Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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sos disfonia

Viene definito “professionista vocale” ogni lavoratore che utilizza come strumento di lavoro principale la propria voce: all’interno di questa grande categoria trovano posto dunque insegnanti, centralinisti, logopedisti e tutti quei professionisti che svolgono un lavoro prettamente di tipo vocale.

La voce in questi specifici casi è uno strumento fondamentale di lavoro, senza la quale il lavoro stesso non potrebbe essere svolto. Basti pensare ad un insegnante che manifesti una completa assenza di voce: sarà pressoché impossibile che lo stesso possa sostenere un’intera giornata lavorativa adempiendo a interrogazioni, spiegazioni e colloqui di vario genere.

SOS disfonia: l’insegnante, una professione a rischio

L’insegnante è definito quindi professionista vocale «colui che, al di là delle necessità comunicative del quotidiano, non potrebbe continuare a svolgere il suo lavoro senza l’uso della voce, poiché da questo trae il sostentamento».

La professione dell’insegnante è una professione a rischio in quanto «gli insegnanti hanno la più alta incidenza di disturbi vocali tra le professioni e rappresentano le figure lavorative a rischio più elevato di patologie vocali». (Vilkman E., 2000)

Si stima che il 30% degli insegnanti soffra di disturbi cronici delle corde vocali, il 50% lamenti disturbi occasionali ed il 20% non presenti alterazioni od affaticamento delle corde vocali. (U.O.ORL – Policlinico Milano, 2012).

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Johns Hopkins School of Medicine” i professori hanno le stesse probabilità di subire danni alle corde vocali dei cantanti; questo rilevante dato ci fa comprendere meglio quanto sia incidente il carico vocale giornaliero sostenuto da un insegnante.

SOS disfonia: cause e conseguenze di un cattivo uso della voce nell’insegnante

Gli insegnanti, a differenza dei cantanti, devono  impostare la voce in modo da interagire con gli alunni, coinvolgerli e farli partecipare attivamente ma ordinatamente, senza generare confusione poiché lo sforzo vocale sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà il volume del rumore di fondo.

Le cause di un abuso o uso scorretto della voce sono infatti correlate al rumore di fondo (brusio degli allievi, impianti di climatizzazione ecc.), alla scarsa acustica dell’aula e ai rumori esterni (traffico veicolare, altre attività interne alla scuola).

Entrano in gioco anche i fattori di predisposizione individuale come: uso errato della voce e del respiro, scarsa idratazione, tabagismo, malattia da reflusso gastro esofageo ecc.

Le conseguenze che derivano da un cattivo uso della voce possono sfociare in ripercussioni emotive e motivazionali ma anche finanziare ed economiche: un insegnante senza voce non può svolgere il suo lavoro ed è obbligato a rimanere a casa in malattia.

Uno studio del 1997 di Smith et al. rileva come il problema di voce dell’insegnante abbia effetti sul gruppo classe con netta riduzione dell’intelligibilità del discorso, ripercussioni sul funzionamento cognitivo  ed attentivo degli studenti con compromissione dell’apprendimento stesso. 

Alla luce delle informazioni sopra descritte è quindi appurato come la buona salute vocale sia assolutamente fondamentale per un professionista vocale come l’insegnante.

Ecco quindi qualche informazione su come prevenire e gestire i problemi di voce per un insegnante.

SOS disfonia: aree di intervento e prevenzione dei disturbi di voce

Prima ancora che si sviluppi una vera e propria patologia da malmenage o surmenage vocale è bene che ogni professionista sia inserito in specifici programmi di prevenzione per i problemi di voce.

Il primo passo per una prevenzione efficace è il riconoscimento dei sintomi di affaticamento vocale:

  • Raucedine, abbassamento della voce.
  • Bruciore, sensazione di corpo estraneo in gola.
  • Tosse secca e stizzosa.
  • Necessità di schiarire spesso la voce.
  • Tensione e dolore al collo ed alle spalle.

Individuare e riconoscere i sintomi in modo tempestivo è fondamentale per un intervento immediato ed efficace.

Attuare un adattamento del contesto lavorativo alle richieste di salute vocale dell’insegnante è utile per garantire una buona salute della voce: diminuire il rumore di fondo, porre attenzione al microclima degli ambienti chiusi che tende a essere molto secco, scoraggiare atteggiamenti posturali scorretti durante la fonazione che inducono uno squilibrio che può essere dannoso nel lungo termine.

