Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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funzioni esecutive

COSA SONO

Rebecca Branstetter definisce le funzioni esecutive come “I processi cognitivi necessari per pensare, gestire la propria vita, valutare e risolvere problemi e raggiungere obiettivi”. Sono il “capo del cervello”, un omino che governa tutti i processi che ci permetteranno di raggiungere un obiettivo fissato, come completare un compito o organizzare una festa con gli amici.

La regione del cervello associata alle funzioni esecutive è la corteccia prefrontale. Questa continua a svilupparsi fino ai primi anni dell’età adulta. Le funzioni esecutive sono tra le ultime a terminare la piena maturazione.

COME SI SVILUPPANO

Non esiste un’età precisa in cui un’abilità si può dire acquisita. L’età in cui i ragazzi saranno in grado di compiere un’attività in autonomia varierà. È utile in questo caso, fare un confronto (senza esagerare) tra le competenze acquisite da vostro figlio e i suoi  coetanei.

Il bambino che mostra ritardi nelle funzioni esecutive presenta un livello di autonomia minore rispetto ai coetanei. Se i ritardi sono problematici, è opportuno richiedere una valutazione: molti, infatti, sono i disturbi che tra i sintomi presentano un ritardo nelle funzioni esecutive. Tra i disturbi più comuni, ricordiamo il disturbo da deficit di attenzione/iperattività ADHD e i disturbi specifici dell’apprendimento DSA.

FUNZIONI ESECUTIVE E COMPITI A CASA

Le funzioni esecutive favoriscono e sostengono l’apprendimento non solo a livello scolastico, ma in diverse aree della vita, attraverso il focus attentivo, la pianificazione e L’organizzazione delle attività.

Per capirne meglio l’importanza, analizziamo la definizione di compiti.

I compiti, secondo Keith e De Graff, sono “quell’insieme di attività assegnate dagli insegnanti che gli alunni sono chiamati ad eseguire al termine dell’attività scolastica”.

Dal punto di vista dell’insegnante, i compiti rappresentano un’occasione in cui viene sollecitata l’autonomia degli studenti, un’occasione per promuovere una tenuta attentiva, una competenza organizzativa e un’abilità nella pianificazione delle differenti attività, progressivamente maggiori. Ecco, che ritorna la definizione di funzione esecutiva. I compiti pomeridiani, pertanto, sono un vero e proprio banco di prova per lo sviluppo delle funzioni esecutive.

La realizzazione dei compiti a casa può rappresentare, per molte famiglie, un momento caotico, una vera e propria battaglia. Obiettivo di un genitore è quello di comprendere l’obiettivo formativo primario sotteso all’esecuzione di un determinato compito, in modo da iniziare a sviluppare una competenza educativa, che consenta di affrontare al meglio le difficoltà dei propri figli.

Un ritardo nelle funzioni esecutive, impedisce di affrontare in modo strategico i pomeriggi più impegnativi, durante i quali una cattiva organizzazione non permette di gestire al meglio ad esempio, più attività.

L’HOMEWORK TUTOR

Sostenere un bambino con queste difficoltà organizzative, diventa di primaria importanza; abbiamo già imparato a conoscere la figura dell’Homework tutor. Questo ruolo può essere ricoperto da un membro della famiglia, meglio ancora da un professionista qualificato, che ha come obiettivo primario quello di “supportare lo studente nello sviluppo delle proprie competenze esecutive, che farà qualcosa prima, durante e dopo la fase di svolgimento dei compiti, sia per aiutare gli studenti a gestire la situazione con successo, sia per aiutarli a interiorizzare un processo in modo che possano interiorizzare l’indiPendenza” ( Dawson e Guare).

