Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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bimbo scrive

Continuiamo  il viaggio alla scoperta dello sviluppo del bambino dagli 0 ai 5 anni e dei giochi ed attività più adatti per stimolarne lo sviluppo linguistico e motorio. Oggi affronteremo il tema dello sviluppo dei prerequisiti nell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia.

Durante l’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia il bambino inizia infatti a sviluppare diverse abilità che gli saranno indispensabili, nella Scuola Primaria, per l’apprendimento della letto-scrittura e delle abilità aritmetiche.

Prerequisiti: quali sono?

Innanzitutto definiamo prerequisito una “qualsiasi attività, condizione o conoscenza minima di base che si ritiene indispensabile, ma non sufficiente, per aspirare a un obiettivo”.

Per essere più chiari, potremmo definirli come le fondamenta sulle quali il bambino potrà poi edificare e strutturare tutti i suoi futuri apprendimenti.

Quali sono questi prerequisiti? I prerequisiti sono vari e complessi e, ovviamente, sarebbe impossibile trattarli tutti in maniera approfondita. Abbiamo quindi deciso di soffermarci sui principali:

  • Competenze metafonologiche;
  • Abilità logico-matematiche;
  • Abilità narrative;
  • Discriminazione uditiva-visiva;
  • Abilità grafo-motorie.

Competenze metafonologiche

L’insieme delle capacità di percepire e riconoscere per via uditiva i fonemi (suoni) che compongono le parole, operando con gli stessi adeguate trasformazioni. In poche parole sono le competenze che permettono al bambino di riflettere sulle parole indipendentemente dal loro significato.

Quest’ultime sono state ampiamente descritte e illustrate in un articolo precedentemente pubblicato, del quale consigliamo la lettura.

Abilità logico-matematiche

Le competenze logico-matematiche son alla base dello sviluppo delle future abilità aritmetiche e racchiudono in loro diverse abilità:

Conoscenza della filastrocca dei numeri: capacità di contare fino a venti, con particolare attenzione ai numeri -DICI (unDICI, doDICI, treDICI, ecc.).

Come stimolarla?

  • filastrocche e canzoni le quali, mediante rime ed assonanze, sostengono e facilitano la memorizzazione della sequenza numerica (es. 1 è il sole che splende di giorno, 2 sono gli occhi che guardano intorno, 3 sono i Magi che vanno, che vanno, 4 stagioni formano un anno…);
  • attività quotidiane: alcune attività si prestano particolarmente al conteggio, si potrebbe ad esempio prendere l’abitudine di contare ad alta voce i gradini per entrare in casa o gli ultimi 20 passi prima di arrivare alla Scuola dell’infanzia.

Associazione tra numero/ nome del numero e quantità corrispondente: capacità di leggere i numeri arabici (es. 1,2,3) e di associarli ad una quantità (es. 1 *, 2-> **)

Come stimolarla?

  • memory tra numeri e quantità: acquistabili (es. Il dinosauro dei numeri, Haba) o facilmente ricreabili a casa con fogli, colori e fantasia;
  • giochi fai-da-te: sbizzarrite la fantasia e divertitevi a creare tante ambientazioni differenti nelle quali il bambino dovrà associare al numero arabico varie quantità (es. coni di gelato da colmare con palline di didò, bocce da riempire con pesci di pasta, cupcake da abbellire con impronte di tempera, ecc.).

Conteggio: dopo aver imparato la serie di numeri il bambino inizia ad utilizzarla nel conteggio, inizialmente indicando ogni elemento e, in un secondo momento, utilizzando solo lo sguardo. E’ indispensabile che il bambino comprenda che l’ultimo numero pronunciato rappresenti la quantità di quell’insieme.

Come stimolarla?

