Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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COSA È L’OSTEOPATIA?

Si tratta di una terapia manuale, complementare alla medicina classica, incentrata sulla ricerca della salute e del benessere della persona e non sulla risoluzione di una specifica patologia;

L’osteopatia e quindi l’osteopata si occupa delle affezioni del sistema muscolo-scheletrico, principalmente di natura meccanica, a cui spesso possono correlarsi anche delle alterazioni funzionali che riguardano il sistema viscerale ed il sistema cranio sacrale.

Poiché in Osteopatia si ha una visione completa e globale del corpo umano, è valida anche l’idea contraria: un problema funzionale organico-viscerale può in alcuni casi provocare dei dolori di tipo muscolo-scheletrico.

Nello specifico l’osteopata, che ha portato a termine il piano di studi di osteopatia, tramite una fase anamnestica ed un esame obiettivo strutturale/funzionale ricerca le alterazioni funzionali del corpo che possono provocare dolori e malessere.

L’Osteopatia può intervenire su persone di tutte le età, dal neonato all’anziano, alla donna in gravidanza e allo sportivo.

Si rivela efficace nel trattamento di diversi disturbi che spesso affliggono le persone impedendogli di poter condurre una vita serena, come:

  • Cervicalgie/Lombalgie/Sciatalgie/ Dolori articolari e muscolari
  • Interventi osteopatici per rallentare condizioni che portano a interventi (es. protesi)
  • Trattamenti post-intervento e trattamenti delle cicatrici
  • Condizioni ginecologiche patologiche e/o momentanee (es. dismenorrea/gravidanza/post-parto)
  • Cefalee, Emicranie
  • Bruxismo e disturbi dell’articolazione temporo mandibolare
  • Problemi digestivi
  • Psicosomatizzazione

OSTEOPATIA E GRAVIDANZA

La gravidanza non è una malattia, le donne sono libere di fare attività adeguate al periodo di gestazione e allo stato di salute, non è ‘normale’ avere dolori in gravidanza.

Per questo l’osteopatia serve per alleviare i dolori e prevenirne la comparsa, per il mantenimento delle strutture, in continuo cambiamento, nella migliore condizione fisiologia e preparazione dei tessuti al parto.

Dopo la nascita del bebè è importante il ritorno fisiologico delle strutture e dei tessuti oltre che a prevenire i dolori da vizi posturali. 

Dopo il parto è fondamentale il trattamento del pavimento pelvico e della cicatrice in caso di taglio cesareo.

OSTEOPATIA PEDIATRICA (0-12anni)

Quado è consigliabile iniziare a portare un neonato dell’osteopata? Prima si inizia meglio è!

Perché portare un neonato dall’osteopata? Per il controllo delle strutture post-nascita e favorire il corretto sviluppo dell’organismo prevenendo posture e vizi scorretti oltre che disturbi.

  • Maggiori problematiche trattate nei lattanti: Traumi da parto, Plagiocefalie, Problemi di suzione e attaccamento al seno, Piede torto, Asimmetria posturale infantile, Torcicollo, Reflusso, Coliche, Stipsi e Otiti.
  • Maggiori problematiche trattate in ambito pediatrico, oltre a quelle già citate: Riniti, Cefalee, Emicranie, Asma, Addominalgie, Picchi di crescita, Dolori della crescita, In previsione o durante lavori odontoiatrici, Traumi e Accompagnamento della crescita.

MA L’OSTEOPATIA È UNA DISCIPLINA NUOVA?

Il Dr. Andrew Taylor Still è stato il padre fondatore dell’osteopatia e uno dei fondatori della Baker University, la più antica università nello stato del Kansas. Inoltre ha fondato l’American School of Osteopathy nel 1892 (ora A.T. Still University), prima scuola medica osteopatica del mondo, a Kirksville nel Missouri.

