Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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scrivere per imparare

Scrivere è un’abilità che tutti apprendiamo ma ci siamo mai fermati a chiederci se è facile o è difficile?

Da quando siamo “diventati grandi” scrivere è un gesto motorio che svolgiamo con naturalezza, senza pensarci e in modo del tutto automatico, ma se ripensiamo solo per un momento a tutti quegli anni che abbiamo dedicato all’apprendimento della scrittura, forse potremmo renderci conto di quanto tempo e quanta fatica serva per imparare a scrivere.

Scrivere che passione!

La scrittura è uno dei gesti motori più complessi che possiamo acquisire, basta pensare che in media un bambino impiega circa 7 anni per imparare a scrivere bene.

Non si può ridurre la scrittura ad una definizione univoca esaustiva, perché è un’importante mezzo di comunicazione, un processo di decodificazione e manipolazione di segni grafici arbitrari convenzionali, un’importante abilità cognitiva ed una complessa abilità motoria.

Solo pensare a quante competenze e quanti significati si integrano tra loro nel processo di produzione grafica, ci permette di iniziare ad immaginare quanto complesso sia il suo apprendimento.

Possiamo quindi comprendere che ciò richiede un tempismo di apprendimento corretto, né anticipato né posticipato, poiché la sua realizzazione dipende dalla maturazione e dall’integrazione di diverse competenze tra cui quelle linguistiche, visive, motorie, cognitive, posturali e di coordinazione oculo-manuale.

Pertanto possiamo distinguere due tipi di processi coinvolti nel gesto di produzione grafica:

  • Processi esecutivi : i gesti motori in sé e per sé che vanno a costituire l’esecuzione motoria della scrittura. Questi coinvolgono e integrano abilità come la coordinazione oculo-manuale, l’orientamento sinistra-destra, l’organizzazione e la gestione dello spazio, i movimenti  di rotazione e prono-supinazione del polso, la fluidità del gesto e il controllo posturale.
  • Processi costruttivi: la capacità cognitiva di analizzare e manipolare una parola tramite canale uditivo, grafico e di rappresentazione che nel tempo si trasforma anche in un’abilità predittiva e programmativa di un testo complesso. 

La scrittura: un apprendimento fase-specifico

Abbiamo visto come il processo di apprendimento della scrittura sia complesso, duraturo nel tempo e richieda un corretto tempismo nel rispetto delle competenze del bambino, non a caso si inizia ad imparare a scrivere tra i 5 e i 7 anni, dunque nei primi anni della scuola primaria e non nei primi anni della scuola dell’infanzia.

Una delle domande che tutti ci poniamo, e che spesso viene posta anche a noi professionisti, è la seguente: è utile che il bambino impari a leggere e scrivere prima che inizi la scuola primaria?

La risposta è: dipende!

Voglio farvi io ora una domanda per ragionare insieme su questo punto: è giusto da parte di genitori ed insegnanti,bloccare o forzare l’interesse o lo stimolo di un bambino di 4 o 5 anni verso la lettura o la scrittura di parole?

Penso che il punto fondamentale stia nel fatto che ogni bambino ha il suo ritmo personale di crescita, esistono della tappe comuni sì, ma ognuno ci arriva con un suo tempismo.

Se il tuo bambino a 4 o 5 anni comincia già a mostrare interesse per le “letterine” dell’alfabeto, le cerca, le guarda ovunque, le vede e prova a riprodurle, va benissimo, non blocchiamolo, non limitiamo questo suo interesse spontaneo pensando che non sia ancora il momento.

Allo stesso modo vale l’esempio opposto, se il tuo bambino di 4 o 5 anni non mostra interesse per le “letterine” dell’alfabeto questo non deve essere motivo di ansia o preoccupazione e, soprattutto, non deve spingerti a forzare quell’interesse imponendoglielo.

Come posso quindi io genitore aiutare il mio bambino a casa?

L’apprendimento della letto-scrittura è una competenza affidata alla scuola primaria, ma oggi si parla molto di quelli che sono i prerequisiti all’apprendimento, ovvero tutte quelle competenze e abilità che stanno alla base degli apprendimenti scolastici.

I prerequisiti sono competenze che il bambino acquisisce durante i primi 5-6 anni di vita e il segreto per conquistarli è semplicissimo: giocare!

Non è un caso che l’apprendimento dei prerequisiti sia una competenza affidata alla scuola dell’infanzia, perché i bambini nei primi anni di vita passano gran parte della loro giornata a giocare, ed è proprio all’interno del gioco che il bambino scopre sé stesso e il mondo che lo circonda.

