strumenti musicali fai-da-te, utilizziamo dei materiali di recupero: bottiglie di plastica, contenitori di diverse forme e dimensioni, costituite da materiali diversi e poi riempiamoli con: fagioli, lenticchie, farine varie, noci, castagne, spazio all’inventività personale! Invitiamo quindi il bimbo a scuoterle e a provare le diverse sonorità, possiamo anche cantare una canzoncina ritmandola con le bottigliette musicali,
  • travasi: qui i genitori potranno sbizzarrirsi con la fantasia, utilizzando sempre differenti materiali, anche in base alla motricità del bambino: farina, fagioli, sabbia, pasta, sassolini, conchiglie… travasando con mestoli, cucchiai di varie dimensioni, palette, secchielli, fino ad arrivare a pinze,
  • cubo con gli incastri: preferibilmente di legno, con tanti buchi di forma diversa e i relativi pezzi da inserire correttamente, per stimolare il riconoscimento dello spazio e la comprensione del principio di causa-effetto (la forma entra nel buco giusto). I genitori che amano il fai-da-te potranno inoltre divertirsi a crearne di differenti, con cartoncini spessi o vasetti di varie dimensioni.

Dai 24 ai 36 mesi

In questo periodo i bambini iniziano a comprendere comandi più complessi e ad indicare gli oggetti descritti per il loro utilizzo; iniziano inoltre a comparire le prime combinazioni di due o più parole e le prime brevi frasi.

E’ il periodo in cui si sviluppa l’interesse per l’altro (socializzazione con i coetanei): il focus motorio passa allo sviluppo di una motricità fine e controllata (sia nello spostamento che nella manipolazione) e la continua sperimentazione di oggetti e materiali porta anche alle prime manifestazioni dello sviluppo cognitivo.

Giochi e attività:

  • Mr potato: simpatica patata alla quale applicare le varie parti del corpo, stimolando la comprensione e il rispetto dei turni (un pezzo lo metto io e poi tocca te, ecc.),
  • pesca dei pesci: pesca con canna magnetica di pesci lignei, per stimolare il lessico, la coordinazione oculo-manuale e, anche qui, l’attesa e il rispetto dei turni,
  • gioco del pappagallo/dello specchio magico con le azioni: il bambino, diventando un pappagallo o un burattino, dovrà osservarvi e imitare attentamente le vostre azioni e poi si potranno ribaltare i ruoli!
  • tombole: prime tombole semplici, per ampliare il lessico e i tempi attentivi, molto bello “Red Dog Blue Dog” della Orchard Toys, che stimola le prime combinazioni di due elementi (animale e il suo colore), ma le tombole si prestano benissimo al fai da te: stampate e plastificate da Pinterest, create con disegni del bambino o da semplici ritagli di giornale…,
  • trova il tappo: differenti bottiglie e tappi corrispondenti: il bambino si divertirà, con prove ed errori, a trovare le bottiglie corrette, stimolando la sua coordinazione fine e le sue abilità di osservazione, analisi e problem solving,
  • puzzle: primi semplici puzzle, con pochi pezzi, per stimolare l’attenzione visiva, la ricerca e la manualità fine,
  • scatola dei travestimenti: minima spesa, massima resa! In una scatola lasciare differenti vestiti e oggetti, il bambino si divertirà a travestirsi e a creare personaggi e storie sempre differenti alle quali possono partecipare anche i genitori.

E infine sbizzarrirsi con casette di legno con differenti personaggi, cucine giocattolo, bambole e macchinine, stimolando il gioco simbolico: descrivere le attività svolte dal bambino e cercare di ampliare il suo gioco con nuovi stimoli e schemi motori (es. macchinine? Facciamo la benzina, sistemiamo la macchinina, facciamo una gara, ecc,), il bambino probabilmente all’inizio vi osserverà e pian piano inizierà ad inserire le nuove proposte, ampliando e arricchendo il suo bagaglio ludico.

E dopo i tre anni cosa accade? Vi aspettiamo nel prossimo post in cui parleremo dello sviluppo del bambino tra i tre e i cinque anni…

Avete dubbi o vorreste conoscere altri giochi per stimolare lo sviluppo del vostro bambino? Non esitate a contattarci:

Dott.ssa Alice Bellini, Logopedista, Master in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva

Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Terapista DIR Floortime, Insegnante Certificato A.I.M.I., IBFF® Official Instructor

disegno

L’importanza del disegno libero nell’infanzia.