  • giochi fai da te: anche per queste abilità l’idea più semplice è di partire dagli interessi del bambino per creare attività interessanti (es. contare le macchinine nel garage, le scarpe delle barbie, le figurine della raccolta). L’importante è chiedere sempre, alla fine del conteggio, quanti elementi abbiamo contato (es. uno, due, tre, QUATTRO… bene, quindi quanti sono? Quattro);
  • attività quotidiane: inserire il conteggio all’interno di attività quotidiane, coinvolgendo i nostri bambini nei vari momenti della vita quotidiana.  Potremmo ad esempio coinvolgermi durante la spesa (metti nel sacchetto 4 limoni, prendi 6 panini di quel tipo), oppure quando stiamo cucinando insieme (sgusciare 12 noci, spremere 3 arance).

Capacità di mettere in sequenza ordinata elementi di diversa dimensione (es. dal più piccolo al più grande) e capacità di confrontare insiemi con numerosità diversa.

Come stimolarla?

  • attività e giochi presenti in molti libri per bambini (es. settimanale della Pimpa) nei quali viene richiesto di scegliere l’insieme con più elementi.

In linea generale inoltre molti giochi da tavolo, quali il domino, Forza 4 o il gioco dell’oca, stimolano le abilità aritmetiche e logiche nella loro globalità.

Abilità narrative

Un’altra abilità importante per i futuri apprendimenti, soprattutto per quanto concerne la comprensione e stesura di futuri brani, è quella narrativa, ovvero l’abilità di raccontare storie ed eventi personali. Questa abilità inizia a svilupparsi già intorno ai 3 anni, quando il bimbo inizia a raccontare brevi script autobiografici, e continua ad evolversi e ed arricchirsi durante il corso della vita.

Come stimolarla?

  • leggere libri, raccontare storie: ormai l’avrete compreso, leggere al bambino stimola innumerevoli abilità e competenze, anche quelle narrative. Anche raccontare storie sempre diverse, magari lasciando anche al bambino la possibilità di ampliarle e modificarle, stimola le abilità narrative e l’immaginazione;
  • dadi racconta-storie: presenti da Tiger o della marca Storycubes, permettono di raccontare storie sempre differenti e originali. Ogni set è composto da differenti dadi, sulle cui facciate sono raffigurati diversi simboli… basta lanciarli per dare inizio al divertimento, raccontando storie che contengano i personaggi/oggetti magici rappresentati dai dadi. Ovviamente si può anche proporre la versione fai-da-te, dipingendo sassi, conchiglie o carte con i disegni vostri e del vostro bambino;
    raccontare storie in sequenza: scaricabili facilmente su Pinterest o con foto reali della vostra famiglia, vanno inizialmente messe in ordine e in un secondo momento raccontate (es. io e la mamma che facciamo i biscotti: prima prepariamo l’impasto, poi lo stendiamo, facciamo le formine, le inforniamo e infine le mangiamo).

 lettura

Discriminazione uditiva e visiva

DISCRIMINAZIONE VISIVA – Permette di confrontare immagini simili e di coglierne le caratteristiche più importanti e permetterà, all’ingresso scolastico, di riconoscere un grafema (es. p, t, ecc.) dagli altri segni grafici.

Possiamo quindi considerare la discriminazione visiva come la capacità di analisi visiva attivata in un momento di confronto che, nel caso degli apprendimenti, avviene tra due segni grafici.

Come stimolarla?

  •  trova le differenze: trovare le differenze rispetto alla dimensione, al colore e alla forma, tra due o più immagini;
  •  caccia al particolare: con immagini, disegni o foto, cercare una serie di piccoli elementi (per esempio, i libri di Richard Scarry, pieni di personaggi, situazioni e dettagli);
  • gioco Dobble o Dobble Kids: gioco sempre molto apprezzato e da tenere sempre in borsa, stimola l’attenzione visiva e la denominazione veloce. In ogni confezione vi sono 55 carte con 8 simboli differenti: bisogna individuare velocemente l’unico simbolo uguale tra due carte, battendo in velocità gli altri giocatori.

DISCRIMINAZIONE UDITIVA – Permette di riconoscere le caratteristiche fonetiche di un messaggio per poterlo ricordare e riprodurre, importante per i futuri apprendimenti poiché molti fonemi sono simili a livello uditivo (es. p/b).

Come stimolarla?

