Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

Guarda la brochure

I disturbi vocali nei bambini sono delle patologie molto frequenti che possono essere di tipo congenito o acquisito. Sempre più frequentemente mi capita di avere in trattamento bambini con voci non eufoniche a causa di un cattivo uso della stessa.

La patologia vocale in età pediatrica è spesso sottovalutata oppure erroneamente attribuita al cambio di stagione, alle ricadute dell’allergia sulla qualità della voce o ad altre eziologie non sempre pertinenti. È bene quindi fare un po’ di chiarezza su un argomento un po’ sconosciuto a tanti genitori.

Quali sono le cause della disfonia infantile, e quando è necessario rivolgersi ad un logopedista?

Disfonia in età prescolare

“Mio figlio è molto vivace, gioca, corre e grida; non sta zitto un secondo e la sera è senza voce” questa è una delle descrizioni più frequenti che riportano i genitori riguardo ai piccoli urlatori. Negli ultimi anni gli studi riportano un aumento delle disfonie anche in età prescolare.

Con il termine disfonia si fa riferimento ad alterazioni quantitative e/o qualitative dei parametri vocali  (frequenza, intensità, timbro e durata) ad eziologia congenita o acquisita.

La disfonia è una condizione molto comune tra i bambini in età scolare.  Inizialmente, i pazienti possono percepire un leggero affaticamento a livello delle corde vocali, simili a contrazioni nella zona della gola, ma mentre i sintomi possono avere intensità e durata del tutto variabili, utilizzare in modo inappropriato la voce in modo continuativo può portare il bambini ad instaurare un uso vocale scorretto con conseguente ricaduta funzionale sulle corde vocali.

Diversi sono i fattori che possono causare disfonia nei bambini: la causa principale è l’uso improprio delle corde vocali, tuttavia, le condizioni respiratorie, così come la storia familiare, il profilo psicologico del bambino e i modelli vocali che gli vengono proposti nell’ambiente in cui vive, devono essere presi in considerazione.

Altre cause possono essere ragioni mediche come infezioni frequenti alla gola, tonsilliti, tosse e la disidratazione. Alcuni farmaci e lesioni alla laringe e altre situazioni patologiche o intubazioni in ospedale possono portare a problemi di voce.

Disfonia infantile: tipologie

In relazione alla causa scatenante, possono insorgere diversi tipi di disfonia nei bambini:

  • Disfonia Organica: causata da disturbi organici, patologie congenite come cisti, laringiti croniche, problemi ormonali, problemi neurologici, ecc.
  • Disfonia Funzionale: causata da un uso improprio delle corde vocali; ciò non esclude che possano essere anche presenti lesioni organiche in concomitanza e che inadeguate abitudini vocali possano causare variazioni nella mucosa delle corde vocali con conseguente comparsa di lesioni in forma di noduli, polipi, ecc.

Disfonia funzionale infantile

La disfonia funzionale deriva da un utilizzo eccessivo o sbagliato della voce. L’esame della laringe non dimostra lesioni organiche ma il cattivo uso vocale porta a compensi fonatori errati.

Il cattivo uso della voce da parte del bambino, come la tendenza ad urlare, ad aumentare frequentemente il tono e il volume dell’emissione vocale, per sovrastare gli altri o per farsi sentire in ambienti rumorosi, porta solitamente ad una disfonia di questo tipo.

Anche gli atteggiamenti vocali dei familiari possono influenzare la gestione vocale del bambino, infatti in ambienti familiari dove tutti tendono spesso ad “urlare” in bambino per imitazione tenderà anche lui ad alzare spesso il tono della voce.

Disfonia funzionale: noduli laringei

I noduli laringei sono degli ispessimenti che crescono sulle corde vocale, sono molto frequenti nei bambini e sono spesso bilaterali e localizzati in maniera simmetrica nelle corde. Il sintomo più comune dei noduli alle corde vocali è la raucedine, aumentata a fine giornata e dopo un uso prolungato della voce.

I noduli alle corde vocali solitamente si sviluppano a causa di abuso cronico della voce nel corso del tempo, come ad esempio un continuo sforzo vocale, l’abitudine a gridare e il canto non ben disciplinato.

Disfonia infantile: aspetti psicologici e sociali

La personalità e il comportamento del bambino possono influire sula qualità vocale.
Alcuni bambini ad esempio possono essere più propensi a usare la loro voce per portare l’attenzione su se stessi.