Il gioco è un lavoro serio! Grazie a esso il bambino stimola la propria coordinazione oculo-manuale, l’orientamento sinistra-destra, la conoscenza, l’organizzazione e la gestione dello spazio, la motricità fine e grossolana, i movimenti  di rotazione e prono-supinazione del polso, l’utilizzo selettivo delle dita della mano, la fluidità del gesto, la conoscenza del proprio schema corporeo e il controllo posturale.

Posso quindi anche io genitore aiutare il mio bambino ad essere pronto ad imparare a leggere e a scrivere quando andrà in prima elementare?

Assolutamente sì, e puoi farlo sin dai suoi primi mesi di vita stimolandolo correttamente, giocando con lui, incoraggiandolo all’autonomia e all’esplorazione.

Con bambini molto piccoli possiamo proporre dei giochi morbidi, colorati, ricchi di sporgenze, così che possano afferrarli modificando e adattando la posizione delle proprie mani e stimolando la coordinazione oculo-manuale.

Quando il bambino cresce si possono proporre giochi ad incastro, lego, puzzle che vanno ad allenare le abilità fino-motorie, di coordinazione, costruttive e spaziali.

I bambini più grandi possono essere invece coinvolti in attività più interessanti come attività di impasto, attività come tagliare, incollare, infilare, allacciare, dare loro la possibilità di giocare con strumenti musicali giocattolo, fare insieme le bolle di sapone costruendo dei cerchi da soffiare etc.

Ci si può veramente sbizzarrire nel trovare quali attività proporre!

Pensiamo anche ad attività quotidiane come la pulizia della casa, il momento della preparazione del pasto e della tavola, o il momento della manutenzione del giardino, se vissute in modo giocoso, adattate alle competenze del proprio bambino e se condivise con i propri genitori, diventano tutte bellissime attività che possono fortemente stimolare l’autonomia e tutti quei prerequisiti all’apprendimento sopra citati.

Scrittura e neuropsicomotricità

La terapia neuropsicomotoria si inserisce nel discorso dell’apprendimento della scrittura quando nei primi anni di vita le difficoltà del bambino persistono e non migliorano nel tempo, nonostante sia presente un’adeguata stimolazione ludica.

In questi casi con la terapia neuropsicomotoria si può fare un lavoro specifico pensato proprio a quei prerequisiti dell’apprendimento che risultano deficitari, partendo quindi da una motricità globale che mano a mano si focalizzerà su gesti più controllati e fino-motori.

Il neuropsicomotricista ha quindi la possibilità di intervenire durante gli anni della scuola dell’infanzia, permettendo così un’osservazione, una valutazione e una presa in carico che consentano una stimolazione specifica precoce dei bambini che presentano queste difficoltà, dando così loro la possibilità di un recupero migliore e, dunque, di arrivare più preparati all’inizio della scuola primaria.

Potete trovarmi presso il Centro La Trottola.

Per maggiori informazioni scrivete una email a centrolatrottola@gmail.com o visitate la nostra pagina Facebook “La Trottola – Centro per l’Età Evolutiva”.

Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Terapista DIR Floortime, Insegnante Certificato A.I.M.I., IBFF® Official Instructor

mindfulness

Sì, SCOPRI DI COSA SI TRATTA E QUALI SONO I VANTAGGI.  

Che cosa intendiamo esattamente con il termine mindfulness?

Mindfulness è un termine inglese che può essere tradotto con: consapevolezza, “ricordo di sé” o presenza mentale.

È un termine generico usato per indicare un gran numero di pratiche, processi e caratteristiche in relazione alle capacità d’attenzione, consapevolezza, memoria, accettazione e discernimento.

La mindfulness costituisce un training fisico e mentale volto innanzitutto alla rieducazione dell’attenzione. Essa non è dunque una tecnica per coltivare il rilassamento, come si tende a pensare in occidente, bensì una pratica finalizzata a sviluppare la consapevolezza attraverso l’attenzione volontaria.

L’attenzione è una delle funzioni psicologiche umane più importanti, centrale in tutti gli ambiti cognitivi e socio-culturali, inclusi quello dell’apprendimento e dell’educazione.

La meditazione di consapevolezza è un compito che richiede un determinato sforzo cognitivo e attentivo, almeno nelle fasi iniziali e intermedie della pratica, perché essa si oppone alla naturale abitudine degli individui di vivere in maniera eccessivamente reattiva e automatizzata.

La meditazione ci insegna dunque a “fermarci”, ad agire in maniera più efficace sugli eventi che si presentano nella nostra quotidianità, evitando di mettere in atto reazioni comportamentali automatiche, schemi mentali ripetitivi, riflessi condizionati, pregiudizi e ruminazioni mentali molte volte inadeguate e causa di sofferenza fisica e psichica.

QUALI SONO I PRINCIPALI SCHEMI D’AZIONE ATTRAVERSO I QUALI LA MINDFULNESS ESERCITA I SUOI EFFETTI?

