Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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disturbo d'ansia

Settembre: il sole inizia a tramontare presto e il vento freddo delle ore serali costringe a indossare una giacca. Il ricordo dei giorni trascorsi in riva al mare si affievolisce lasciando spazio ad un altro pensiero: l’inizio della scuola.

L’attesa per la ripresa delle attività scolastiche si accompagna spesso a diversi stati emotivi, in alcuni casi può suscitare rabbia o tristezza per la perdita delle ore di gioco e spensieratezza, in altri gioia nel rivedere amici e insegnanti salutati nei mesi precedenti, ma in altri ancora può suscitare intensi stati d’angoscia con preoccupazioni eccessive riguardanti la corretta esecuzione dei compiti, l’arrivo del materiale in tempo o il giusto orario di avvio delle lezioni.

In questi ultimi casi il vissuto del bambino è costellato dalla continua incertezza di aver svolto i suoi doveri in modo corretto e dal terrore di ricevere una punizione o un giudizio negativo dagli adulti di riferimento e dai compagni di classe. Spesso, a un tale stato d’angoscia, il bambino reagisce mettendo in atto azioni compensatorie come ricontrollare più e più volte il lavoro svolto, verificare la presenza dei materiali richiesti, avvisi e comunicazioni da parte della scuola, oppure contattando i compagni per confrontarsi e cercare conferma di ciò che è stato richiesto. I tentativi di placare l’ansia possono coinvolgere l’intero nucleo familiare alterando significativamente il funzionamento quotidiano di tutti i membri.

Quando ciò si verifica è possibile iniziare a parlare di Disturbo d’Ansia Generalizzato, che in ambito scolastico può assumere la forma di disturbo d’ansia scolastica o da prestazione.

Il disturbo d’ansia scolastica: di cosa si tratta e quando insorge

Il disturbo d’ansia può insorgere in qualsiasi momento della vita scolastica del bambino: in concomitanza ad un aumento delle difficoltà, un cambiamento dell’assetto familiare o dell’ambiente scolastico, oppure in conseguenza ad un evento spiacevole, come una sgridata o una punizione, non adeguatamente elaborato sul piano emotivo e cognitivo.

L’ ansia scolastica nasce dall’estremizzazione del normale desiderio di essere amati e ammirati e dalla paura di essere rifiutati e ridicolizzati.

Per il bambino ansioso anche un minimo fallimento può portare a conseguenze catastrofiche sul piano relazionale come l’allontanamento da parte dei compagni e la perdita dell’interesse di genitori e insegnanti. Essa racchiude la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo e il timore di non essere capaci di superare la prova che si deve affrontare.

L’aspetto centrale di questo disturbo è la presenza di uno stato d’ansia fluttuante e pervasiva che può nascere in risposta a un evento esterno o a pensieri intrusivi, ma che non si associa a specifiche situazioni ambientali (Strepparava, Iacchia, 2012). Per esempio il bambino può avere il timore di non aver preparato bene la cartella, quando in realtà non gli è mai accaduto di dimenticare del materiale.

Il contenuto dei pensieri è legato al timore di non aver fatto le cose bene o che qualcosa andrà storto e il bisogno fondamentale è ricevere rassicurazioni sul fatto che le cose sono state eseguite o verranno eseguite bene, e tutto andrà nel migliore dei modi (Lambruschi, Fabbri, 2004a). Il contenuto dei pensieri ha inizio sempre con “E se…”

I bambini che ne soffrono appaiono spesso tesi, preoccupati per il loro comportamento o per ciò che avviene intorno e chiedono costanti rassicurazioni alle persone vicine. Essi hanno come la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere, come una disgrazia o una malattia, che possa colpire loro o le persone più care (quasi sempre i genitori).

L’incremento dello stato d’ansia altera, sia nei bambini che negli adulti, la capacità di percepire e descrivere in modo lucido ciò che realmente pensano o provano, incrementando ulteriormente lo stato d’ansia e la sensazione di perdita di controllo che portano allo sviluppo del circolo vizioso dell’ansia.

