Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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dieta

Tra un dolcetto qua e un aperitivo là, dicembre è veramente quanto di più nefasto si possa immaginare per chi sta seguendo una dieta.

Tutti i miei pazienti in questo periodo dell’anno mi guardano spaventati ed esclamano: “Dottoressa e adesso che arriva Natale, cosa faccio?”

Come se tutto dipendesse da questi terribili due giorni di eccessi… Siamo sicuri che i kg di troppo siano dovuti davvero solo a questo periodo? O “magari” anche da gennaio a luglio ci siamo lasciati scappare un po’ troppi dolcetti, cene abbondanti e calici di vino?

Ecco quindi qual è il nocciolo della questione: l’aumento di peso non è MAI dovuto all’assunzione in un periodo di tempo, relativamente breve e particolarmente denso, di calorie e di grassi. L’aumento di peso è causato da un elevato apporto di cibo (rispetto al proprio fabbisogno) con una modalità cronica e costante.

Sono infatti le cattive abitudini reiterate nel tempo a favorire l’accumulo di grasso.

Uno stile di vita caratterizzato da corrette abitudini alimentari, costante attività fisica e un buon rapporto con il cibo indice a mangiare di meno e meglio anche a dicembre: il metabolismo, infatti, è meno influenzato da condizionamenti emotivi e psicologici. Chi ha la tendenza a restringere le porzioni e a privarsi di tutto, avrà maggiori difficoltà a porre un freno inibitorio nel momento in cui si sentirà “legittimato” a fare qualche sgarro alla dieta.

La sensazione è quella di non sentire lo stimolo di sazietà. Al contrario, coloro che hanno un buon rapporto con il cibo, sono maggiormente in grado di percepire i corretti condizionamenti di fame e sazietà.

Per questo motivo, quando mi chiedono consigli su

Come “sopravvivere alle feste”: ecco cosa consiglio

  1. “Prenditela comoda”:pensa a ciò che ti piace mangiare in questo periodo e conceditelo durante le occasioni speciali. Non ridurti a mangiare i biscottini al burro di nascosto! Evita di eccedere nelle porzioni, ma se anche ripulisci con un dito la ciotola che conteneva la crema al mascarpone non farne una tragedia! Cerca di cucinare quantità corrette per il numero di ospiti, e surgela quello che avanza così da non dover continuare a mangiare lo stesso cibo per più giorni, ma soprattutto: muoviti un po’!
  2. Non pesarti:a cosa serve avere la conferma che pesi di più il 26 dicembre del 26 novembre? Sai che non vuol dire che sei ingrassato.
  3. “Sii realistico”: se stai seguendo una dieta dimagrante, non aspettarti di dimagrire proprio in questo periodo! Mira piuttosto a mantenere il peso che hai raggiunto prima delle feste, metti in conto che a inizio gennaio sulla bilancia potrebbero esserci alcuni etti in più ma non farne una tragedia e riparti con tutta calma ma con più grinta dopo la Befana.
  4. Evita extra inutili: quando sei da solo a casa rinuncia alla coccola del cioccolatino o del biscottino, in questo periodo di extra ce ne sono già a volontà!
  5. Gioca d’anticipo: nessuno di noi è in grado di tenere in casa qualcosa che ci fa’ particolarmente gola senza mangiarlo in un momento di debolezza come per esempio dopo una giornata di lavoro stressante. Per questo motivo è bene eliminare dalla dispensa tutto ciò che può indurti in tentazione.
  6. Evita tassativamente i rimedi miracolosi! Non lasciatevi sedurre dal marketing che promette perdite di peso in pochissimo tempo, come spiegato sopra, una buona forma fisica si costruisce con il tempo e la costanza.
  7. Non adottare regimi dietetici drastici nei giorni successivi alle feste! Se volete smaltire le calorie in eccesso, non servirà altro che tornare alla vostra normale dieta dimagrante. Se invece non stavate seguendo alcuna dieta e vi siete ritrovati con un chiletto in più, non preoccupatevi e non fate diventare la bilancia una malattia: tornate alla vostra normale alimentazione, scegliete per un paio di settimane alimenti semplici e ben digeribili, e vedrete che, senza alcuno sforzo, perderete quel piccolo eccesso accumulato.

Cosa mettere in tavola dopo le feste?