  • Offrire al ragazzo un’esperienza di “essere in grado di”.
  • Incrementare i livelli di autostima, aiutando i ragazzi a riconoscere le loro abilità e ad individuare i loro limiti, riconoscendo i loro sforzi e la loro fatica anche quando i risultati non sono quelli che vorremmo e rinforzanzo positivamente i loro successi. Purtroppo, in presenza di insuccesso scolastico, questo verrà interpretato come prova della propria inadeguatezza e della propria incapacità, alimentando un circolo vizioso da cui è difficile uscirne.
  • Favorire ed implementare l’autonomia nell’apprendimento attraverso la consapevolezza di sé e l’accettazione delle proprie caratteristiche.
  • Insegnare ai ragazzi ad organizzare lo studio e il materiale scolastico, (preparazione in maniera attiva da parte dello studente di riassunti, mappe concettuali e schemi);
  • Realizzazione di un planning di studio settimanale, inizialmente ad opera del tutor, per poi arrivare alla completa autonomia da parte dello studente.
  • Migliorare le strategie di studio e la gestione delle situazioni di difficoltà, che i ragazzi possono sperimentare nell’organizzazione dei materiali e dei tempi di studio.
  • Insegnare ai ragazzi ad utilizzare le tecnologie (tablet, pc, app quali cmap tools, photo math, …) in funzione dei diversi stili di apprendimento e delle capacità di ciascuno;
  • Sperimentare l’utilizzo di diversi strumenti compensativi, per svolgere i compiti nella maniera più efficace, in linea con stile di apprendimento di ciascuno;
  • Costruire una buona rete di collaborazione fra ragazzo, famiglia, scuola e/o specialisti.

COMPITI E VACANZE ESTIVE

I compiti delle vacanze sono i primi della classifica delle attività meno gradite e ritenute inutili da parte degli studenti.

L’inizio delle vacanze estive deve essere considerato al pari di un capodanno: si fa un bilancio dell’anno scolastico vecchio e si fanno i propositi per il nuovo. E’ opportuno coinvolgere direttamente il ragazzo, per farlo riflettere sulle difficoltà che ha avuto durante l’anno: solo attraverso la consapevolezza dei problemi è possibile il miglioramento.

Se vostro figlio si trova indietro in una certa area di competenze, potreste considerare di fargli fare un potenziamento specifico durante l’estate. In questo modo, avrà maggiori possibilità di restare al passo nel nuovo anno scolastico. E’ più facile impostare un lavoro specifico quando non c’è l’ansia del ritmo pressante di verifiche e interrogazioni.

Le vacanze possono permettere di recuperare il gap con il programma scolastico e ridurne lo scarto possibilmente al fotofinish, così come è possibile lavorare in maniera più mirata sulla difficoltà specifica.

Presso il Centro la Trottola, in via Enrico Fermi 10, a partire da giugno sarà attivo un servizio di potenziamento estivo.

Per maggiori informazioni contattare la dott.ssa Sabrina Conti – TUTOR DSA ADHD – centrolatrottola@gmail.com

svezzamento

In questi giorni sulle pagine social del Centro La Trottola mi sono lungamente dedicata ad approfondire il tema dell’introduzione di alimenti complementari nella dieta del lattante.

Molti di voi conoscono questa tappa evolutiva con il nome di divezzamento e sanno, per esperienza diretta o per sentito dire, quanto possa essere faticosa a causa delle molteplici implicazioni emotive e di relazione.

Questo articolo nasce con la volontà di rasserenare gli animi e ha come primo obiettivo quello di fare chiarezza, descrivendo in modo semplice le differenze, qualora sussistano, tra i diversi approcci di introduzione all’alimentazione solida e semi – solida.

Partiamo dalle definizioni.

Alimentazione complementare è la formula con cui si indica il passaggio da una dieta esclusiva a base di latte a un’alimentazione che introduce l’assunzione di cibo solido o semi- solido. Come già accennato, si tratta di una vera e propria tappa evolutiva, poiché la crescita del bambino si realizza, tra le altre cose, anche attraverso il cambio di alimentazione.

In altre parole, per il bambino è arrivato il momento di sperimentare nuovi sapori, nuove  consistenze, nuovi profumi, nuovi suoni e tanti colori.
Svezzamento è un termine antico, il cui significato letterale è “togliere il vizio”. Tuttavia, è ormai consolidato che l’allattamento non è un vizio e neppure una dieta a base di latte lo è. Questo è il motivo principale per cui tendo a non utilizzare questa terminologia, che insieme ad auto svezzamento crea un sacco di dubbi nei genitori, e a breve ti spiegherò il perché.

Quando devo iniziare il divezzamento?

La risposta corretta è quando il tuo bambino si sente pronto.

Come faccio a capire se il momento fatidico è finalmente arrivato?

E’ molto semplice. Trasformati in attenta osservatrice e inizia a valutare se ha imparato a stare seduto da solo, se non oscilla, cade o si accartoccia su se stesso senza l’ausilio di supporti, come ad esempio cuscini, coperte o pareti.
Deve poi aver perso il riflesso di protrusione della lingua, ovvero presta attenzione se quando avvicina qualcosa alla bocca estroflette ancora la lingua.