Il disturbo può accompagnarsi a importanti manifestazioni somatiche come mal di testa, tremori, pianti, mente offuscata, mal di stomaco, tensione muscolare, difficoltà ad addormentarsi, crisi di panico e nei casi più gravi vomito, febbre e rifiuto persistente di andare a scuola.


Il trattamento dell’ansia: psicoterapia e suggerimenti per i genitori

Molto spesso genitori e insegnanti tendono a sottovalutare il disturbo d’ansia considerando i comportamenti del bambino come il frutto di capricci o mancanza di voglia; ma è bene evidenziare che i sintomi ansiosi, se trascurati, tendono ad aumentare e a cronicizzarsi.

Per questo motivo è importante attivarsi con un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, il cui obiettivo è di incrementare la consapevolezza dei reali timori che si nascondono dietro i pensieri intrusivi e la capacità di gestire efficacemente gli stati emotivi ansiosi.

Il buon esito di una psicoterapia non può però prescindere dall’aiuto del contesto familiare che dovrà cercare di evitare il crearsi di un clima ansioso in famiglia o di aspettative eccessive nei confronti delle prestazioni scolastiche.

I genitori, quali massimi esperti nella conoscenza del proprio figlio, possono alleviare i suoi stati ansiosi seguendo alcuni piccoli suggerimenti:

  • distraete i vostri piccoli dall’ansia coinvolgendoli in qualche attività divertente;
  • evitate di sottolineare errori o difetti nei vostri figli, ricordate: nessuno è perfetto!
  • evitate commenti sarcastici o previsioni catastrofiche, il coraggio e l’ottimismo sono contagiosi come la paura e l’ansia;
  • affidate ai bambini qualche piccolo lavoretto domestico: una delle migliori risposte all’ansia è un sentimento di competenza, un senso di autostima per ciò che si sa fare;
  • evitate di lasciarli davanti agli schermi quando ci sono scene impressionanti o notizie tragiche;
  • ricordatevi inoltre che una storiella raccontata da voi prima di andare a dormire li tranquillizza e li prepara al sonno meglio di qualsiasi video.

Vuoi saperne di più?

Presso il Centro la Trottola si effettuano valutazioni psicodiagnostiche e trattamenti psicoterapeutici per tutte le tipologie di Disturbo d’Ansia.

Contattaci chiamando il 3312212505 oppure scrivendo a centrolatrottola@gmail.com

Il bambino che non gioca non è un bambino,
ma l’adulto che non gioca ha perso
per sempre il bambino che ha dentro di sé.
(Pablo Neruda)

Il bambino, a qualsiasi età, impara e scopre il mondo tramite il gioco… ed è proprio per questo motivo che non si dovrebbe mai smettere di giocare.

Il momento del gioco per i bambini è preziosissimo poiché, oltre a permette loro di divertirsi e svagarsi, stimola la creatività, favorisce l’apprendimento, lo sviluppo cognitivo e la socializzazione, grazie a continui stimoli motori, linguistici, visivi, cognitivi e relazionali.

Ci terremmo però a precisare, all’inizio di questo articolo, che voi siete i genitori dei vostri figli, non i loro allenatori, quindi ricordatevi di divertirvi e farli divertire, poiché il gioco deve essere un momento sereno e piacevole e non autorevolmente imposto.

Dopo questo breve, ma importante presupposto siamo pronti ad iniziare: abbiamo deciso di suddividere i giochi in diverse categorie, per aiutarvi nella scelta di quello che a voi sembra più adatto… buona lettura!

Giochi per stimolare la lettura:

Durante gli anni d’ingresso alla Scuola Primaria è importante avvicinare i bambini alle prime lettere e parole in maniera divertente e accattivante e questi giochi vi permettono di farlo:

  • ABC DRING!, Djeco: il bambino deve osservare le 4 immagini ricche di dettagli poste al centro del tavolo, girare una delle carte lettera a disposizione… e cercare più velocemente un oggetto/disegno che inizi con quella lettera. Il primo giocatore a suonare la campanella e dire la parola corretta vince la carta;
  • Kaleidos: simile al precedente, ma con immagini più grandi e ricche di particolari;
  • Speedy words, Creativamente: gioco “nomi, cose, animali..” rivisitato con carte accattivanti e da portarsi sempre in borsa. Lo scopo è trovare nomi di persone, mestieri, personaggi famosi, oggetti, animali, città, Stati e piante che inizino con la lettera indicata;
  • Rolling cubes parole e Rolling cubes frasi, Creativamente: durante il gioco bisogna tirare i dadi di legno e cecare di comporre la parola o la frase più lunga possibile.

giochiamo bambini

Giochi sull’attenzione visiva:

Le abilità visuo-spaziali e la capacità di analisi dell’informazione visiva fanno parte di quei requisiti che favoriscono gli apprendimenti della letto-scrittura.