1) Regolazione più efficiente dell’attenzione

La regolazione dell’attenzione viene intesa come la capacità di focalizzare la stessa in maniera sostenuta per un periodo di tempo prolungato su un singolo oggetto (ad esempio il respiro), ritornando gentilmente al compito qualora la mente tenda a divagare.

Ricerche in questo campo hanno riscontrato che la pratica della mindfulness può contribuire a ridurre i rimugini mentali rivolti al passato e al futuro, sviluppare le capacità attentive e sostenere la flessibilità cognitiva.

2) Migliora la capacità di regolazione delle emozioni

La regolazione delle emozioni fa riferimento all’insieme dei processi e delle strategie comportamentali e cognitive attraverso le quali l’individuo influenza il verificarsi, l’intensità, la durata e l’espressione delle proprie emozioni, sia negative che positive.

La meditazione sembra chiamare in causa meccanismi quali esposizione, estinzione e riconsolidamento: con questa pratica impariamo a fermarci di fronte all’esperienza che stiamo vivendo, a osservare le emozioni collegate riconoscendole per quello che sono, cercando di non identificarci e farci trascinare da esse. Quest’atteggiamento rende più semplice estinguere i condizionamenti negativi rispetto ad un’esperienza emotivamente stressante che quindi può essere riconsolidata come meno negativa.

La mindfulness è in grado di ridurre gli stati d’animo negativi, migliorando quelli positivi, contribuendo altresì a ridurre i rimugini mentali e la reattività emotiva.

Per tali aspetti questa forma di meditazione può risultare uno strumento importante nei disturbi caratterizzati da una ridotta capacità di regolazione emotiva, come avviene per esempio in caso di ansia o depressione, o nei disturbi di personalità (come il disturbo borderline di personalità).

In tal senso, con un coinvolgimento attivo dell’attenzione, può rivelarsi uno strumento di supporto utile sia a livello di ristrutturazione del significato di uno stimolo emotivo, in modo da cambiare la propria risposta allo stesso, sia a livello di esposizione alle diverse emozioni (positive e negative) che si manifestano nel campo dell’esperienza.

3) Consapevolezza del corpo e rappresentazione del Sé.

La pratica mindfulness insegna alle persone a prestare maggiore attenzione e a percepire le sensazioni che attraversano il loro corpo momento dopo momento.

In questa maniera è possibile diventare facilmente consapevoli delle proprie emozioni, così da regolarle in modo migliore.

Questa capacità di prestare attenzione, di ricordare sé stessi nel momento presente, è stata definita “ripercezione”. Si tratta di una sorta di rotazione della coscienza che può portare a un cambiamento di prospettiva sul sé. Questo ci aiuta a disidentificarci da un senso del sé statico e stabile che spesso ci creiamo e che spesso ci autolimita facendoci soffrire.

L’idea di essere caratterizzati da un mutamento continuo può contribuire a farci identificare con maggiore chiarezza, obiettività ed equanimità i meccanismi mentali, le consuetudini e gli automatismi alla base delle nostre valutazioni, e questo può portare alla creazione di una prospettiva più genuina, flessibile e matura sul sé.

QUALI SONO I BENEFICI DELLA MINDFULNESS PRATICATA IN ETA’ EVOLUTIVA?

Una crescente mole di studi suggerisce che aiutare i bambini a sviluppare delle buone abilità di regolazione emotiva precocemente, rappresenta una grossa differenza per quanto riguarda la loro salute e il loro benessere a lungo termine.

Il funzionamento e il comportamento socio-emotivo dei bambini iniziano a stabilizzarsi intorno agli otto anni e grazie ad essi possono fare previsioni circa il comportamento e la salute mentale in fasi successive di vita.

Se i bambini imparano ad esprimere le emozioni in modo costruttivo e intraprendono relazioni affettuose e rispettose durante gli anni della scuola primaria, è più probabile che crescendo evitino di incorrere in depressione, violenza e altri seri problemi di salute mentale.

La mindfulness può essere insegnata con opportuni accorgimenti anche in età evolutiva a partire dai 5 anni di età con l’obiettivo, come per gli adulti, di aumentare la consapevolezza di quello che accade intorno e nella mente.

Grazie a questa pratica i nostri piccoli possono imparare a sperimentare le emozioni difficili come transitorie e situazionali, piuttosto che come condizione permanente a loro intrinseca. Possono vedere che è possibile avere un certo controllo sul modo di rispondere alle proprie emozioni assumendo una modalità più consapevole piuttosto che reagire inconsapevolmente agli stimoli interni ed esterni.

Quando si insegnano le abilità socio-emotive e queste vengono padroneggiate, esse consentono ai bambini di avere successo non soltanto a scuola ma in qualunque percorso essi intraprendano nella vita.