Osserva se ha imparato a portare alla bocca con intenzione gli oggetti che riesce ad afferrare e che manipola e se è interessato a scoprire cosa c’è in tavola.

In quali tempi e modalità si realizza il cambio di alimentazione? L’importanza del gioco

Molti genitori mi chiedono spesso se il bambino, da un giorno all’altro, smetterà di desiderare il latte (materno o formulato), in favore di una nuova alimentazione più simile a quella di mamma e papà.

Ovviamente non è così: questo passaggio evolutivo sarà graduale e procederà per tentativi e piccole conquiste.

Per insegnare nuove abitudini alimentari mamma e papà dovranno mettere in conto un tempo lento, supportato da un approccio ludico ed esperienziale, senza mai dimenticare che il latte materno continuerà a sostenere in modo determinante la dieta base del bambino, adattandosi alle sue necessità nutrizionali. Per il formulato, invece, il discorso è leggermente diverso.

Capitolo AUTO SVEZZAMENTO. L’importanza di ricorrere al supporto di un professionista della nutrizione

Torniamo per un attimo alle definizioni con cui ho iniziato a parlarti.

Che cosa s’intende con auto svezzamento?
E’ il saper attendere che il bambino mostri tutte le competenze che ti ho descritto fin qui, iniziando ad esplorare in autonomia il mondo dei cibi complementari.

Ma quali alimenti e in che modo?
Spesso quando parlo con le mamme dell’introduzione dei primi cibi solidi vengo assalita da tantissime domande. “Ma può davvero mangiare come noi?” è tra le più frequenti.
La risposta, in un’ottica di educazione dolce e rispettosa dei tempi, è… sì!

Non c’è bisogno di ricorrere a brodi o pappette insapori e monocolore: il bambino è attratto dai piatti di mamma e papà, di norma profumati, sapidi e molto colorati.

A questo punto sono io a domandarti: “Che tipo di alimentazione avete adottato in famiglia? La definiresti varia e bilanciata?”.
Ricorda sempre che il tuo bambino sta imparando a conoscere nuovi sapori, che apprende da ciò che tu gli permetti di fare, vivere e sperimentare.
Se come genitore la mia proposta alimentare è limitata a pochi cibi, magari fritti o comunque molto processati, forse è meglio avviare un percorso con un professionista della nutrizione che possa indirizzare tutta la famiglia a un’alimentazione più sana, ricca ed equilibrata.

Dieci piccoli suggerimenti pratici. Quali sono i cibi da prediligere?


1) È importante che il pasto sia un momento intimo, di condivisione e relazione complice, pertanto – se possibile – è sempre meglio evitare che i bimbi mangino in momenti diversi da quelli del resto della famiglia.

2) Il consiglio è anche quello di cercare di mettere in tavola piatti simili quanto a preparazione, composizione e colori. Per i bimbi la cottura dev’essere il più semplice possibile. I grassi, come ad esempio l’olio d’oliva extravergine, vanno messi a crudo; poco sale, niente zucchero. E niente miele fino ai 12 mesi.

3) Il latte materno e/o il formulato restano l’alimento preponderante dell’alimentazione del bambino per tutto il primo anno di vita, quindi l’offerta del latte materno va sempre a richiesta, anche se appena dopo il pasto o poco prima che sia pronto in tavola.

4) Il bambino, ricordiamoci, impara e apprende giocando.

Se lo mettiamo a tavola in una situazione per lui di malessere o disagio in cui, ad esempio, ha una fame da lupo, anche se gli abbiamo preparato i suoi cibi preferiti non sarà sereno ed è possibile che resti agitato. Probabilmente piangerà finché non verrà soddisfatto a pieno, sia nel conforto che nella nutrizione, e quindi al seno.

5) I cibi che devi prediligere devono essere alimenti ricchi, come i carboidrati e i semi oleosi (questi tritati, mi raccomando, magari ridotti a crema da spalmare sul pane).

6) Le proteine da preferire sono quelle vegetali in quanto più digeribili, e in ogni caso non dobbiamo eccedere perché il latte materno è già ricco in proteine.

7) L’olio d’oliva extravergine va aggiunto sempre a crudo.