Andrew Still nacque nel 1828 negli Stati Uniti d’America, in Virginia. Il padre fu un pastore metodista e medico.  Per anni segue il padre negli spostamenti nelle diverse missioni mediche e pastorali, inseguito decise di studiare medicina e dopo essere stato apprendista del padre, partecipò alla guerra civile come assistente ospedaliero.

Dopo la guerra civile e alla morte della moglie, di tre dei suoi figli, e di un bambino adottato (a causa della meningite spinale) nel 1864, Still arrivò alla conclusione che le pratiche mediche ortodosse del suo tempo erano spesso inefficaci oltre che dannose, in alcuni casi.

Dedicò i successivi trenta anni della sua vita a studiare il corpo umano e completò un breve corso in medicina presso il nuovo Collegio dei Medici e dei Chirurghi a Kansas City, Missouri.

Nel 1870 il Dr. Still iniziò a criticare la medicina tradizionale e l’abuso dei farmaci, credendo che la medicina potesse offrire di più al malato e sviluppò l’uso del trattamento manipolativo osteopatico a scopo terapeutico.

Il primo trattamento osteopatico:

Un giorno Still vide dinanzi a lui per strada una povera donna circondata dai suoi tre bambini.

Uno di questi, mentre camminava, era sanguinante. Pensando che si trattasse di una dissenteria emorragica, Still si offrì di prendersi cura del bambino.

Lo visitò e sentì la colonna vertebrale contratta e calda, soprattutto nella regione lombare, mentre la parete addominale la percepì molto fredda. Still capì improvvisamente che tale contrattura era in relazione con il cattivo funzionamento intestinale e intuì che se avesse liberato la regione lombare avrebbe certamente migliorato le funzioni intestinali del bambino. Così mise in pratica le prime tecniche osteopatiche e dopo alcuni minuti sentì ridursi la contrazione muscolare e, contemporaneamente, percepì che il corpo del bambino diventava meno caldo, e la parete addominale meno fredda.

Con tali manipolazioni non solo normalizzò il flusso circolatorio, ma consentì al sistema nervoso di garantire nuovamente il suo ruolo d’autodifesa. La salute del bambino migliorò, fino alla completa guarigione.

Era la prima volta che A.T. Still metteva realmente in pratica le sue osservazioni sulla stretta relazione tra struttura vertebrale e disordini funzionali di un organo.

Morì all’età di 89 anni nel 1917 lasciando la pratica osteopatica come eredità.

Negli anni e nel secolo successivo l’osteopatia ha ampliato ancor di più le sue conoscenze ed aiuta milioni di persone, di qualsiasi età, in tutto il mondo.

paura bambino

Paura del buio, dell’estraneo, dei mostri sotto il letto, del fon o della centrifuga. Le paure dei bambini possono essere infinite e a volte anche creative, così come possono essere simili e tipiche per ogni tappa evolutiva.

La paura è un’emozione funzionale alla sopravvivenza in quanto segnala al bambino la presenza di un elemento nell’ambiente che potrebbe minacciare la sua incolumità o quella di chi gli è accanto.

Svolge quindi una funzione autoprotettiva mettendo in moto una serie di processi neurofisiologici finalizzati a preparare il corpo ad agire prontamente in situazioni di pericolo, scappando o nascondendoci.

Il significato delle paure dei bambini va ricercato nella storia individuale di ognuno di loro, tuttavia il processo di crescita prevede il manifestarsi di alcune paure considerate tipiche per l’età e destinate a scomparire con la crescita.

Iniziano a manifestarsi nei periodi in cui i bambini compiono dei salti evolutivi ampliando il loro interesse per l’ambiente e l’esplorazione e quindi la percezione della propria autonomia e indipendenza. Esplorare il nuovo è, in parte, destabilizzante perché espone a ciò che non si conosce e può spaventare.