  • giochi di attenzione uditiva: attività finalizzate all’identificazione di ritmi più o meno veloci, suoni più o meno forti mediante strumenti musicali (es. se senti questo suono salta, se invece senti l’altro striscia/ se senti il suono forte corri, se è debole cammina, ecc.) o suoni vocalici (es. versi degli animali). L’importante è che il bambino impari a stare sempre più attento agli stimoli uditivi;
  • memory uditivo: facilmente riproducibile a casa con i “gusci gialli” degli ovetti Kinder: prendetene una decina e riempitene con diversi materiali, facendo in modo che ce ne siano sempre due uguali (es. foglie secche, riso, sassi, farina, ecc.) e poi sigillateli con dello scotch. Potete ora iniziare a giocare a memory: ogni giocatore prende due ovetti e ne ascolta il rumore prodotto, se sono uguali li vince, se sono diversi li ripone e tocca all’altro giocatore.

Abilità grafo-motorie

Fanno riferimento all’acquisizione della corretta impugnatura per poter effettuare i gesti grafici nella modalità più fluida e funzionale. Si tratta di abilità di coordinazione manuale fino-motoria che vanno ad integrarsi con le abilità visive e con la capacità di uso sinergico di entrambe le mani nel corretto posizionamento del foglio.

Come stimolarle?

  • attività quotidiane: nella quotidianità della giornata ci sono moltissimi momenti in cui poterci allenare nell’utilizzo delle nostre mani e della loro integrazione col sistema visivo. Possiamo stimolare l’autonomia fin da piccoli nel vestirsi, svestirsi e nell’allacciarsi le stringhe delle scarpe, oppure tutte quelle situazioni di manipolazioni in libera sperimentazione come ad esempio preparare l’impasto dei biscotti o della torta, la manipolazione di acqua, carta, foglie, schiuma, terra, etc;
    giochi ed attività: possiamo facilmente trovare molti giochi che permettano un’allenamento delle abilità grafo-motorie. Con i bambini molto piccoli si possono utilizzare dei giochi morbidi, colorati e ricchi di sporgenze in modo che possano essere afferrati con diversi adattamenti della posizione delle mani. Crescendo si possono proporre giochi ad incastro, puzzle, strumenti musicali che richiedano l’integrazione delle dita per essere suonati, ma anche giochi di coordinazione occhio-mano come creare le proprie collane infilando ed allacciando, labirinti e percorsi da ricalcare su differenti superfici.

E voi con i vostri bambini avete mai provato a svolgere qualcuna di queste attività o ne avete altre belle che volete proporci? Per qualsiasi quesito non esitate a contattarci!

Dott.ssa Alice Bellini, Logopedista. Master in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva
Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Terapista DIR Floortime, Insegnante Certificato A.I.M.I., IBFF® Official Instructor

parent training

Molto spesso, a seguito di una diagnosi di Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività, i genitori vengono invitati dagli specialisti a seguire un percorso finalizzato al potenziamento delle loro abilità genitoriali e a fornire strategie per la gestione dei comportamenti problematici dei figli.

ADHD: disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività

Perché per un disturbo del comportamento è necessario un percorso formativo specifico per i genitori o i familiari che si occupano del bambino?

Immaginate di tornare a casa dopo una giornata di lavoro impegnativa, vostro figlio deve ancora svolgere i compiti, farsi la doccia e la stanza è in disordine. Da solo non è riuscito a fare nulla, sarà necessario sedervi accanto a lui e insieme iniziare a leggere ed eseguire i primi problemi di matematica.

L’argomento è nuovo, difficile e richiede molto sforzo cognitivo. Vostro figlio inizia a percepire un senso di frustrazione che per le sue difficoltà non riesce a gestire, si sente incapace, non riesce a lavorare, si arrabbia e inizia a lanciare il quaderno, le penne e tutto ciò che trova accanto a lui.

Fare i compiti diventa impossibile: vi arrabbiate, lo sgridate o lo mettete in punizione. Il resto dei familiari interviene nel tentativo di placare la situazione con molto sconcerto e quesiti sul perché di queste reazioni. Il rapporto si altera, pensate che vostro figlio lo faccia apposta, che sia un lazzarone e non abbia voglia di impegnarsi.