8) Privilegia cotture semplici e poco elaborate, che lascino il cibo ben riconoscibile: quando sarà più grande tutto questo ti sarà di grande aiuto.

9) Via libera a frutta e verdura in quantità, da tagliare in pezzi lunghi come il palmo della mano del tuo bambino e larghi al massimo 2 cm, in modo che riesca ad afferrarli in autonomia e a tenerli in sicurezza. Frutta e verdura cruda aiutano anche il massaggio delle gengive nei momenti di fastidio da dentizione.

10) Ricorda di non eccedere con le fibre: ai cereali integrali preferisci quelli raffinati, favorisci verdure cotte a pezzi piuttosto che frullate e proponigli legumi decorticati. Il loro intestino sta imparando a lavorare i nuovi alimenti e un carico eccessivo di fibre potrebbe causare malassorbimento e stitichezza, a differenza di quanto accade nell’adulto.

Un’ultima cosa. Come sapere se il tuo bambino sta mangiando i nuovi cibi?

Esiste un modo infallibile per scoprirlo… la cacca!

Le feci, infatti, cambiano odore e consistenza, diventando molto più simili a quelle degli adulti.

Con questo breve articolo spero di aver fugato molti dubbi, di averti rassicurato e di aver fornito qualche spunto utile. Se, tuttavia, volessi approfondire ulteriormente l’argomento, puoi iscriverti al nuovo webinar in partenza, dedicato all’introduzione dei cibi complementari. Per informazioni scrivimi o visita le Pagine Facebook e Instagram del Centro La Trottola di Bergamo.

Buon appetito!

Dott.ssa Claudia Frigeni

Ostetrica, Consulente Professionale in allattamento (IBCLC)

Laboratori logopedici

L’importanza di un intervento precoce

Nell’ultimo decennio si registra un notevole aumento dei disturbi specifici del linguaggio e dell’apprendimento e purtroppo gli interventi riabilitativi non sembrano fornire una risposta sufficiente ed esaustiva al problema. Riflettendo sulla grande quantità di apprendimento che si basa sulla verbalizzazione e sulla corretta comprensione del linguaggio, considerato nelle sue forme verbale, iconografica e scritta, risulta evidente come una difficoltà legata a questi aspetti possa portare nel corso dell’iter scolastico ad una difficoltà di apprendimento generalizzata.

A supporto di questa problematica esistono in ambito logopedico i laboratori linguistici, proposti alla scuola dell’infanzia, che rappresentano un punto di partenza per la prevenzione di queste problematiche attraverso un percorso mirato per tutti i bambini.

Questa specificità del percorso deriva dal fatto che alcuni bambini sono più portati a sviluppare le abilità metalinguistiche esattamente come altri bambini sono più abili nella motricità o nel disegno, proprio per queste differenze soggettive è possibile che alcuni bambini possano faticare nell’apprendere il meccanismo di analisi e sintesi fonologica delle parole incontrando in questo modo una maggiore difficoltà nell’alfabetizzazione.

A supporto di queste situazioni esistono delle attività di prevenzione, come il laboratorio linguistico, che si rivolgono alla totalità dei bambini e il cui scopo è quello di anticipare e potenziare queste competenze, individuando precocemente eventuali ritardi, come previsto anche dalla legge n. 170/2010 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Il laboratorio logopedico è da intendere quindi come un utile strumento di prevenzione di eventuali difficoltà in divenire per il bambino e come esperienza volta a potenziare le abilità in possesso di ogni bambino. In tal senso ogni attività è plasmata in relazione al gruppo classe, mettendo in essere delle attività di approfondimento in quegli ambiti dove emergono le maggiori difficoltà da parte dei bambini. L’idea sottostante ad un progetto di questo tipo è di stimolare il processo di apprendimento, attraverso attività ludiche, ma altamente formative, che attirano l’interesse del bambino, attraverso lo sviluppo e il consolidamento delle abilità metafonologiche e linguistiche. Lo scopo di questi laboratori quindi non è di diagnosticare disturbi specifici di apprendimento, in quanto una diagnosi a questa età non sarebbe possibile da effettuare e soprattutto sarebbe formalmente scorretta risultando ammissibile solo al termine del secondo anno di scuola primaria.

Lo scopo dei laboratori è quello di rilevare precocemente eventuali indici di rischio e aree di difficoltà, in modo da supportarle e potenziarle attraverso un percorso riabilitativo mirato e precoce.