Se il bambino è incline ad arrabbiarsi, a gridare, piangere e fare i capricci, potrebbe avere una tendenza ad utilizzare volume e tono di voce più alti, motivo per il quale potrebbe essere più soggetto all’insorgenza di problemi vocali.

Le attività sociali del bambino che implicano un utilizzo frequente e forzato o prolungato della voce, come canto o tifo a una partita di sport, possono portare ad un cattivo utilizzo della stessa.

Vivere in un ambiente familiare rumoroso in cui il bambino deve urlare per farsi sentire può favorire l’insorgere di patologie vocali.

Un bambino con disfonia può avere difficoltà ad esprimere ciò che vuole, essere remissivo nella comunicazione e questo può avere delle ricadute psicologiche con lo sviluppo di componenti ansiogene che posso influire nella relazione con l’interlocutore.

Disfonia infantile: percorso diagnostico

Il percorso diagnostico da intraprendere in caso di disfonia inizia con la visita foniatrica che inizia con una accurata anamnesi, per poi procedere con le successive indagini strumentali (la più utilizzata sia negli adulti che con i bambini è la Fibro-Laringo-Scopia) che sono fondamentali per la stesura della diagnosi, perché aiutano a differenziare le diverse lesioni della laringe e portano alla scelta dei trattamenti adeguati da prendere in considerazione per ogni singolo caso.

Disfonia infantile: valutazione logopedica

La produzione vocale è il risultato ultimo dell’attività di più organi: vibrazione delle corde vocali, respirazione, articolazione del suono emesso.

La coordinazione di tutto questo sistema che viene chiamato apparato pneumo-fono-articolatorio è fondamentale per la buona riuscita della produzione vocale: proprio per questo la valutazione logopedica deve tener presente tutti i parametri che possono influire in ogni singola parte di questo grande meccanismo.

La valutazione logopedica della disfonia infantile parte da un’accurata raccolta anamnestica per indagare le diverse aree dello sviluppo globale del bambino.

È fondamentale indagare vari aspetti: la situazione relazionale del bambino, le abitudini familiari e scolastiche che possono concorrere a favorire nel bambino un uso scorretto della voce.

Il logopedista procede poi con l’analisi acustica e percettiva della voce attraverso l’utilizzo di scale di valutazione e talvolta software, la valutazione della presa d’aria respiratoria e più in generale il corretto funzionamento dell’apparato pneumo-fono-articolatorio e infine il feed-back acustico sull’apparato uditivo.

In ultimo si valuta attraverso la somministrazione di questionari di autovalutazione ai genitori e al bambino stesso, gli aspetti di autopercezione del singolo in quanto la voce è l’espressione della personalità e degli stati d’animo e ha un ruolo fondamentale nella comunicazione tra gli esseri umani.

Disfonie infantili: trattamento riabilitativo

L’intervento riabilitativo in caso di disfonia in età pediatrica deve essere precoce per impedire il cronicizzarsi di abitudini fono-respiratorie scorrette.

Il trattamento può articolarsi in diverse fasi ed essere diverso in base all’età e alle esigenze del singolo:

  • Il trattamento indiretto è un counseling rivolto ai genitori: vengono fornite nozioni di anatomo-fisiologia dell’apparato pneumo-fono -articolatorio e spiegate le cause eziologiche della disfonia. Il logopedista poi fornisce le norme di igiene vocale: consigli pratici da seguire per ridurre ed eliminare i comportamenti di scorretto utilizzo vocale in ambito familiare, scolastico e sociale; norme da seguire per migliorare le condizioni vocali.
  • Il trattamento diretto può essere effettuato in studio a partire dai 6 anni: prevede una buona compliance da parte del bambino, viene personalizzato in base alle esigenze del singolo. Esempi di attività che si svolgono durante una seduta di terapia possono riguardare rilassamento, soffio, postura, controllo dell’emissione vocale, tutto proposto in forma ludica con gradualità e rendendo le attività molto coinvolgenti.

Dopo aver letto questo articolo ti sei reso conto che il tuo bambino utilizza in modo scorretto la voce? Contatta al numero 393 8522981 o scrivi una mail, saprò guidarti nel corretto percorso da intraprendere per la salute vocale del tuo bambino.