I professionisti della voce, possono andare incontro ad invalidanti difficoltà vocali quali disfonia e   alterazioni del timbro vocale più o meno gravi, che possono sfociare in lesioni organiche alla corda vocale (noduli, polipi ecc.).

L’insegnante inconsciamente, tende a sforzare la voce e tale sforzo si traduce inizialmente in un accrescimento di efficacia, ma al prezzo di uno sforzo smisurato che sfocia in una progressiva diminuzione di rendimento.

Essendo i problemi vocali dell’insegnante riconosciuti come malattia professionale vera e propria è consigliabile intraprendere un percorso di prevenzione con un logopedista, in caso di presenza dei sintomi sopra elencati.                                                                  

In uno studio di riabilitazione logopedica di durata bimensile, gli insegnanti hanno beneficiato al termine di un percorso di auto-percezione dei sintomi e sulla consapevolezza della patologia e dei fattori di rischio, di una diminuzione di circa il 30% dei sintomi.

Le figure professionali di riferimento sono il foniatra ed il logopedista; sarebbe quindi opportuno, , prevedere corsi di informazione-formazione per gli insegnanti al fine di ridurre i rischi di lesioni alle corde vocali e stabilire un clima positivo di comunicazione con gli alunni.

Presso il nostro centro la logopedista, Dott.ssa Nicole Baresi, si occupa di prevenzione, valutazione e trattamento dei problemi di voce nei professionisti vocali. Se sei un insegnante o un professionista vocale e hai dei dubbi circa la salute della tua voce o vuoi intraprendere un percorso specifico per i problemi di voce, puoi richiedere un primo colloquio contattando il numero 331 221 2505 oppure inviando una mail a centrolatrottola@gmail.com.

Scribere in latino significa graffiare, incidere. 

Ogni volta che scriviamo o disegniamo qualcosa a mano libera produciamo un solco. Attraverso la traccia grafica proiettiamo su carta la nostra parte più intima, che ci contraddistingue come individui unici e non ripetibili

L’intento di oggi è quello d’inaugurare una nuova rubrica di approfondimento interamente dedicata al disegno e ai suoi molteplici significati. Per prima cosa capiremo insieme a cosa serve disegnare e quali funzioni assolve. 

Sogni, scarabocchi e disegni: quale analogia? 

L’interesse scientifico per il disegno è molto recente e deve il suo impulso all’influenza degli studi di Freud e Jung sull’inconscio e all’attenzione degli psicologi nei riguardi del ricco mondo interiore dei bambini, non più considerati alla stregua di adulti imperfetti ma come individui in evoluzione. Il disegno è stato spesso accostato alla dimensione onirica in quanto rielaborazione inconscia di esperienze reali e proiezione simbolica del vissuto di chi disegna. 

Secondo l’interpretazione psicanalitica il contenuto di sogni, disegni e scarabocchi rimanda inevitabilmente al significato latente in essi custodito; ma rispetto al sogno la traccia grafica non svanisce,  non si altera ed è tangibile, rendendo più agevole la sua analisi. 

Poiché il disegno ha carattere formativo ed informativo, è necessario adottare il massimo rispetto nei confronti della libera espressione del bambino, a cui va fornito il materiale più idoneo a seconda di ciò che desidera fare, stando sempre ben attenti a non condizionarlo, criticarlo o inibirlo. Nell’ambito del percorso di sviluppo e maturazione il disegno costituisce un importante strumento di crescita ed è anche un formidabile mezzo per comunicare le proprie conquiste e le difficoltà incontrate. 

L’attività grafico-pittorica consente al bambino di interagire con il mondo che lo circonda.  

Dobbiamo immaginarci la matita o il pennarello come una sorta di lente attraverso la quale il piccolo esploratore accumula esperienze, scoperte e traguardi. Attraverso il disegno il bambino prende confidenza con lo spazio grafico, adottando su carta i medesimi comportamenti che applica nei confronti dell’ambiente circostante

Disegnare consente di specializzare la motricità fine, di sentirsi via via più autonomi e competenti; favorisce la capacità di manipolazione e la scoperta di materiali sempre diversi, invita all’acquisizione di differenti tecniche espressive e permette il trasferimento su carta delle proprie emozioni, sia positive che negative. 