Se ci pensate è sin dalla tenera età che i bambini si avvicinano al disegno. Tra i 18 e i 24 mesi scoprono gli oggetti da impugnare, strofinare e che possono lasciare delle tracce. Questa scoperta viene poi riprodotta con materiali diversi, convenzionali e non. In questo modo il bambino vive un’esperienza cinetica attiva.

È intorno ai 3 anni che il bambino si rende conto che tra i segni tracciati e un oggetto esiste una correlazione. Secondo Luquet è con questa scoperta che nasce l’intento rappresentativo: il bambino fa il disegno, lo interpreta in base alla somiglianza e vi assegna un nome. È questa la fase del realismo fortuito.

Mentre disegnano i bambini si esprimono, giocano, sperimentano, gestiscono lo spazio…

L’Arte e, in generale il gesto creativo, ha un valore esistenziale, è un mezzo che permette al bambino di entrare in contatto con le emozioni e di identificarle, è elemento generativo di nessi cognitivi e socio-relazionali.

Nel contempo l’esercizio della Creatività potenzia i processi di apprendimento, affina la capacità di gestione del tempo e dello spazio e la coordinazione oculo-manuale, accresce l’autostima e il riconoscimento del sé anche in relazione al proprio contesto di vita.

La stesse Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria ribadiscono la centralità del “fare artistico” nella formazione dei fanciulli, dichiarando che “l’incontro dei bambini con l’arte è occasione per guardare con occhi diversi il mondo che li circonda…”

Un accorgimento è però necessario allorché noi genitori, educatori o insegnanti affianchiamo il bambino mentre sta disegnando.

Ricordiamo di favorire il processo creativo e dimentichiamo il “successo tecnico” e il “bel prodotto finito”.

Prendiamoci cura del “piacere del fare arte” e del benessere che deriva dall’utilizzo di diversi linguaggi che consentono di affermare il proprio Sé. Abbandoniamo le fotocopie da colorare e lasciamo che con i loro occhi, le loro mani, la loro immaginazione ci raccontino ciò che sentono.

cervello impara

In una giornata scolastica, l’organo che più di altri si impegna nei processi di apprendimento è il cervello. Nonostante ciò, gli studi sul suo funzionamento durante questi delicati passaggi, sono solo di recente nascita e fino a pochi anni fa l’unico punto di riferimento era la teoria degli stadi di intelligenza di Piajet.

Le tecniche di neuroimaging messe al servizio del cervello che impara, ci permettono di conoscere meglio le sue leggi e i suoi limiti, e permettono agli insegnanti di capire perché alcune condizioni di apprendimento sono efficaci, mentre altre non lo sono.

Primo passo: inibire gli inganni del cervello

Gli appassionati di illusioni ottiche sanno bene che il cervello è spesso vittima di errori di intuizione percettiva. Consideriamo per esempio una delle regole percettive della scuola della Gestalt : la legge della prossimità. Secondo questo principio l’occhio umano tende a raggruppare gli elementi simili e a percepirli come più vicini.

Per esempio, nel caso di un confronto tra due quantità uguali di elementi simili ma con distanza diversa, la prima percezione sarà quella di due quantità diverse, dove la maggiore è quella con più distanza.

La capacità di percepire la stessa quantità anche a distanza diversa, implica l’applicazione di un principio cognitivo chiamato “compito della conservazione della quantità”, che normalmente si sviluppa intorno ai 7-8 anni.

Studi effettuati con risonanza magnetica funzionale, su bambini di età successiva agli 8 anni, hanno mostrato l’attivarsi non solo delle aree dedicate alla quantità (corteccia parietale), ma anche di aree della corteccia prefrontale dedicate all’inibizione dell’ “inganno del cervello”, secondo il quale al variare della lunghezza varia anche la quantità.

Altri test hanno confermato questa legge di apprendimento per inibizione. Per esempio, un frequente errore che si osserva nella scuola elementare riguarda i problemi “additivi”, ossia quelli che presentano un enunciato verbale del tipo “Francesco ha 7 biglie. Ne ha 5 in più di Lara. Quante biglie ha Lara?”.