  • Assicuratevi di avere sempre un piatto di verdura fresca di stagione da consumare cruda, al forno o passata in padella.
  • Pesce da cucinare al forno, al vapore, bollito o al cartoccio. Meglio se si tratta di un pesce povero di grassi come: sogliola, merluzzo, branzino, orate, piovra, seppie e calamari.
  • Carne bianca cucinata alla piastra o in padella.
  • Spezie ed erbe aromatiche antinfiammatorie che aiutano a normalizzare i livelli di glicemia, colesterolo e trigliceridi. Cannella e curcuma prima di tutto, ma anche rosmarino, salvia, curry e cardamomo, prezzemolo e zenzero.

Frutta e verdura non sono sempre la soluzione migliore: fate attenzione!

  • Minestroni, passati di verdure e verdure bollite! Quando questo alimento assorbe tanta acqua tende ad essere meno digeribile e si traduce in ritenzione di liquidi con fermentazione intestinale e addome gonfio. Per questo motivo preferite sempre l’assunzione di verdura in forma cruda, passata in padella o al forno.
  • Legumi: presentano lo stesso svantaggio della verdura bollita, a cui si aggiunge la fermentazione dei galattani che causano aumento di fermentazione intestinale e gonfiore.
  • Eccesso di frutta. La frutta è molto zuccherina e ricca di fruttosio: uno zucchero largamente fermentato dalla flora batterica intestinale che potrebbe crearvi meteorismo e gonfiore proprio nei giorni in cui quest’ultima vorrebbe stare a riposo.

 

Vuoi saperne di più? Prenota subito la tua prima consulenza nutrizionale chiamando il 3494414194,  la nostra esperta Biologa-Nutrizionista Gaja Corbetta ti aspetta!

 

Dott.ssa Gaja Corbetta, Biologa-Nutrizionista.

 

 

tempo logopedia

Molto spesso mi è capitato di ricevere la stessa domanda da parte dei genitori che incontro, alla conclusione della valutazione:

  • Quanto tempo ci vuole più o meno per il percorso di logopedia?
  • In quanto tempo mio figlio imparerà a parlare bene?

La curiosità è assolutamente legittima anche se purtroppo come logopedista mi spetta sempre il brutto compito di dare una sola e unica risposta: non lo so.

O meglio… non è possibile definire a priori la durata di un intervento logopedico perché sono troppi i fattori che influenzano la sua buona riuscita e la durata dello stesso.

Ogni bambino è unico e diverso da tutti gli altri, ha una propria sensibilità interiore, un’attitudine comunicativa, una recettività tutta propria.

Ogni bambino, come del resto ogni adulto, può manifestare delle preferenze o simpatie verso una persona piuttosto che per un’altra… motivo fondamentale per il quale delle volte a pelle non ci piace una persona.

Di seguito proverò ad elencare alcuni dei fattori che influenzano la terapia logopedica e senza i quali molte volte il percorso di logopedia può essere molto difficoltoso.

Attitudine comunicativa

Lo stile comunicativo di un bambino può essere classificato in base al grado di interazione con il proprio interlocutore; in quest’ottica si configurano due grandi tipologie di stile o attitudine comunicativa:

  • Richiestività: il bambino richiestivo è un bambino che risponde in modo adeguato al suo interlocutore ma solo se sufficientemente stimolato e supportato. I bambini richiestivi amano i giochi “silenziosi” nei quali non è previsto l’uso del linguaggio, raramente fanno domande o prendono l’iniziativa comunicativa durante la conversazione. Spesso i bambini richiestivi sono molto introversi quindi vanno estremamente stimolati durante la seduta di terapia.
  • Assertività: il bambino assertivo è un bambino che prende l’iniziativa comunicativa più volte durante una conversazione, risponde in modo adeguato alle domande e ne formula altrettante. Una connotazione assertiva del bambino in terapia logopedica è un punto di forza per poter instaurare un proficuo rapporto logopedista-paziente.

Rispetto delle regole

La terapia logopedia è strutturata in modo ben preciso: durante la seduta si alternano differenti attività tarate in base all’età del bambino e al suo grado di attenzione e collaborazione.

Ciò che però è fondamentale sia per l’alleanza terapeutica che per la buona riuscita della terapia è il rispetto delle regole: durante la seduta ci sono delle regole e dei tempi da rispettare che il bambino deve accettare.

Tolleranza della frustrazione

I bambini che giungono in terapia logopedica sono bambini con necessità specifiche che devono essere accolti nel migliore dei modi; ogni bambino in difficoltà deve essere supportato e reso consapevole di poter riuscire in attività linguistiche che sono molto difficili per lui.