La tempestività nell’individuazione e nel trattamento di un disturbo linguistico è fondamentale per l’intero percorso scolastico del bambino. I bambini che presentano ancora alterazioni fonologiche dopo il compimento del quarto anno di età presentano infatti circa l’80% di probabilità di sviluppare un disturbo specifico dell’apprendimento. Questa statistica fa comprendere quanto sia importante iniziare a lavorare fin dalla scuola dell’infanzia, e approfondire il più velocemente possibile un eventuale sospetto di disturbo linguistico.  

Particolare attenzione in questo ambito va riservata ai prerequisiti matafonologici e linguistici, ossia quelle competenze che il bambino deve possedere per poter apprendere in modo ottimale i meccanismi della letto-scrittura. In ambito scientifico molti studiosi concordano nel sostenere che lo sviluppo di queste abilità avvenga già a partire dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Queste competenze riguardano la capacità di percepire e riconoscere i fonemi che compongono le parole effettuando delle trasformazioni con essi. Per comprendere meglio, parliamo di riconoscimento e produzione di rime, quindi ad esempio la parola VINO fa rima con PINO o CASA, riconoscimento di fonemi/sillabe iniziali di una parola, quindi LUNA inizia come LUPO o LAMA, capacità di fusione fonemica o sillabica, significa saper riconoscere la parola dopo aver ascoltato i fonemi o le sillabe che la compongono, quindi che parola formano queste letterine L-U-N-A? LUNA, segmentazione fonemica o sillabica, che significa saper scomporre una parola nei suoni che la compongono, quindi LUNA scomposta diviene L-U-N-A (fonemica) oppure LU-NA (sillabica), divisione sillabica o fonemica ovvero TA-VO-LO / T-A-V-O-L-O.

Bambini che mostrano difficoltà nelle abilità sopracitate hanno un’elevata probabilità di sviluppare una difficoltà anche negli apprendimenti scolastici. Possono sembrare competenze scontate per noi adulti, ma non lo sono per i bambini, e soprattutto sono abilità che devono essere allenate attraverso attività ludiche e divertenti. In linea di massima è possibile ipotizzare in quale area il bambino presenterà queste difficoltà in relazione all’abilità risultante deficitaria o poco sviluppata. Per comprendere questa relazione è necessario analizzare i quattro aspetti da cui è formato il linguaggio:

  • FONOLOGIA: studio del sistema di suoni che costituiscono il linguaggio
  • SEMANTICA: studio del significato delle parole e delle modalità di acquisizione
  • SINTASSI: studio della grammatica della lingua, cioè dell’insieme di regole per combinare le parole in frasi dotate di significato
  • PRAGMATICA: studio delle regole che disciplinano l’uso dl linguaggio per diversi scopi

Data questa suddivisione è presumibile che un bambino con difficoltà nelle abilità fonologiche probabilmente svilupperà delle problematiche inerenti all’area della lettura, diversamente dal bambino con difficoltà nelle abilità morfosintattiche o semantico-lessicali che verosimilmente svilupperà problematiche relative alla scrittura o alla comprensione.

Tutte queste informazioni possono essere raccolte e valutate durante la scuola dell’infanzia, questa precocità di identificazione e trattamento sono l’aspetto fondamentale del lavoro logopedico e possono garantire un intervento tempestivo a supporto di queste difficoltà. I laboratori linguistici nelle scuole dell’infanzia vengono attivati proprio a scopo di identificazione di tali problematiche, ma qualora la scuola non proponesse tali attività è importante il ruolo dei genitori. Per esempio, se vedete che il vostro bambino fatica strutturare la frase in modo corretto dal punto di vista morfosintattico, oppure se non riesce a pronunciare le parole nel modo corretto e tende ad eliminarne dei pezzetti, a invertire delle lettere o delle sillabe, o non riesce a pronunciare delle letterine e le sostituisce con altre, rivolgetevi ad uno specialista per approfondire queste difficoltà e valutare se è necessario un intervento mirato e specifico.

Identificare precocemente uno sviluppo non armonico o disfunzionale del vostro bambino garantirà la possibilità di intervenire in modo ottimale e precoce così da consentire lo sviluppo di tutte quelle competenze che gli permetteranno di affrontare serenamente il suo percorso di crescita.