Quante volte anche noi adulti troviamo liberatorio scarabocchiare sul blocco degli appunti senza nemmeno renderci conto di ciò che stiamo facendo? Ovviamente lo scarabocchio assume un significato ben diverso, se a tracciarlo è un bambino.  

Con il termine scarabocchio non intendiamo riferirci a qualche cosa di negativo, bensì a un disegno non ancora strutturato, prodotto tipico dei primi anni di sperimentazione infantile.

Come buona norma, se vogliamo utilizzare il disegno come strumento di verifica e monitoraggio della crescita del bambino, è necessario conoscere le tappe di sviluppo della produzione grafica infantile e le varie modalità di proiezione su carta, argomento di cui ci occuperemo nel dettaglio con il prossimo articolo. 

a cosa serve disegnare bambini

Ad esempio, per analizzare lo scarabocchio di una persona adulta, gli elementi formali che occorre valutare sono il senso di orientamento del foglio (utilizzo verticale o orizzontale), le modalità di riempimento dello spazio grafico (ampio, limitato, settoriale), la curvilineità o angolosità del tratto, la continuità e la qualità dei collegamenti, la pressione su carta, la direzione del gesto e l’associazione simbolica del colore, quando presente.

Per ognuno di questi elementi esiste certamente un’attribuzione di significato psicologico che, tuttavia, non può essere applicato in modo meccanico, dal momento che tanto il disegno quanto la persona vanno sempre considerati nel loro insieme. 

Ad ogni modo, come già accennato in premessa, il disegno assolve differenti funzioni: narrativa, riproduttiva, espressiva e proiettiva. Scopriamole insieme. 

Le prime due sono più legate allo sviluppo cognitivo e si riferiscono all’esperienza diretta del bambino, mentre le altre possono valere anche per l’adulto. 

Secondo Piaget, Luquet ed Harris, gli studiosi che si sono interessati al disegno come indicatore dello sviluppo cognitivo del bambino, l’evoluzione delle capacità grafiche del piccolo artista sarebbe legata al realismo e avverrebbe per stadi, che si susseguono in modo rigido e sequenziale.

A questa corrente di pensiero appartiene la Goodenough, creatrice del Test della figura umana, secondo cui ad ogni particolare presente viene assegnato un punto. Sommando i punti e confrontandoli con i parametri di riferimento contenuti in una tabella, si ottiene l’età mentale del bambino. 

Attraverso la funzione narrativa il bambino rivela quali sono i maggiori centri d’interesse del momento: gusti, preoccupazioni, preferenze, paure e antipatie.  

La funzione riproduttiva mette in evidenza la capacità di osservare e di “ricopiare” il mondo circostante. Attraverso la funzione espressiva aspetti formali quali la conduzione del gesto, il modo di occupare lo spazio bianco, la scelta di forme e colori esprimono gli stati emotivi provati di volta in volta dal giovane artista.  

L’ultima funzione è quella proiettiva e consente di risalire alla visione del mondo e alle caratteristiche di personalità del fanciullo o dell’adulto attraverso l’analisi dello stile generale di raffigurazione. 

A differenza delle teorie sopra citate, che vedevano la persona considerando primariamente l’aspetto razionale / intellettivo e la capacità di adattarsi all’ambiente, la teoria psicanalitica vede invece l’individuo come affettivo e relazionale, guidato nel suo agire e nel suo crescere da passioni interne e da esigenze esterne.

Per questa ragione il test della Goodenough rivelerebbe la capacità percettiva e descrittiva del bambino, ma non l’intelligenza considerata nella sua complessità. 

Nel prossimo appuntamento parleremo delle diverse tappe evolutive legate alla produzione grafica del bambino e dell’importanza dell’utilizzo del colore, passando attraverso la teoria del simbolismo spaziale di Pulver e il test dei colori di Max Lüscher. 

Sapevi che presso il nostro Centro per l’Età Evolutiva è attivo lo sportello PARLAMI CON UN DISEGNO? Un servizio nato dalla preziosa collaborazione tra Educatore al gesto grafico e Psicologo dello sviluppo.  