La risposta giusta prevede la sottrazione 7-5 = 2, ma spesso gli alunni non riescono a inibire l’automatismo dell’addizione scatenato dall’espressione “più di” presente nell’enunciato, questo spiega la risposta errata: 7+5= 12.

Gli automatismi entrano in gioco anche nella lettura e nell’ortografia. Consideriamo per esempio l’errore ortografico di omissione dell’ “h” nei testi scritti: l’aggiunta della consonante come indicativa del verbo avere, implica l’inibizione dell’automatica conversione fonema-grafema che non percepisce la necessità dell’uso della lettera, ma anzi richiede un ulteriore sforzo di comprensione semantica e sintattica della frase.

Cosa sono le capacità inibitorie?

Le capacità di inibizione degli stimoli non rilevanti, rientrano nel complesso quadro delle cosiddette “funzioni esecutive”, ossia un insieme di abilità cognitive fondamentali per l’esecuzione di procedure, risoluzione dei problemi, attenzione, memoria, selezione e inibizione di informazioni importanti.

A livello cerebrale queste aree si trovano nella corteccia pre-frontale, una specifica zona del lobo frontale la cui compromissione o uno sviluppo alterato può portare a deficit attentivi e impulsività che possono compromettere, in modo significativo, i processi di apprendimento.

Un fenomeno esemplare che si manifesta nei casi di alterato sviluppo di queste aree è il Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività, il cui quadro sintomatologico è proprio caratterizzato da impulsività, mancato controllo del comportamento e delle emozioni, difficoltà nella pianificazione e nelle abilità di problem solving.

Inibizione e Disturbi Specifici dell’Apprendimento

educazione neuroscienze

Le ricerche svolte fino ad ora non sono ancora giunte a individuare un nesso chiaro tra un funzionamento alterato delle aree coinvolte nei processi di inibizione e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Dai risultati che abbiamo però, appare chiaro come la mancanza o un alterato funzionamento di quest’area possa comportare difficoltà nel superamento di alcuni automatismi cognitivi, diminuendo la flessibilità del cervello e di conseguenza la sua capacità di apprendimento.

Per esempio, i quadri clinici dei casi di disturbo da deficit d’attenzione e iperattività, sono spesso aggravati dalla presenza di disturbi specifici dell’apprendimento nell’area del calcolo, come la discalculia, e della scrittura: disortografia e disgrafia.

Tale peculiarità, potrebbe sostenere la tesi che la mancanza della capacità inibitoria, tipica del disturbo, possa alterare alcuni processi di apprendimento.

Come intervenire per sviluppare le capacità inibitorie?

Nelle scuole francesi e canadesi sono in corso esperimenti con interventi volti a sviluppare il “controllo cognitivo” e le funzioni esecutive.

Si propone agli studenti un compito di logica (come per le biglie di Francesco), poi li si allena a inibire la prima risposta invitandoli ad esercitarsi con una “trappola per errori”. Il dispositivo è costituito da una tavola didattica con uno spazio tratteggiato, che simboleggia la zona inibitrice, dove i bambini devono spostare il cartoncino corrispondente alla prima risposta automatica.

Tramite l’imaging cerebrale è stato evidenziato il cambiamento che si verifica nel cervello degli alunni quando, durante il compito, passano da un modo percettivo semplice, automatico ma erroneo, a un modo logico, complesso ed esatto. I risultati indicano un passaggio molto netto delle attivazioni cerebrali dalla parte posteriore del cervello alla corteccia prefrontale.

Altri studi stanno lavorando alla creazione di un gioco che tramite un segnale di stop blocca la risposta automatica, in questo modo si allena la corteccia prefrontale che automatizza il processo inibitorio fino a quando il segnale non sarà più necessario e la risposta avrà perso l’automatismo errato.

Quale futuro per gli studi della neuroeducazione? Scoprire il funzionamento del cervello nei processi di apprendimento è un dato essenziale per giungere a modalità di insegnamento sempre più efficaci.

Non solo: questo ci permetterà anche di comprendere il funzionamento di chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento e di trovare strumenti e tecniche che possano garantire anche a loro un livello di apprendimento pari a quello degli altri, senza il necessario utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative.  

Sei interessato a valutare le funzioni esecutive di tuo figlio? Contattaci per una consulenza, la nostra equipe è specializzata nella valutazione ed eventuale potenziamento delle abilità di inibizione, pianificazione e problem solving.