Il senso di incompetenza e frustrazione pervade il genitore che percepisce un fallimento nelle sue capacità genitoriali, e il figlio, la cui immagine di sé e percezione di autoefficacia diminuiscono, formando un circolo vizioso che porta a investire sempre di meno nello studio e nelle attività che richiedono sforzo cognitivo.

Un genitore o un familiare sprovvisto di strumenti come la conoscenza del disturbo, dei suoi sintomi e delle giuste strategie per affrontare i momenti di crisi, si espone a costanti vissuti di rabbia, senso di incompetenza e frustrazione che alterano il rapporto con il figlio e il benessere quotidiano di tutta la famiglia.

La nascita e lo sviluppo dei programmi di Parent Training

L’intervento nell’ADHD spesso risulta complesso da pianificare a causa della diversità degli elementi che entrano in gioco: aspetti emotivo-relazionali, difficoltà nel rapporto genitore-bambino, difficoltà scolastiche.

La manifestazione del disturbo nei diversi contesti di vita richiede un intervento che non si basi esclusivamente sulle caratteristiche dell’ADHD come attenzione, impulsività o iperattività, ma che coinvolga tutti i contesti di vita del bambino come scuola e famiglia.

La nascita dei programmi di Parent Training risale alla seconda metà del XX secolo quando si sviluppa una sempre maggiore consapevolezza che, per ottenere un cambiamento positivo nel comportamento, non basta affidarsi al controllo del bambino, ma occorre agire sull’ambiente.

In particolare l’obiettivo è quello di aiutare i genitori a controllare l’ambiente neutralizzando azioni negative e promuovendo buone prassi educative.

Secondo questa tipologia d’intervento, i genitori sono agenti di primaria importanza nello sviluppo del bambino ed è necessario migliorare l’interazione con esso, per favorire comportamenti positivi.

Negli ultimi quarant’anni si è assistito a un susseguirsi di diverse tipologie di Parent Training.

I primi programmi si basavano su un approccio d’ispirazione prettamente comportamentista, questa posizione ha permesso di applicare i principi dell’apprendimento in situazioni naturali attraverso l’insegnamento ai genitori dell’uso del rinforzo e dell’osservazione in ambito familiare.

L’analisi comportamentale è risultata utile per comprendere e modificare alcune interazioni problematiche: nei disturbi infantili infatti spesso i genitori non sono consapevoli dei fattori che facilitano la comparsa o la riduzione di un comportamento indesiderato del figlio, pertanto i comportamenti problematici sembrano “comparire dal nulla” cogliendo improvvisamente il genitore e impedendogli di reagire prontamente alla crisi.

Le tecniche comportamentali possono essere applicate a numerose situazioni di vita comune, purché ci sia la consapevolezza degli obiettivi da raggiungere e dei limiti che queste comportano.

Le tecniche maggiormente applicate a tale scopo nei parent training comportamentali sono:

Modeling (apprendimento e osservazione)

Role playing (riproduzione di situazioni di vita quotidiana)

Time out (sospensione del rinforzamento)

Dall’approccio comportamentista all’inclusione dei modelli cognitivi ed emotivi

Con il progredire degli studi e delle osservazioni sull’efficacia di tali programmi, si è giunti alla conclusione che le tecniche comportamentali non sono sufficienti per poter ottenere dei cambiamenti significativi.

Inoltre, l’aspetto maggiormente criticato è quello di proporre soluzioni “tecniche” come unica alternativa praticabile: in questo modo si rischia di assegnare ai genitori un ruolo passivo, rispetto alle valide metodologie proposte, e di attribuire il fallimento solo a un’errata applicazione del “paradigma”.

A questo proposito è importante rendere i genitori consapevoli delle emozioni provate dai figli, ed essere in grado di accettare le proprie in modo autentico.

In questa prospettiva, per comprendere a pieno la funzione genitoriale, non basta analizzare i comportamenti, ma occorre comprendere il sistema di idee e aspettative che influenzano il modo di agire.