Lo sapevate che è possibile stimolarli con alcune attività molto divertenti? Osservare attentamente le immagini, confrontarle tra loro, ricercare e discriminare i dettagli… sono alla base di tutti questi giochi:

  • Dobble: sappiamo di averlo già citato in moltissimi articoli, ma ci sarà un motivo se questo gioco ha vinto molti premi e riconoscimenti: cerca l’unico simbolo uguale tra due carte, più velocemente degli altri giocatori;
  • Immagini, Fattoria, Invenzioni, ecc, Dei piccoli: viene chiesto al giocatore di osservare l’immagine, memorizzare i dettagli e, dopo averla coperta, rispondere alle domande correttamente;
  • Bicchieri sprint, Giochi Uniti: i giocatori devono, più rapidamente degli altri, disporre nel modo corretto i loro bicchieri colorati, nel modo indicato dalla carta..;
  • Cortex challenge, Asterion: il giocatore, per vincere, deve completare il proprio cervello cartaceo, superando diverse prove, tra cui labirinti, ricerca di simbolo ripetuto, ecc.

Giochi di carte:

I giochi con le carte sono tra i più antichi e diffusi, stimolano la socializzazione, la strategia, l’anticipazione, il conteggio e la memoria! Vediamo qualche gioco classico e qualcuno invece nuovo:

  • Piou Piou: il primo giocatore che riesce a non farsi rubare le uova e a far nascere 3 pulcini vince! Un gioco divertente per stimolare la concentrazione, l’attenzione e la progettazione della propria strategia di gioco;
  • Tip Top Clap: un gioco che stimola la memoria e la creatività con un susseguirsi di rumori e imitazioni. A turno si gira la prima carta del mazzo centrale e il giocatore deve mimare/eseguire l’azione indicata sulla carta, ma non è tutto il giocatore successivo girerà la nuova carta del mazzo e coprirà la carta precedente, bisogna ricordarsi la sequenza!
  • Carte “a Uno”: il giocatore che per primo riesce a liberarsi di tutte le carte che ha in mano vince, ma attenti i vostri amici possono essere molto simpatici e regalarvi montagne di carte proprio quando stavate per vincere! Analisi, attenzione, socializzazione, strategia e tanto divertimento!
  • Scopa o Briscola: tra i giochi di carte più conosciuti e diffusi tra gli adulti, perché non insegnarli anche ai nostri bambini? Tanta memoria, anticipazione, attenzione, e strategia! Pronti con i mazzi?

Giochi in scatola:

Oltre che divertentissimi sono importantissimi per stimolare il rispetto dei turni e delle regole, il mantenimento della concentrazione, la socializzazione e le abilità deduttive:

  • Monopoli, Cluedo e Risiko: non necessitano di spiegazioni, permettono al bambino di crearsi una strategia, aumentare i tempi attentivi e lavorare sul numero e sulle quantità (i soldi in Monopoli o i carri armati in Risiko);
  • Dixit: vincitore di innumerevoli premi, stimola la fantasia, le abilità narrative e semantiche..;
  • Il labirinto magico: ogni giocatore cerca di aprirsi un varco fra le pareti del labirinto che si trasforma continuamente! Analisi, attenzione, strategia, progettazione e anticipazione, flessibilità, problem solving, tanto divertimento e tanta magia nel labirinto;
  • Pictionary: bisogna disegnare la parola e farla indovinare agli altri giocatori, stimolando il lessico e le abilità grafiche.

giochiamo

Giochi di motricità fine:

I giochi che stimolano l’utilizzo della motricità fine sono fondamentali per allenare la capacità di utilizzo delle dita e del polso, abilità fondamentali per la corretta impugnatura della penna per la scrittura. Vediamo come possiamo allenarla divertendoci:

  • Shangai: chi di noi non ci ha giocato almeno una volta? Si gioca su un tavolo con 41 bastoncini lasciati cadere al centro, a turno si prova a prendere un bastoncino alla volta senza far muovere nessuno degli altri! Ci riuscirete? Chi raccoglierà più bastoncini sarà il vincitore! Attenzione, concentrazione, controllo tonico, coordinazione occhio-mano, anticipazione e tanto altro;
  • Salva le scimmie: Sfila i bastoncini dall’albero senza far cadere le scimmie che vi ci sono appese! Il giocatore che ne fa cadere di meno vince! Tanta concentrazione, anticipazione, controllo tonico, coordinazione occhio-mano e adrenalina a non finire;
  • Il labirinto magico: libera la pallina dalla torre in cui è intrappolata e falle percorrere il labirinto in lungo e in largo! Tanta attenzione, controllo tonico e fino-motorio, sinergia bimanuale, coordinazione occhio-mano e soprattutto tanta pazienza e soddisfazione alla fine! Pronti a sfidare il labirinto?;
  • Chiodini: non si è mai troppo grandi o piccoli per dare sfogo alla fantasia e ai colori con i chiodini! Possiamo inventare le forme e i disegni più belli oppure possiamo prendere spunto da dei disegni già completati, l’importante è farlo con i chiodini colorati. Analisi, memoria di lavoro, controllo fino-motorio, coordinazione occhio-mano, progettazione e tanta fantasia.

Con questi suggerimenti divertenti si conclude la nostra piccola rubrica scritta a quattro mani!

Se qualcosa degli argomenti trattati, o dei giochi proposti, non vi è chiaro o volete ulteriori informazioni non esitate, Contattateci!

Avete degli argomenti che vi interessano e che volete proporci? Scriveteci, saremo lieti di poterli approfondire!

 

Dott.ssa Alice Bellini, Logopedista. Master in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva

Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Terapista DIR Floortime, Insegnante Certificato A.I.M.I., IBFF® Official Instructor

Bambini bilingue

Chiacchierando con le mamme di bambini in differenti spazi-gioco, una delle domande più frequenti che mi è stata posta è quella relativa allo sviluppo linguistico dei bambini bilingue e a come affrontare l’apprendimento di due lingue differenti.

Di fatto le famiglie con genitori di nazionalità e lingue madri differenti sono diventate al giorno d’oggi realtà comuni a molti e, di conseguenza, i bambini bilingue sono sempre più numerosi.

Spesso il bilinguismo viene vissuto dai genitori come una difficoltà aggiunta per i loro bambini: certo apprendere simultaneamente due lingue di certo non è facile come apprenderne una sola e questo sovraccarico di informazioni potrebbe generare un ritardo nello sviluppo linguistico.

È bene però ricordare che una lingua è sempre un patrimonio culturale preziosissimo che va salvaguardato: i bambini che hanno la possibilità di apprenderla sin da piccoli, semplicemente sentendo parlare i loro genitori, hanno a disposizione una grandissima risorsa non concessa a tutti.

Che cosa vuol dire però essere bilingue e che cos’è in realtà il bilinguismo? Il bilinguismo è uguale per tutti? Qual è il limite temporale per poter diventare bilingue a tutti gli effetti?

Nelle prossime righe cercherò di rispondere a dubbi e domande che mi sono stati posti da genitori di bambini bilingue.

BAMBINI BILINGUE: CHE COS’È IL BILINGUISMO?

È molto difficile dare una definizione universalmente condivisa di bilinguismo.

Trattandosi di un complesso fenomeno neuropsicologico e socio-culturale che coinvolge dimensioni individuali e sociali, la condizione di bilinguismo costituisce una fonte di interesse per studiosi, teorici e scienziati ma anche per chi ne ha a che fare e prova a comprenderne tutte le sue sfaccettature.

Le teorie sul bilinguismo sono numerose, come gli studi che le sostengono, soprattutto in merito alla localizzazione cerebrale delle lingue, ai modelli del cervello bilingue e agli effetti che il bilinguismo può avere sulle abilità cognitive generali.