Allo stesso tempo è fondamentale che il bambino sia in grado di gestire e tollerare la frustrazione: ci potranno essere durante la terapia momenti di sconfitta, in cui il bambino non riuscirà ad eseguire determinati compiti che gli vengono richiesti, oppure potrà succedere che il bambino prenda consapevolezza delle proprie reali difficoltà.

A questo proposito è fondamentale che il bambino sia in grado di tollerare la frustrazione che si genera da un fallimento.

bambini logopedia

Motivazione

“La mente è il motore dell’anima”

È proprio vero che quando si è motivati si può fare qualsiasi cosa: uno degli ingredienti più importanti, forse oserei dire IL PIÙ IMPORTANTE, è la motivazione. Senza una spinta interiore che ci fa impegnare al massimo nelle attività che facciamo, soprattutto in quelle per noi più difficili, tenendo sempre presente quale sia il nostro obiettivo, la macchina della motivazione forse parte ma poi procede lungo il suo cammino molto lentamente.

Allo stesso modo la terapia logopedica per i nostri piccoli pazienti non parte se loro stessi non trovano la motivazione dentro di sé.

Alleanza terapeutica

L’ultimo fondamentale requisito che un percorso di terapia logopedica necessita per la sua buona riuscita è l’alleanza terapeutica logopedista-paziente-genitore. Mai cosa fu definita più banale e scontata, mai cosa fu più vera. Eh si perché senza il supporto della famiglia, l’ora di seduta logopedica che viene eseguita una volta a settima e che costa tanta fatica ad ogni bambino, se non esercitata a casa, viene quasi del tutto vanificata.

Il logopedista è solo il regista che guida e dirige il bambino-attore durante la terapia logopedica, ma ciò che rende grande lo spettacolo della logopedia è la famiglia, che dietro le quinte come i fonici, i costumisti, gli scenografi e i direttori delle luci, ci fanno vivere la magia della messa in scena e fanno si he il duro lavoro di regista e attore diventi un capolavoro.

A questo proposito invito tutti i genitori e chiunque legga questo articolo ad una riflessione: c’è davvero sempre bisogno di avere sotto controllo tutto, di avere delle risposte certe alle proprie mere curiosità, di poter sapere esattamente la durata di un percorso riabilitativo?

Non c’è una risposta a nessuna domanda, l’unica risposta che mi sento di dare è che la logopedia è un percorso difficile, e impegnativo: bisogna essere motivati, sapere rispettare le regole, tollerare la frustrazione per le sconfitte che verranno, ed essere disposti a mettersi in gioco.

Tutto questo è la logopedia: una scelta difficile ma che dà molte soddisfazioni.

Se hai delle domande da porre o dei dubbi in merito però non esitare a contattare la logopedista Nicole Baresi, che ti saprà accogliere, ascoltare e ti farà sentire a tuo agio per poi consigliarti la migliore soluzione per le tue necessità. Invia una mail oppure chiama il numero 393 8522981.

figli ed educazione

Uno degli argomenti di maggiore interesse per i genitori è inerente alle difficoltà che incontrano nell’aiutare i propri figli ad assumere cibi sani che siano garanti di un buon sviluppo e benessere quotidiano.

Le modalità con cui i genitori affrontano questa impresa, spaziano dall’utilizzo di “trucchetti” come spinaci a forma di dinosauro, verdure nascoste tra alimenti più gustosi fino a giungere al ricatto o addirittura alla punizione quando i figli si rifiutano sistematicamente di assumere determinati cibi.

Educare ad un’alimentazione sana è, in quest’epoca molto più che in passato, un percorso carico di difficoltà: Come possiamo infatti stimolare i nostri figli a mangiare una carota piuttosto che un cioccolatino? O a preferire una mela per merenda al posto della focaccia o di pane e nutella?

Onestamente: è un’impresa difficile anche per noi! E tutti noi sappiamo che la scelta sana può essere motivata solo da un obiettivo come una dieta o la voglia intrinseca di mantenersi sani e in forma, aspetti che difficilmente un bambino interiorizza e porta avanti in modo autonomo.

La difficoltà nell’educazione alimentare dei figli è proprio questa: non sono motivati ad assumere cibi sani e spesso le modalità educative dei genitori si focalizzano solo sulla modificazione del comportamento, senza prendere in considerazione i pensieri e gli stati emotivi che possono accompagnare un rifiuto nel terminare il pasto o nel mangiare una verdura.

Come agire dunque? Con l’aiuto della nostra biologa-nutrizionista Gaja Corbetta, abbiamo pensato per voi alcuni suggerimenti facili ed efficaci che potrebbero cambiare il vostro modo di pensare e le modalità con cui avvicinate i vostri figli ad un’alimentazione sana.

1 – “Fai quel che faccio”.  Il ruolo dei genitori nell’apprendimento.

Albert Bandura, con la teoria dell’apprendimento sociale, sosteneva che il comportamento di un essere umano, soprattutto in fase di sviluppo, potesse modificarsi anche attraverso l’osservazione di altre persone.

Sempre Bandura ha utilizzato il termine modellamento (modelling) per identificare un processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo che ha la funzione di modello.

Questa modalità di apprendimento si estende a tutti i comportamenti, compreso l’atteggiamento verso il cibo e le modalità di alimentazione. Per questo motivo è bene iniziare ponendovi la domanda:

Che genitori siete a tavola?

Se volete educare in modo efficace vostro figlio fate vostra questa regola: “poche chiacchere e tanta azione”, date il buon esempio e ancor più reiterate il vostro comportamento ad ogni pasto.

Se voi non mangiate le verdure come potrete pretendere che lo faccia vostro figlio? Se lui vi vede piluccare merendine e caramelline, come potrà pensare che sia una cosa da non fare?

2 – Niente ricatti, niente promesse, niente minacce.

Chi non ha ricattato almeno una volta il proprio figlio pur di vedere il piatto della cena vuoto?

Se finisci tutto quello che hai nel piatto, ti lascio vedere i cartoni” oppure “Se non finisci quello che hai nel piatto, non puoi andare a giocare” od ancora “Se finisci tutto, ti darò un pezzo di cioccolata”.

Tutto questo è fortemente diseducativo per due motivi:

  • Per i bambini non ci sono degli alimenti buoni o cattivi ma frasi come quella sopra non faranno altro che rinforzare il concetto che quello che hanno nel piatto è meno buono della cioccolata.
  • I bambini sono furbi! Se capiscono quali sono i nostri punti deboli non esiteranno ad utilizzarli per ottenere ciò che vogliono, pertanto potrebbero essere loro a utilizzare il ricatto con il cibo sfruttandolo a loro vantaggio per evitare di fare cose di cui non ne hanno voglia.

In ultimo, non proponete MAI dolci come premio per aver fatto qualcosa di buono! I dolci devono essere percepiti come un’eccezione non una ricompensa o un’abitudine.

Come possono i genitori, concretamente, facilitare i propri figli?

Innanzitutto utilizzare commenti del tipo: “E’ proprio buona questa minestra, peccato che Marco non la voglia mangiare” oppure “Meno male che Marco non mangia queste carote così ce ne sono di più per noi”. I

n questo modo non rinforzerete eccessivamente le attenzioni sul suo rifiuto e fornirete un esempio di buona abitudine alimentare.

Probabilmente ci vorrà del tempo prima che vostro figlio ve ne chiederà un assaggio, ma con l’impegno e la costanza otterrete ottimi risultati!

Piccoli, grandi chef! Coinvolgete vostro figlio in cucina

Lo so’, è una richiesta molto impegnativa perché spesso i tempi lavorativi sono ristretti e non si ha voglia di mettere sotto sopra la cucina alle otto di sera, solo per invogliare il bambino a mangiare.

Ma vi posso assicurare che se gli affiderete piccoli compiti che gli permettano di essere orgoglioso del “suo” piatto lo mangerà più volentieri. Banalmente, potete anche farvi aiutare a condire l’insalata, girare il sugo nella pentola, pesare la pasta e perché no: se avete delle piantine aromatiche in giardino o sul balcone potreste affidare a lui il compito di bagnarle!

Coinvolgetelo anche nella scelta del piatto ma dandogli solo alternative sane, per esempio: evitate la classica domanda “Cosa vorresti per cena?” probabilmente la sua prima scelta non saranno i broccoli.

Per questo motivo meglio chiedere: “Preferisci la pasta con il pomodoro o con le zucchine?”, o ancora “Con le carote facciamo una frittata od una vellutata?”.

Adottando questi piccoli suggerimenti, potrete vedere fin da subito un cambiamento nell’atteggiamento dei vostri figli nei confronti del cibo sano!

Se volete saperne di più, non esitate a contattare la nostra biologa-nutrizionista al 3402398428 per ricevere consigli pratici e immediati su come migliorare le abitudini alimentari di voi e dei vostri figli!

Grazie per l’attenzione!

 

Elisabetta Boschini – Psicologa, Esperta in Neuropsicologia

Gaja Corbetta – Biologa Nutrizionista