 

sviluppo linguaggio

Come vi avevo accennato nel precedente articolo, oggi tratteremo dei prerequisiti alla comunicazione, i quali molto spesso vengono messi in secondo piano, mentre in realtà sono indispensabili per l’emergere delle prime produzioni verbali.

Molte volte infatti i genitori si focalizzano sulle prime parole, mentre prima di esse devono instaurarsi una serie di abilità che creano delle solide basi per lo sviluppo cognitivo-linguistico del bambino.

Quali sono i prerequisiti allo sviluppo del linguaggio e come stimolarli?

Contatto oculare:

E’ importante che il bambino impari a osservarvi negli occhi e guardarvi se vuole richiedervi o mostrarvi qualcosa.

Come potenziarlo?

Quando mostrate un oggetto/ un gioco al bambino cercate sempre di avvicinarvelo al viso mentre lo denominate, in modo tale che possa imparare ad osservare i vostri occhi (e le vostre labbra per l’articolazione della parola).

Potreste inoltre giocare a macchinine, biglie, marionette… il fulcro di tutti questi giochi è che l’attività motivante partirà quando il bambino vi guarderà negli occhi (es. con le macchinine.. PRONTI, PARTENZA….. “bimbo vi guarda negli occhi”  VIA!!)

Attenzione:

Un altro prerequisito importantissimo alla comunicazione verbale è l’attenzione del bambino: un bambino con tempi attentivi più ampli avrà maggiori occasioni per imparare informazioni nuove. 

Come potenziarlo?

Inseritevi nel gioco del bambino e giocate con lui, inserendo nuovi schemi di gioco; prima che il bambino passi a un altro gioco insegnategli a sistemare quello precedente.

In casa i giochi non dovrebbero essere sparsi per terra o in grandi cestoni tutti assieme, ma suddivisi in scatole in base alle categorie (es. macchinine, cibi giocattolo, piste biglie, ecc.) per permettere uno spazio pulito e con stimoli ben categorizzati.

Come scritto nel precedente articolo, anche leggere dei libretti aiuta ad allungare sensibilmente i tempi attentivi del bambino.

Attenzione condivisa:

Si sviluppa intorno ai 10 mesi ed è l’abilità del bambino di indirizzare l’attenzione del genitore verso un terzo oggetto, osservando il genitore e l’oggetto che vorrebbe mostrargli. 

Come potenziarlo?

Trova l’oggetto”: in un ambiente tranquillo chiedetegli di chiudere gli occhi e nascondete un gioco/cioccolatino, quando li riaprirà voi guarderete prima il bambino, per catturarne l’attenzione, e poi il  posto nel quale avrete nascosto il rinforzo, in modo tale che il bambino impari a seguire il vostro sguardo.

attenzione linguaggio

Attenzione alla voce umana e risposta al nome:

E’ importante che il bambino impari a prestare attenzione alla voce umana e si volti a guardarvi se lo chiamate per nome poichè è l’inizio delle prime interazioni verbali. 

Come potenziarlo?

Per facilitare questi atteggiamenti quando parlate con lui cercate di evitare appellativi quali “amore, stella, tesoro, cucciolo” ma di chiamarlo col proprio nome. Utilizzate un ritmo lento e prosodico, cantate filastrocche (batti, batti le manine) e canzoncine.

Rispetto dei turni:

Durante il gioco il bambino deve essere in grado di aspettare il proprio turno, questo sarà poi importante per il successivo sviluppo delle abilità linguistiche e comunicative.

Come potenziarlo?

Giochi che richiedano un’alternanza di turni: iniziate ad inserirvi nel gioco del bambino, se sta costruendo una torre mettete un cubetto voi e uno lui, ecc… dopo i primi turni potreste fermarvi un attimo per vedere se il bambino vi cercherà con lo sguardo per “dirvi” che tocca a voi. Potreste utilizzare anche la stessa strategia con la pesca dei pesci (prendo un pesce io, poi tu) o con il gioco “POP-UP PIRATE! (metto una spada io poi tocca a te, ecc.)

Imitazione:

Per il bambino è indispensabile osservare ed imitare l’altro perché gli permette di apprendere nuovi schemi motori e nuove abilità.