Essenziale in questi frangenti, è la presenza di un adulto sensibile che possa fungere da supporto per ridurre il livello di attivazione e far sì che lo stato di paura non venga avvertito come pervasivo, troppo intenso o disorganizzante, e regolando con la loro presenza lo stato emotivo del bambino.

Dalla prima infanzia alla preadolescenza: le tappe di sviluppo della Paura

Prima infanzia

Nella prima infanzia le cose che fanno paura sono principalmente la sensazione di perdita del supporto fisico, i rumori forti e improvvisi, l’altezza.

La paura di cadere, una paura innata, è evidente nel movimento dell’afferramento presente nel neonato e noto come riflesso di Moro: quando un neonato viene scoperto o ha un soprassalto, o quando viene improvvisamente allentata la presa, le sue braccia si estendono di scatto lateralmente come a voler afferrare qualunque cosa o una persona vicina (Panizon, 2005).

Il grido di allarme che accompagna il riflesso ha la funzione di richiamare l’attenzione e l’intervento degli adulti presenti.

Questo è il periodo di crescita in cui compare anche la paura dell’estraneo: dall’età di quattro mesi, infatti, molti bambini reagiscono occasionalmente alla presenza di una persona estranea dapprima immobilizzandosi in un atteggiamento guardingo e poi lamentandosi.

Un disagio che cresce nei mesi successivi quando, intorno all’ottavo-nono mese, il sorriso indiscriminato lascia il posto a un sorriso selettivamente destinato solo a coloro che gli sono familiari.

Dalle persone fisiche, la paura dell’ignoto si allarga anche ad oggetti, luoghi sconosciuti e spazi vuoti: a quest’età la capacità di percepire la terza dimensione non si è ancora sviluppata, pertanto gli spazi vuoti vengono vissuti con forte angoscia per via della sensazione di perdita dei riferimenti abituali.

Da uno a cinque anni

Dopo l’anno di età i bambini hanno affinato la loro competenza nella lettura delle espressioni del volto delle persone che li circondano e le utilizzano come affidabile fonte d’informazione sull’ambiente.

Per esempio, nelle situazioni ambigue in cui per il bambino non è chiara la pericolosità della situazione, un’espressione del volto preoccupato, arrabbiato o al contrario incoraggiante e tranquillo, può bloccare o favorire il procedere esplorativo del bambino.

Le informazioni trasmesse attraverso lo sguardo del genitore influenzano la percezione di pericolosità o sicurezza dell’ambiente e aiutano il bambino nella costruzione dei suoi schemi di percezione del mondo che può quindi essere vissuto come pericoloso o al contrario interessante.

Sempre in questo periodo di crescita possono emergere paure legate alla possibilità di farsi male o per le normali azioni abituali di pulizia come fare il bagnetto o lasciarsi pulire all’interno delle orecchie.

Tra i tre e i cinque anni iniziano a presentarsi le paure degli animali, molto spesso a spaventare i bambini sono i cani e le creature immaginarie come mostri, fantasmi e vampiri.

Gli animali possono suscitare allarme per l’estraneità del loro aspetto, ma ciò che spaventa di più il bambino sono i rumori che possono emettere all’improvviso o i movimenti rapidi con cui si avvicinano.

La grande paura del buio, che gli etologi considerano una paura legata al timore di poter essere aggrediti più facilmente, insorge intorno ai tre anni. La ridotta visibilità e la percezione incerta facilita l’attività della fantasia e dell’immaginazione dando vita a scene terrifiche che spaventano il bambino.

Dall’infanzia alla preadolescenza

Durante la scuola primaria le paure continuano a coinvolgere gli animali, estendendosi a quelli più piccoli come insetti e aracnidi, e iniziano a fare paura anche gli eventi naturali come il terremoto, i lampi e i tuoni.

Sempre in questa fascia d’età inizia a comparire la mancanza di senso di sicurezza personale e la paura della morte propria o dei familiari.