Il bilingue non è identificabile in “colui che parla due lingue” e non è semplicemente “l’unione di due monolingue”.

Dobbiamo tenere presente che dietro al bilinguismo c’è sempre una multiculturalità e la lingua è soltanto la punta dell’iceberg.

BAMBINI BILINGUE: SONO TUTTI UGUALI?

Non esiste una sola tipologia di bilinguismo e non tutti i bambini bilingue sono uguali, nel senso che non tutti presentano le stesse competenze nelle lingue. A tal proposito per mettere ordine e fare chiarezza sulle differenze tra i bilingue e sui criteri che entrano in gioco nella determinazione del bilinguismo, è stata stilata una classificazione basata sui criteri di:

  • Età di acquisizione della seconda lingua rispetto alla prima
    • Precoce e simultaneo se l’esposizione è fin dalla nascita a entrambe le lingue
    • Precoce e consecutivo se l’esposizione alla seconda lingua (L2) avviene dopo i 3 anni
    • Tardivo se esposizione a L2 dopo i 6 anni
  • Relazione tra sviluppo cognitivo e linguistico
    • Compatto: se vi è la presenza di due codici immagazzinati in un’unica unità di significato e le due lingue sono acquisite contemporaneamente in famiglia.
    • Coordinato: soggetto in possesso di due strutture linguistiche apprese in modo indipendente l’una dall’altra, che possono essere controllate in modo distinto. L2 è appresa in modo perfetto ma fuori dalla famiglia.
    • Subordinato: L2 è usato come intermediaria a L1. In pratica la prima lingua perde pian piano di importanza e L2 diventa più importante in quanto quella dell’ambiente sociale.
  • Grado di fluenza e competenza raggiunto nelle lingue
    • Bilanciato: un individuo conosce le due lingue allo stesso livello
    • Dominante: una delle due lingue è più sviluppata

BAMBINI BILINGUE: LIMITI TEMPORALI

Anche se è difficile indicare un limite temporale sicuro entro il quale si compie il cosiddetto «periodo critico» per l’acquisizione completa delle lingue, numerosi studi mostrano che l’età di otto anni sembra essere cruciale in questo senso.

A quest’età un bambino ha generalmente già terminato lo sviluppo fonologico e morfosintattico della sua prima lingua. Si considera  che un’acquisizione completa della seconda lingua sia meglio realizzabile quando non ha ancora avuto termine lo sviluppo della prima.

Entro gli otto anni i bambini possono apprendere numerose procedure relative alle diverse lingue, probabilmente a causa della plasticità di certe strutture del cervello che sottendono la rappresentazione cerebrale di alcune componenti fondamentali del linguaggio.

Superata quest’età, invece, essi tenderanno ad applicare le regole morfologiche e le strutture sintattiche della prima lingua alla seconda, facendo risultare l’acquisizione di quest’ultima cognitivamente più dispendiosa oltre che difficilmente associata ad una piena competenza.

In linea generale possiamo perciò sostenere che le persone esposte ad una seconda lingua dopo la pubertà, presentano importanti limitazioni grammaticali e fonologiche rispetto alle persone esposte alla seconda lingua entro i sette-otto anni, quando ha probabilmente termine il periodo critico per l’apprendimento di questi aspetti delle lingue.

La clinica suggerisce che un bambino per poter acquisire una L2 deve essere esposto alla lingua per un periodo di tempo sufficiente (almeno 2-3 anni). I tempi di apprendimento linguistico sono sempre estremamente variabili e soggettivi.

Il bilinguismo è al giorni d’oggi una realtà comune a molti, una potenzialità e opportunità enorme che spesso i genitori, perché spaventati o poco informati, non sono in grado di cogliere e valorizzare al meglio.

La Dott.ssa Nicole Baresi, logopedista presso il nostro Centro si occupa anche della presa in carico di genitori e bambini bilingue. Per dubbi, informazioni o fissare un colloquio con la Dott.ssa Baresi potete contattare il numero 331 221 2505 oppure inviare una mail a centrolatrottola@gmail.com.