Come potenziarlo?gioco dello specchio”: voi genitori farete dei movimenti ampi e il bambino dovrà ricopiarvi, imitando le vostre azioni.

Mentre il bambino gioca, inseritevi nel gioco e ampliate i suoi schemi di gioco, dopo le prime ripetizioni probabilmente vostro figlio ripeterà il vostro schema e lo inserirà nel suo gioco (es. macchinine: si possono inserire gli incidenti, far la benzina, prendere i passeggeri, ecc.).

Portate il bambino al parco, asilo nido, spazio giochi… il bambino impara moltissimo anche dall’osservazione dei coetanei.

Segni/gesti:

Prima ancora di parlare il bambino indica gli oggetti che vuole ottenere o mostrare all’adulto (gesti deittici) , imita oggetti con le proprie mani (es. mimare il telefono) ed utilizza gesti referenziali (es. ciao, ciao)

Come potenziarlo? Nel gioco creare delle routines e utilizzare i segni (es. con ogni scatola che dovete aprire: fare TOC TOC bussando, e poi dire “apri”), se il bambino utilizza spontaneamente dei gesti, rinforzarlo e contemporaneamente dare l’etichetta lessicale del segno (es. se fa il segno di aprire, voi dite “apri”).

prerequisiti comunicazione

 

Gioco simbolico:

Il bambino inizia ad imitare nel gioco le azioni dei genitori e man mano le amplia e le modifica, dando libero sfogo alla sua fantasia.

Come potenziarlo?

Lasciare a disposizione del bambino bambole e bambolotti, cucina e cibo giocattolo, animali peluche con strumenti per prendersi cura di loro (es. gioco “I’m a vet”), giocando con lui e sostenendone il gioco simbolico.

 

In poche parole passate molto tempo con vostro figlio, giocando con lui e sostenendolo nelle nuove scoperte, e insieme a lui costruirete le basi per un solido sviluppo cognitivo-linguistico e per qualsiasi dubbio non esitate a contattarci: 

Logopedista Alice Bellini, Master in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva

mediadevice

Tutti siamo in grado di rendercene conto, oggi viviamo in una società fortemente dipendente dalla tecnologia e dal suo continuo sviluppo, in un qualsiasi contesto ambientale siamo continuamente bombardati da stimoli tecnologici. Questa dipendenza sociale dalla tecnologia oramai riguarda qualsiasi fascia d’età, dai neonati agli anziani e ne possiamo usufruire a scopo ludico, didattico, informativo, sanitario, d’intrattenimento, di trasporto, lavorativo, etc.

I nostri bambini cominciano a farne uso da un’età sempre più piccola, crescono in ambienti saturi di Internet, Computer e Videogames, tant’è che oggi si parla di loro come nativi digitali, ovvero persone nate all’interno di una società che non può più fare a meno della tecnologia per continuare a svilupparsi.

Quanto è giusto e quanto è sbagliato che i nostri figli utilizzino i media devices (dispositivi tecnologici multimediali)? Da che età sarebbe giusto permettere loro di usarli? Per quanto tempo dovremmo lasciarglieli usare? Che effetti hanno su di loro? Sono domande che tutti ci poniamo, o ci siamo posti almeno una volta, soprattutto se siamo padri e madri.

La diffusione dei Media Devices in età pre-scolare

In questi anni diversi studi scientifici hanno dimostrato come la percentuale di bambini tra 0-8 anni che fanno utilizzo quotidiano di media devices sono aumentati dal 38% nel 2011 al 72% nel 2013. I bambini di 2 anni che ne fanno utilizzo sono aumentati dal 10% nel 2011 al 38% nel 2013, inoltre il 13% di bambini sotto l’anno d’età hanno dimostrato di aver usato videogiochi educativi e il 19% apps creative per dispositivi multimediali.

Un’esposizione così precoce, soprattutto se prolungata, a tecnologia digitale in bambini di età pre-scolare può avere degli effetti negativi nello sviluppo e nel benessere del bambino.

E’ stato dimostrato da altri studi che la modalità di utilizzo di media devices da parte dei genitori influenza fortemente la sicurezza del bambino, il suo benessere emotivo e le interazioni familiari (che sono la base di un corretto sviluppo sociale del bambino). Infatti i media devices si inseriscono nella relazione genitore-bambino come agente disturbante, si hanno meno relazioni faccia a faccia e una carenza di quest’ultime ha un impatto notevole sullo sviluppo cognitivo, linguistico ed emotivo del bambino.