Dai nove anni iniziano ad emergere anche preoccupazioni legate alle prestazioni scolastiche e sportive, mentre dai tredici anni in poi l’attenzione si rivolge al mondo esterno ed iniziano ad affiorare paure legate alle interazioni sociali, agli amici e al proprio comportamento riflettendo così il processo maturativo del preadolescente.

Normalmente le paure infantili tendono a sparire velocemente anche se tracce di esse sono riscontrabili nella vita adulta: basti pensare ai timori che spesso accompagnano nuove situazioni o al buio che continua a favorire il timore di essere aggrediti e il senso di vulnerabilità.

In alcune condizioni le paure non spariscono, sembrano eccessive per l’entità del problema e interferiscono significativamente con il funzionamento scolastico e sociale.

Sono questi i momenti in cui il disagio emotivo manifestato attraverso la paura è un segnale da non sottovalutare e richiede l’intervento di un professionista.

Presso il Centro per l’età evolutiva la Trottola, puoi prenotare un primo consulto gratuito con la dott.ssa Elisabetta Boschini, Psicoterapeuta, che saprà aiutarti nel comprendere quando le paure dei bambini sono sane o sono espressione di un disagio più profondo.

Contattaci al 349.4414194 o Scrivici e prenota subito il tuo colloquio.

 

Dott.ssa Elisabetta Boschini

Psicoterapeuta, Esperta in Neuropsicologia.

 

Bibliografia:

Panizon F. (2005), Principi e pratica di pediatria. Monduzzi Editore.

Strepparava M.G.; Iacchia E. (2012), Psicopatologia cognitiva dello sviluppo. Bambini difficili o relazioni difficili? Raffaello Cortina Editore, Milano.

Voce e sport

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per attività fisica si intende “ogni movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che comporti un dispendio energetico incluse le attività effettuate lavorando, giocando, dedicandosi alle faccende domestiche, viaggiando e impegnandosi in attività ricreative”.

Il termine “attività fisica” non deve essere confuso con il termine “esercizio”, che è una sottocategoria dell’attività fisica caratterizzata dal fatto di essere pianificata, strutturata, ripetitiva e volta a migliorare o a mantenere uno o più aspetti della forma fisica.

Sia l’attività fisica di intensità moderata che quella vigorosa apportano benefici alla salute. L’intensità delle diverse forme di attività fisica varia a seconda delle persone.

L’OMS raccomanda:

  • Per i bambini fino ai 18 anni: 60 minuti al giorno di attività fisica moderata
  • Per gli adulti sopra i 18 anni: 150 minuti a settimana di attività fisica moderata

Bisogna però tenere in considerazione come non sia indifferente per la salute della voce praticare o non praticare uno sport, ma anche la tipologia dello sport praticato in funzione delle caratteristiche del singolo.

Alcuni sport nello specifico facilitano un buon utilizzo dell’apparato vocale e respiratorio, altri invece, se eseguiti senza una buona supervisione e senza delle nozioni di fisiologia respiratoria e fonatoria di base, rischiano di affaticarlo.

VOCE E SPORT: laringe come stabilizzatore posturale

Per esercitare una forza con le braccia o con le gambe occorre che il tronco sia il fulcro della leva, questo meccanismo risulta possibile soltanto a polmoni pieni e corde vocali chiuse. In questa condizione le parti mobili, rappresentate dalla testa e dalla mandibola, devono anch’esse essere stabilizzate, affinché non si oppongano allo forza stessa.

Nonostante si pensi alle corde vocali correlate sempre al fenomeno della voce, esse, aiutate dalle false corde e dai muscoli del cingolo scapolo-omerale e dalle leve mandibolari, svolgono un’importante funzione di stabilizzazione del tronco.

Se infatti vogliamo spostare un mobile, sollevare un peso, spingere o tirare un pacco pesante, la laringe si chiude dopo un’inspirazione profonda rimanendo serrata per tutto il tempo nel quale l’attività viene svolta.

Questa azione di chiusura delle corde vocali è del tutto spontanea e anche assolutamente utile ma per mantenerla nel tempo viene richiesto un grande dispendio di energia per il sistema muscolare deputato il quale deve mantenere le corde vocali a contatto forzato, le quali in condizione di riposo sarebbero aperte.

VOCE E SPORT: rischi da palestra

Chi frequenta abitualmente le palestre ha sicuramente eseguito almeno una volta esercizi che comportino un processo di stabilizzazione laringea  in sinergia con la muscolatura posturale: ad esempio l’utilizzo di pesi, manubri ed elastici, le flessioni del tronco o degli arti, il rinforzo addominale ecc.

Tuttavia anche gli sport più dinamici richiedono una stabilizzazione posturale con conseguente chiusura delle corde vocali. Ad esempio tutti quegli sport che prevedono lanci in movimento e quelli che prevedono l’utilizzo di colpi a mano nuda o con un’arma.

Praticare a lungo e ad altissime intensità queste attività, se non correttamente accompagnate da una buona consapevolezza respiratoria e propriocettiva-muscolare, equivale a sovraccaricare la muscolatura di chiusura delle corde vocali con il rischio di incorrere nella perdita di forza di alcuni muscoli laringei, affaticamento vocale cronico fino a sviluppare un vero e proprio problema di voce.

Tuttavia anche attività a basso impatto possono affaticare la laringe: ad esempio mantenere una posizione antigravitaria a lungo, come avviene per certi posizioni dello yoga, può necessitare di una chiusura forzata delle corde vocali, lo stesso meccanismo si può osservare in esercizi di sollevamento del corpo con l’utilizzo della sbarra.

VOCE E SPORT: prevenzione di patologie vocali

Come ha dichiarato l’OMS, l’attività fisica è fortemente raccomandata per il raggiungimento del benessere psico-fisico della persona, allo stesso tempo è necessario occuparsi anche del proprio benessere vocale, nello specifico essere consapevoli dei rischi nei quali possiamo incorrere a causa di una non adeguata informazione in merito alla fisiologia delle corde vocali.

Ecco alcuni piccoli consigli per acquisire una maggior consapevolezza circa il benessere della propria voce:

  1. Mantenere un adeguato livello di idratazione globale anche durante l’attività fisica aiuta a mantenere ben idratate nello specifico le corde vocali ed è un ottimo adiuvante in caso di infiammazione locale.
  2. Evitare di emettere vocalizzi e urli durante l’esecuzione di attività fisica in quanto le corde vocali potrebbero avvicinarsi in modo brusco ripetutamente con il rischio di sviluppare patologie organiche.
  3. Essere consapevoli della propria respirazione durante l’attività fisica aiuta a ridurre le frequenti apnee che aiutano ad aumentare l’intensità dell’esercizio ma che d’altra parte prevedono una chiusura brusca delle corde vocali con conseguente insulto delle stesse.
  4. Monitorare nel tempo la propria voce e rivolgersi subito ad uno specialista in caso di: sensazione di nodo in gola, frequente bisogno di schiarirsi la gola, percezione di debolezza della voce, aumentata tensione a livello dei muscoli del collo e delle spalle, voce che cambia durante il tempo.

Un’ottima attività  a basso impatto sulle corde vocali è il nuoto grazie alla stimolazione costante di una respirazione di tipo diaframmatico. Anche la camminata veloce e la bicicletta con sforzo costante e controllato favoriscono una buona coordinazione tra respirazione e laringe.

Se sei interessato all’argomento e vuoi saperne di più oppure se vuoi richiedere un primo appuntamento per i tuoi problemi di voce, scrivi una mail a centrolatrottola@gmail.com oppure contattaci al numero 331 221 2505 e chiedi un appuntamento con la Dott.ssa Nicole Baresi, logopedista esperta in problemi di voce.