Cosa mi sta dicendo mio figlio? Quali sono le emozioni più critiche, i desideri sommersi e le paure nascoste? Il linguaggio simbolico racchiuso nei disegni, negli scarabocchi e nell’uso del colore è uno strumento d’indagine davvero prezioso. Contattaci per saperne di più. 

Marianna Ravazzini, Educatore al gesto grafico, esperta in grafia dell’età evolutiva 

il gioco nel bambino

Attraverso il gioco e la sua ripetitività
il bambino può esercitare controllo e conoscenza della realtà.

Anche questa settimana il nostro blog prosegue con gli appuntamenti dedicati allo sviluppo motorio e cognitivo-linguistico del bambino e ai giochi utili per stimolare adeguatamente ognuna di queste tappe di sviluppo.

L’articolo di oggi è dedicato al gioco nella fascia d’età dai 3 ai 5 anni e fa seguito al pezzo della scorsa settimana: “I fatidici 3-5 anni! Lo sviluppo psicomotorio nell’inserimento all’asilo”.

Dai 3 ai 4 anni

In questa fascia d’età il bambino inizia a comprendere frasi più complesse e reversibili e, sul versante produttivo, ad utilizzare adeguatamente articoli, preposizioni articolate ed a imparare brevi poesie o filastrocche.

In questa fase di crescita iniziano inoltre a comparire i primi giochi di socializzazione: il bambino mostra interesse a giocare con gli altri, si sviluppa il pensiero magico e l’imitazione del comportamento altrui.

In questa fascia d’età i giochi e attività consigliate sono:

  • Creare delle sequenze con forme e colori diversi per migliorare l’attenzione (es. confezionare collane: prima perlina rossa, poi gialla, poi verde e si ricomincia mantenendo la sequenza prestabilita);
  • Insegnare piccole canzoni/filastrocche: stimolano nel bambino l’aspetto fonologico (rime, assonanze), la sequenzialità e la memoria verbale a breve termine;
  • Tombola e gioco dell’oca: utili per arricchire il lessico e favorire la categorizzazione semantica;
  • Tactil: figure cartonate che attirano l’attenzione del bambino e ne stimolano la fantasia.
  • Casa giocattolo, set della Playmobil o dei Lego duplo: utili per creare piccole routines quotidiane che il bambino deve ricreare (es. la mamma cucina il pollo). Questi giochi ampliano la struttura frasale (es. e dopo averlo cucinato a chi lo diamo? Alla mamma o al papà?) e aiutano ad interiorizzare gli schemi comportamentali che più frequentemente mettono in atto.
  • Primi giochi in scatola: importanti per stimolare l’attesa, il rispetto del turno e la tolleranza alla frustrazione. Si basano su regole semplici e chiare come per esempio il Primo Frutteto HABA, nel quale i giocatori devono cooperare tra loro per impedire al corvo di mangiare i frutti dagli alberi, oppure i giochi della ORCHARD TOYS Where’s my cupcake e Tummy Ache, nei quali i bambini devono raccogliere più cupcake possibili o completare per primi il loro pranzo cercando di non pescare le pietanze con vermi e insetti;

Giochi di socializzazione: importanti per stimolare un variegato vissuto relazionale coinvolgendo il bambino anche a livello cognitivo e motorio. Alcuni esempi:

  • –  Strega comanda color : una “strega” comanda un colore e tutti devono toccare un oggetto nella stanza di quel colore prima di essere catturati dalla strega,
  • –  Fai la mossa!: in un piccolo gruppo e con sottofondo musicale, a turno i bambini devono inventare un passo di danza che gli altri devono imitare e memorizzare, a quel punto il bambino coreografo tocca sulla spalla uno dei compagni per nominarlo prossimo coreografo e di nuovo si riprende a ballare,
  • –  Mostrone a più mani : gioco per un gruppetto di 4 bambini nel quale ognuno inizia a disegnare una testa (persona, animale o di fantasia) e successivamente piega il foglio in orizzontale in modo da nasconderla. Il foglio così piegato verrà passato al suo compagno che disegnerà un corpo, che a sua volta verrò nascosto e passato al compagno accanto. Si procede in questo modo con tutte le restanti parti del corpo, terminando con i piedi. All’ultimo giro, verranno aperti tutti i disegni per scoprire i 4 mostri a sorpresa disegnati a 8 mani!

giochiamo assieme

Dai 4 ai 5 anni

Il bambino, in questa fascia d’età, inizia a comprendere ed utilizzare frasi sempre più ampie, complesse, e ad arricchire il suo lessico.

E’ il periodo in cui il gioco diventa espressione delle proprie dinamiche interne, i giochi maggiormente prediletti sono quelli delle bambole, del dottore e il nascondino.

Nel gioco simbolico, ovvero il “far finta di”, viene manifestata la volontà del bambino di rielaborare cognitivamente le proprie esperienze e le proprie emozioni, sperimentando e conoscendo sé stesso.

Giochi e attività consigliate:

  • Giocare con immagini di sequenze temporali, anche tramite foto della famiglia, per stimolare le abilità narrative (es. mamma prepara l’impasto dei biscotti, lo stende, utilizza le formine, le inforna, ecc.);
  • Fare sequenze e giochi di classificazione più complessi, come quelli spiegati precedentemente;
  • Inventare piccole storie partendo da immagini o da disegni del bambino per raccontare cosa si è fatto, cosa si farà…;
  • Memory per stimolare la memoria, l’ampliamento dei tempi attentivi e l’attenzione visiva;
  • Gioco dell’oca con regole più complesse e accattivanti come i giochi ORCHARD TOYS Run run as fast as you can, nel quale il bambino, impersonando un omino di pan di zenzero, deve mettersi in salvo, fuggendo dal cavallo e dal pasticcere che vorrebbero mangiarlo;
  • Sto pensando ad un animale… gioco divertente per i lunghi viaggi in macchina o per una serata in famiglia, stimolando le abilità lessicali-semantiche e logiche: un giocatore si immagina un animale e gli altri devono indovinarlo ponendo esclusivamente domande chiuse (es. vive nella foresta?, vola?, è pericoloso?, ecc.), il primo che lo indovinerà vincerà il turno e potrà a sua volta pensare ad un ulteriore animale;
  • Sto pensando a…. gioco simile al precedente e che stimola le stesse abilità: ogni giocatore, a turno, dice un luogo (al circo, alla cucina, alla fattoria, ecc.) e  ogni giocatore deve dire un oggetto/animale correlato a quel luogo… (es. al circo: elefante, pagliaccio, foca; in cucina: pentole, bicchieri, tavolo, ecc). Questa attività si può svolgere anche di fronte a un foglio bianco e ogni giocatore può rappresentare graficamente gli elementi semanticamente collegati all’ambiente scelto;
  • Questo e quello: serie di quattro giochi nei quali il bambino deve terminare i pezzi di puzzle a sua disposizione seguendo uno dei due indizi semantici forniti dal gioco (es. nel set ANIMALI si possono unire in base al colore e in base al movimento dell’animale, nel set OGGETTI si possono unire per il tipo di materiale e per la stanza della casa dove si possono trovare, ecc.);

Giochi di socializzazione: assumono la stessa importanza che hanno nella fascia precedente, ma possono essere portati su un livello di gioco più simbolico.  Alcuni esempi:

  • –  “le case degli animali”: identifichiamo nella stanza delle zone (con cerchi o oggetti di riferimento) che saranno le case dei nostri animali, il gioco consiste nel chiamare e far uscire un animale diverso. Un adulto o un bambino incaricato deve dire: “escano gli scoiattoli (o gli uccelli, o i topi) dagli alberi” , a quel punto tutti gli scoiattoli dovranno uscire e imitare l’animale prescelto per poi rientrare in casa e aspettare il loro prossimo turno,
  • – “le magiche scatoline”: si sceglie per iniziare una fatina o un maghetto che renderanno magici tutti gli altri bambini trasformandoli in tante scatoline raggomitolate per terra dalle quali, con una loro magia, potranno uscire animali, personaggi fantastici, oggetti, cartoni animati.. al comando del maghetto o della fatina le scatoline si richiudono all’istante e alla magia successiva chissà cos’altro uscirà dalle magiche scatoline.

E dopo i 5 anni? Nei prossimi articoli affronteremo lo sviluppo del bambino dai 5 ai 7 anni e le attività ludiche consigliate con particolare attenzione ai prerequisiti scolastici!

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Dott.ssa Alice Bellini, Logopedista, Master in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva
Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Terapista DIR Floortime, Insegnante Certificato A.I.M.I., IBFF® Official Instructor