Spesso il genitore utilizza il media device (smartphone e tablet in primis) come “asso nella manica” in determinati momenti della giornata, per calmarlo quando grida in luoghi pubblici, per tenerlo calmo durante le faccende domestiche, la spesa, i pasti e prima della nanna mettendo il bambino a letto. Sono tutti momenti della giornata che sicuramente richiedono pazienza e impegno da parte dell’adulto, ma ciascuno di questi è prezioso per il rapporto genitore-bambino e per il suo sviluppo neurocognitivo e sociale.

mediadevicebambino

Gli effetti positivi e negativi dei media devices in età precoce

Un recente studio della Società Italiana di Pediatria mostra come l’utilizzo dei media devices in età pre-scolare comporta una notevole influenza sullo sviluppo del bambino, vediamo nello specifico in quali aree:

  • Apprendimento
    Secondo recenti studi l’utilizzo dei touch screen può interferire con lo sviluppo dell’apprendimento del bambino. Infatti, bambini ancora così piccoli hanno bisogno di vivere in prima persona esperienze personali con materiali e strumenti che possano sfidare le loro abilità di pensiero e di problem solving.

Il tempo passato ad utilizzare i media devices, soprattutto se prolungato, è un tempo importante in cui il bambino avrebbe potuto giocarsi, sperimentarsi a livello motorio, corporeo, sensoriale e cognitivo in esperienze ludiche vissute in prima persona, esperienze fondamentali per l’acquisizione di tutti quei prerequisiti scolastici che saranno pietre miliari per un adeguato e fluido apprendimento scolastico.

D’altro canto, bambini sotto i 3 anni hanno la possibilità di apprendere nuove parole grazie ai media devices se questi sono utilizzati insieme al genitore che deve essere presente e porsi come esempio aiutando così il proprio bambino.

I cellulari, se usati con intelligenza e con la supervisione di un adulto, possono essere uno strumento di rinforzo notevole per bambini di età scolare che stanno già seguendo gli apprendimenti scolastici, così come un notevole strumento di allenamento delle loro funzioni esecutive e capacità di pensiero.

  • Sviluppo
    E’ stato dimostrato come un prolungato utilizzo della televisione porti effetti negativi sullo sviluppo del cervello del bambino e, non di secondaria importanza, come il tempo passato davanti alla televisione riduca notevolmente la quantità e la qualità della relazione genitore-bambino. Il tempo passato davanti ad uno schermo, inoltre, comporta anche una riduzione dei tempi attentivi del bambino e delle sue capacità matematiche.

D’altro canto, nel contesto del disegno l’utilizzo dei media devices può aiutare il genitore a stimolare l’attività del disegno che permette al bambino di rielaborare esperienze vissute, di pensare, di stimolare la sua fantasia e di riosservare le cose da un suo proprio punto di vista. L’utilizzo di apps  che permettono di disegnare deve porsi però come supporto all’attività manipolativa vissuta in prima persona e non sostituirvisi, questo è possibile sotto un’attenta guida da parte del genitore.

  • Benessere
    L’utilizzo prolungato per più di 2 ore al giorno di media devices nella prima infanzia è stato collegato ad un aumento di comportamenti sedentari e, di conseguenza, ad un incremento del peso corporeo, il quale, nel tempo, può portare all’insorgere di disagi fisici caratterizzanti, in particolare, il collo, le spalle e la schiena a causa di atteggiamenti posturali scorretti mantenuti nel tempo.

E’ stato inoltre osservato come l’utilizzo prolungato della televisione e dei videogames possa essere correlato all’insorgenza di disturbi comportamentali. E’ importante ricordare infatti che nella prima infanzia la presenza di stati di continua agitazione emotiva e comportamentale e di malessere con sé stessi può portare successivamente all’insorgere di depressione e comportamenti sociali aggressivi. Bisogna quindi trovare il giusto equilibrio tra il tempo passato davanti ad uno schermo e il tempo dedicato al gioco libero e all’attività fisica.