Se vuoi saperne di più sull’utilizzo della pratica mindfulness presso il centro per l’età evolutiva La Trottola, contattaci tramite e-mail scrivendo a centrolatrottola@gmail.com oppure chiamaci al 3312212505.

Grazie per l’attenzione!

Riferimenti bibliografici

Crescentini C., Menghini D. La mindfulness per l’ADHD e i disturbi del neurosviluppo. Ed. Centro studi Erickson S.p.a. (2019). Trento

Lantieri L. Costruire l’intelligenza emotiva. Ed. la meridiana partenze (2016).

Genitori efficaci

Spesso i figli si lamentano del fatto che parlare con i genitori sia inutile, se non addirittura rischioso e compromettente. Ne consegue che i genitori perdano occasioni significative per aiutare i figli ad essere autonomi nella gestione dei loro problemi.

L’Ascolto è un’abilità relazionale di grande importanza con i figli, di tutte le età. Quando riusciamo a connetterci con i loro sentimenti e significati e comunicargli la nostra accettazione, siamo di grande aiuto. In questo modo permettiamo loro di sentirsi accolti e aver fiducia in loro stessi e nella nostra relazione.

Questo è un trampolino di lancio verso l’attuazione di cambiamenti significativi che risolvono le difficoltà che sentono.
Il corso Genitori Efficaci si prefigge di insegnare ai genitori l’abilità di ascolto e un metodo utile da utilizzare quando i figli vivono un problema.

Un metodo per far si che i genitori siano più efficaci nell’ascolto dei figli

I genitori che imparano ad esprimere con le parole un’autentica accettazione del figlio, dispongono di uno strumento potente per produrre risultati importanti. La sensazione di essere compresi incoraggia l’auto-accettazione e l’auto-stima sia del figlio che del genitore.

Il corso Genitori Efficaci si prefigge di fornire informazioni utili per affrontare nel modo migliore possibile i momenti di disagio, diffidenza, paura di parlare e inibizione dei figli. Le valutazioni, i giudizi, le critiche, le prediche, i moralismi, gli ordini e le ammonizioni rendono aride e non armoniche le relazioni tra genitori e figli. I figli temono tutto ciò.

Il Metodo Gordon offre l’opportunità di assumere un atteggiamento empatico.

L’empatia non è altro che la capacità di cogliere, comprendere e porsi nello stato d’animo o nella situazione altrui, percependo il suo vissuto. L’empatia è uno degli strumenti basilari di comunicazione efficace e gratificante. L’empatia rende necessario l’ascolto.

Cosa fare quindi quando i figli hanno un problema:
ascolto passivo: mostrare attenzione e “intenzione” (un buon contatto oculare/postura di vicinanza), silenzio “partecipe” (restare tranquilli soprattutto quando il figlio sta provando un emozione intensa), cenni di conferma (che dimostrano che state ascoltando), frasi apripista (che invitano il figlio a esprimersi di più (“ti va di parlarne?”)
ascolto attivo: rispecchiare ciò che l’altro ha espresso: fatti e emozioni, riformulare ciò che l’altro ha detto nelle componenti verbali (“hai litigato con un tuo amico”) ed emozionali (“sei dispiaciuto”).

Queste sono modalità base per dimostrare attenzione e accettazione verso i figli quando stanno vivendo una problematica che li mette in difficoltà.

Il corso Genitori Efficaci predispone a facilitare e favorire un atteggiamento empatico accettante, terreno fertile che permette anche a un piccolo seme di esprimere il suo potenziale e svilupparsi in un bel fiore.

Genitori Efficaci: 24 ore per imparare ad ascoltare i figli in modo che si sentano compresi.

Quando sono in difficoltà spesso i figli conoscono bene la causa di questa difficoltà. Nel caso in cui invece siano confusi e non sappiano esprimere bene cosa provano, l’ascolto attivo permette di chiarire indizi poco chiari anche a loro.

Sentire espresso dal genitore con chiarezza il problema, consente ai figli di porsi nella condizione di risolverlo poi autonomamente. Se avranno chiaro di “essere dispiaciuti per aver litigato con un amico”, se sentiranno il loro problema riformulato dal genitore, avranno più probabilità di porne rimedio in modo spontaneo.

Imparare l’Ascolto nella forma attiva e passiva è un elemento fondamentale per sentirsi accolti, ascoltati e accettati ed è una risorsa importante che i genitori possono apprendere.

Vi aspetto al corso Genitori Efficaci, da lunedì 9 marzo.

Info e iscrizioni: volpisimona@hotmail.com o centrolatrottola@gmail.com
Dott.ssa Simona Volpi
Psicologa – Psicoterapeuta – Formatrice Gordon