Di fronte al medesimo comportamento di un bambino, due adulti potrebbero reagire in modo differente a causa delle diverse convinzioni di riferimento.

Da queste osservazioni sono nati programmi di Parent Training per l’ADHD focalizzati a istruire i genitori a osservare e analizzare le situazioni problematiche per identificare i fattori che favoriscono l’instabilità del bambino, a diventare un modello positivo verso la risoluzione dei conflitti e a focalizzarsi sui propri vissuti genitoriali, in termini di efficacia nello svolgimento del proprio ruolo genitoriale.

L’efficacia della funzione educativa è infatti determinata sia dalla capacità del genitore che dalla percezione che ha lui di sé stesso in questo ruolo.

Gli obiettivi del Parent Training sono quindi riassumibili nel:

  • migliorare il rapporto genitore-figlio;
  • migliorare il senso di autoefficacia genitoriale;
  • apprendere strategie educative mirate a modificare i comportamenti problematici;
  • promuovere consapevolezza e competenza nella risoluzione di problematiche legate alla gestione del comportamento del figlio;
  • incrementare la consapevolezza sui sintomi e le caratteristiche del disturbo.

Dal 15 Gennaio 2018 il centro La Trottola, in collaborazione con A.I.F.A. Onlus avvierà un corso di Parent Training per genitori di bambini con diagnosi di ADHD.

Contattaci al 3494414194 o Scrivici per avere maggiori informazioni su calendario e costi.

bambino scuola

Eccoci già ad Ottobre! Settembre è finito e per tutti i bambini è stato il momento di riprendere la scuola e le attività sospese con l’inizio dell’estate.

Come è stato vissuto il rientro scolastico? Sicuramente positivo per chi vive questo momento come un’occasione per rivedere i compagni e le maestre, un po’ meno per chi soffre il peso dei compiti e della sveglia presto, ma per qualcuno la ripresa scolastica può essere stato un momento di forte disagio.

Capita spesso di vedere casi di bambini che, in modo quasi improvviso, iniziano a manifestare forte angoscia, rabbia e tristezza nel momento in cui varcano la soglia del portone della scuola o della classe.

In alcune situazioni l’oppositività inizia a manifestarsi fin dalla sveglia, ma nella maggior parte dei casi l’agitazione e l’angoscia nel non voler rimanere in classe si evidenziano nei pressi degli ambienti scolastici.

Lo stato d’ansia manifestato dal bambino è tale per cui il genitore, allarmato, si vede costretto ad adottare alcuni comportamenti per tamponare le crisi e tranquillizzare il figlio.

Le strategie più frequenti sono: restare in classe per i primi 10 minuti, dare al bambino la possibilità di chiamarlo quando vuole, chiedere all’insegnante di posizionarlo vicino alla finestra così che gli sia possibile controllare l’arrivo del genitore.

Purtroppo, assecondare le richieste di vicinanza di vostro figlio, tampona momentaneamente una difficoltà che, se non capita e trattata con gli strumenti giusti, può portare al protrarsi del problema.

Di che cosa si tratta? Il disturbo d’ansia da separazione

Quando la separazione dalla figura materna o da un altro adulto significativo per il bambino, diventa un momento di forte ansia e angoscia, è probabile che si stia sviluppando un Disturbo d’Ansia da Separazione.  

La manifestazione fondamentale di questo disturbo è un’ansia eccessiva riguardante la separazione da coloro a cui il bambino è attaccato, eccessiva rispetto a quanto ci si aspetterebbe in base al livello di sviluppo.

La sofferenza che manifestano è molto intensa, sia prima che durante il momento in cui l’adulto o il bambino si allontana, sia nelle ore successive alla separazione. Nei periodi di lontananza il bambino ha bisogno di sapere spesso dove sia la persona di riferimento e di stare in contatto con lei il più possibile, per esempio con frequenti telefonate.

Nei momenti di separazione possono inoltre comparire sintomi somatici come mal di stomaco, vomito, cefalea; tali sintomi possono comparire anche solo in previsione di un momento di separazione.

A volte capita che dicano delle piccole bugie per poter tornare a casa o sembrino distratti nella attività scolastiche o di gioco.

Perché sta soffrendo? La paura dell’abbandono

In alcuni casi capita che il bambino sia in grado di rendere esplicite le sue paure sostenendo il timore di restare soli, essere abbandonati o che possa accadere qualcosa di brutto ai propri familiari: un incidente, la morte o l’impossibilità di tornare a casa o andare a scuola a prenderli.

A volte queste paure prendono forma negli incubi notturni che si trasformano in: distruzione della famiglia, un incendio, un omicidio o altre catastrofi.

Il disturbo d’ansia da separazione inizia ad essere evidente quando l’angoscia del bambino gli impedisce il normale funzionamento scolastico e lavorativo, per tale motivo le famiglie arrivano in consultazione solo quando c’è il rifiuto o malessere nell’andare a scuola.

Molto spesso i genitori non si accorgono che l’angoscia del bambino per la separazione era evidente anche prima del rifiuto scolastico.

Comportamenti come: rifiuto di far visita o dormire a casa di amici, rifiuto di fare commissioni, assumere un atteggiamento “appiccicoso”, avere la necessità di compagnia quando si recano in un’altra stanza della casa o difficoltà a dormire nel proprio lettino o con la luce spenta, sono comportamenti che segnalano la presenza di uno stato emotivo ansioso.

Inoltre, la manifestazione evidente della difficoltà a scuola induce spesso genitori e insegnanti a cercare le cause del disagio nell’ambiente scolastico o nel rapporto con i compagni, senza focalizzarsi sul fatto che la reale fonte di angoscia è il distacco dalla figura di riferimento.

Quali sono le cause scatenanti del disturbo d’ansia da separazione?

Le motivazioni psicologiche che portano allo sviluppo del disturbo sono da individuare all’interno della relazione che il bambino instaura con la figura significativa. In alcuni casi è probabile che la figura del genitore non venga più vissuta come una presenza certa e costante, e il pensiero di perderlo o di essere abbandonati inizia a diventare ricorrente nella testa del bambino.

Solitamente le cause scatenanti del disturbo sono i cambiamenti: un cambio di lavoro del genitore, un trasferimento, un ricovero o l’arrivo di un fratellino.

Non ci sono cause biologiche ma spesso i genitori, per lo più la mamma, soffre a sua volta di disturbi d’ansia. Il comportamento di quest’ultima, inoltre, è iperprotettivo e maschera a sua volta delle difficoltà a tollerare la solitudine e il distacco.

Come affrontare il problema per far star bene mio figlio?

La prima cosa da fare è rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto nel trattamento dei disturbi d’ansia in età evolutiva. Con il suo aiuto sarà possibile strutturare un intervento a livello scolastico, familiare e individuale con il bambino.

L’obiettivo del trattamento con i genitori è di aiutarli a comprendere le cause del problema, le emozioni che il bambino sta comunicando attraverso i suoi comportamenti e quali strategie adottare per aiutarlo a gestire la paura.

Con il bambino, l’intervento terapeutico si focalizza nell’aiuto a identificare le emozioni di ansia e preoccupazione, a normalizzare l’esperienza e le reazioni di rabbia e ad aiutarlo ad elaborare dei pensieri che lo aiutino a fronteggiare le situazioni vissute come paurose.

Il buon esito del trattamento è condizionato anche dalla collaborazione con le insegnanti, che insieme alla famiglia e al bambino dovranno elaborare una scala gerarchica delle paure. Le situazioni, ordinate in base alla difficoltà crescente, dovranno essere gradualmente affrontate e rinforzate tramite l’elargizione di premi concordati con la famiglia.

L’intervento nei casi di disturbo d’ansia da separazione richiede l’aiuto di un professionista psicoterapeuta dell’età evolutiva. Se leggendo questo articolo ti sembra di aver trovato alcune risposte alle difficoltà che tuo figlio sta vivendo, contattaci senza impegno al 349.4414194 oppure scrivi una mail, la nostra psicoterapeuta ti riceverà per un primo consulto gratuito.