  • Sonno

L’utilizzo di media devices, strumenti iperstimolanti che sovraccaricano continuamente il cervello di stimoli e informazioni, interferiscono con la qualità del sonno poiché causano uno stato di generale eccitazione psicofisica dovuta ai contenuti osservati e all’esposizione ad una luce intensa come quella che emettono la maggior parte di essi. Infatti la luce emanata da questi dispositivi, soprattutto se usati la sera e poco prima di dormire, ha effetti ritardanti sul ritmo circadiano di sonno-veglia causando un’immediata attivazione attentiva e corporea. Inoltre il mantenimento prolungato di atteggiamenti posturali scorretti giocando nel letto può portare a disagi fisici in particolare al collo e alle spalle.

  • Vista

Un utilizzo continuo e prolungato, soprattutto di smartphones, può portare ad un progressivo affaticamento della vista, secchezza oculare e provocare anche cefalea. Inoltre, l’eccessivo utilizzo a breve distanza degli smartphones, dovuto ai loro schermi ridotti, può portare a fastidi della muscolatura oculare o addirittura all’insorgere di una tipologia di strabismo.

  • Udito

Un’esposizione prolungata e precoce ad intensi livelli di volume può trasformarsi in una pericolosa immersione acustica senza pause di riposo per i nostri timpani, ciò può portare ad una alterata percezione dei suoni con possibili compromissioni dello sviluppo del linguaggio e, successivamente, difficoltà di socializzazione, comunicazione e interazione con i coetanei possono manifestarsi come effetti secondari.

  • Relazione genitore-bambino

Una precoce e adeguata relazione genitore-bambino contribuisce in modo fondamentale ad un corretto sviluppo comportamentale e del sistema neurocognitivo. Il contatto visivo, lo scambio di sguardi, e i momenti di attenzione e attività condivisa tra genitore e bambino sono correlati ad un sano sviluppo dell’autoregolazione emotiva e ad un positivo attaccamento relazionale. L’utilizzo dei media devices comporta una riduzione quantitativa e qualitativa delle interazioni verbali e non verbali tra genitore e bambino che, prolungati nel tempo, possono portare a conflitti nel rapporto e alla manifestazione di disturbi oppositivi provocatori.

In questo caso risulta fondamentale l’esempio che il genitore da di sé stesso al proprio figlio nel modo in cui lui, da adulto, utilizza i media devices, un genitore la cui attenzione è rivolta al dispositivo si perde tanti momenti preziosi in cui avrebbe potuto giocarsi nella relazione con il proprio bambino.

Quali consigli dare ai genitori?

Innanzi tutto è importante sottolineare che la tecnologia in sé non è negativa, ma è l’utilizzo eccessivo e scorretto che ne facciamo che porta al manifestarsi di effetti collaterali negativi. Sicuramente risulta fondamentale riuscire a porre ai bambini dei limiti nell’utilizzo dei media devices e in questo può aiutare provare a cercare delle modalità alternative per intrattenerli e calmarli in momenti di crisi. Inoltre, risulta preziosissima la partecipazione educativa dei genitori all’esperienza digitale dei propri figli se, come figure adulte e responsabili, sono in grado di dare il buon esempio.

La Società Italiana di Pediatria si è recentemente espressa con un documento ufficiale sull’uso dei media devices nei bambini da 0 a 8 anni d’età delineando i seguenti consigli:

  • No a smartphones e tablet prima dei due anni
  • No a smartphones e tablet durante i pasti e prima di andare a dormire
  • Limitare l’uso a massimo 1h al giorno nei bambini tra i 2 e i 5 anni
  • Limitare l’uso a massimo 2h al giorno nei bambini tra i 5 e gli 8 anni
  • Sconsigliata la visione di programmi televisivi con contenuti violenti
  • No all’uso di smartphones e tablet per calmare o distrarre i bambini
  • SI all’utilizzo di applicazioni di qualità e creatività
  • Si all’utilizzo di dispositivi elettronici se usati insieme al genitore
  • Si al trovare il giusto equilibrio tra media devices e attività fisica

È bene quindi, concludendo, ricordarci di un ultimo aspetto fondamentale: i bambini imparano sempre da quello che vivono e da quello che guardano, non dai grandi discorsi, e la prima cosa che osservano è sempre il modo in cui noi genitori ci relazioniamo con le persone che ci circondano, il modo in cui usiamo gli oggetti della nostra quotidianità, il modo in cui viviamo la nostra vita.

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Dottor Marco Bonacina, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva