Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

Guarda la brochure

Coronavirus e insegnanti

Il 14 settembre 2020, dopo sette lunghi mesi di stop forzato, le scuole hanno riaperto i battenti: insegnanti e alunni hanno fatto ritorno sui banchi di scuola. Tra pareri contrastanti, polemiche, paure e preoccupazioni pian piano iniziamo a riappropriarci di una realtà quotidiana ormai definitivamente mutata.

In questi lunghi sette mesi abbiamo dovuto cambiare radicalmente le nostre abitudini, il nostro modo di socializzare e di stabilire delle relazioni, il nostro modo di lavorare.

Si sono sperimentati nuovi metodi di fare didattica a distanza con tutte una serie di difficoltà non indifferenti sia per gli insegnanti sia per gli alunni. Anche il modo di lavorare è cambiato: abbiamo dovuto adattarci e trovare delle soluzioni tecnologiche per continuare a fare quello che facevamo prima ma in modalità differente.

Da qui inizia la mia ricerca per l’impatto che i DPI, utilizzati da lavoratori ma soprattutto insegnanti e professionisti vocali hanno sulla voce.

Coronavirus e insegnanti: la respirazione con i DPI

Numerosi studi sulla popolazione hanno riscontrato come una vasta fetta di persone effettuino una respirazione di tipo orale e non nasale. Le motivazioni possono essere svariate: una deviazione del setto nasale che causa una riduzione del flusso aereo attraverso il naso, un’abitudine scorretta acquisita nel corso degli anni anche su base emotiva, per stress o per colpa di varie allergie periodiche. In questi casi appena citati la respirazione è comunque difficoltosa anche senza l’utilizzo delle mascherine. È chiaro quindi come l’utilizzo della mascherina in questi specifici casi possa portare ad una maggior sensazione di difficoltà respiratoria tuttavia non scientificamente dimostrata.

Allora come poter ovviare alla sensazione di difficoltà respiratoria?

Anzitutto è fondamentale sforzarsi di respirare unicamente dal naso: il nostro naso ha una funzione riscaldante, purificatrice e filtrante dell’aria; associata ad una respirazione di tipo costo-diaframmatico, la respirazione nasale contribuisce ad infondere nella persona che la pratica una diffusa sensazione di benessere.

Paul Di Turo, un ex atleta professionista e medico delle forze speciali dell’esercito degli Stati Uniti suggerisce alcuni semplici passaggi per indossare più facilmente la mascherina: prima di indossare la mascherina andrebbero eseguiti cinque respiri (inspirare con il naso per quattro secondi ed espirare con la bocca per sei secondi e riposare per due secondi) appena si indossa il DPI e di nuovo appena si toglie.

Gli operatori sanitari, gli insegnanti e tutte le categorie di lavoratori che devono indossare la mascherina per lunghi periodi possono fare delle pause, quando possibile, e rimuovere la mascherina in sicurezza, respirando con il naso per qualche minuto.

Coronavirus e insegnanti: la proiezione vocale con i DPI

Nel paragrafo precedente abbiamo parlato di come la mascherina possa dare un senso soggettivo di difficoltà respiratoria che può variare da persona a persona e di come non ci sia però un oggettivo calo della quantità di aria inspirata tale da determinare un senso di “soffocamento”.

Ciò che però può essere dato come certo è l’impatto che a livello uditivo e visivo hanno le mascherine. Indossare un DPI o banalmente coprirsi naso e bocca anche semplicemente con la mano durante una conversazione, blocca gran parte del messaggio non verbale di quello che stiamo comunicando. Il nostro interlocutore sarà in grado di percepire soltanto il messaggio uditivo e la mimica di fronte e occhi. La mimica labiale viene totalmente esclusa con l’uso dei DPI, rendendo molto più complesso comprendere quello che l’interlocutore mi sta dicendo, in quanto l’attenzione viene spostata solo sul messaggio uditivo. In questo modo chi sta parlando sarà involontariamente portato ad alzare il volume della voce per permettere al proprio interlocutore di comprendere meglio quello che sta dicendo.

Pensando ad un insegnante del nido o della scuola dell’infanzia che ha l’obbligo dell’uso dei DPI, in un ambiente molto rumoroso come una classe gremita di bambini, oppure all’esterno in uno spazio molto ampio, numerosi possono essere gli effetti dannosi sulla voce di un continuo innalzamento di volume.

Gli insegnanti dei gradi più alti invece possono avere un carico vocale giornaliero molto maggiore, pensando al numero di ore spese per le spiegazioni. Anche in questo caso gli effetti di un volontario innalzamento di volume prolungato possono essere dannosi a lungo andare se alla base non c’è una particolare attenzione per la prevenzione di questi disturbi.

Coronavirus e insegnanti: prevenzione dei disturbi di voce

Nei paragrafi precedenti abbiamo visto quanto dannoso possa essere uno scorretto uso della voce legato all’utilizzo dei DPI.

Ma come possiamo prevenire quindi l’insorgenza di questi disturbi in modo efficace?

Fondamentale è una costante idratazione generale: bere almeno 2 litri di acqua al giorno aiuta a mantenere costante il livello di idratazione sistemica del corpo e anche nello specifico delle corde vocali. È sempre consigliabile bere durante le ore lavorative sempre in totale sicurezza: qualora non fosse possibile togliere il DPI durante la spiegazione o l’attività lavorativa in sicurezza è indicato bere sufficientemente prima e dopo l’attività lavorativa.

In caso di forte affaticamento vocale e di difficoltà nella proiezione della voce è consigliabile l’utilizzo di amplificatori vocali o microfoni per aumentare il volume della voce senza un aumento reale della proiezione vocale.

Per una maggiore idratazione della corda vocale è consigliabile prima e dopo uno sforzo vocale prolungato con l’uso dei DPI eseguire un’idratazione specifica della corda vocale: imbevere una garza piccola con acqua fisiologica, appoggiare la garza imbevuta su una narice e fare un respiro profondo con il naso; ripetere il procedimento da entrambe le narici per un totale di quattro respiri.

Se sei un insegnante o un professionista vocale e hai bisogno di chiarimenti o consigli in merito all’argomento, invia una mail a centrolatrottola@gmail.com oppure chiama il numero 3312212505, la Dott.ssa Nicole Baresi Logopedista saprà indicarti le giuste strategie per una corretta prevenzione dei tuoi problemi di voce.

Psicologo perinatale

L’arrivo di un figlio è uno degli eventi più belli ed emozionanti della vita di una persona. Nove mesi di attese, desideri, fantasie sul futuro, speranze ma anche ansie, preoccupazioni e paure su ciò che arriverà e sulla propria capacità di affrontarlo.

Al suo arrivo il nascituro stravolge completamente la vita di una donna, della coppia e della famiglia, si accompagna a innumerevoli cambiamenti dal punto di vista fisico, ormonale e di ruolo all’interno della famiglia e della società. Tutto ciò è accompagnato da un vissuto emotivo intenso e instabile, tanto da essere descritto come “un giro sulle montagne russe”.

Questo intenso vortice di emozioni e cambiamenti può rendere la donna e la futura coppia genitoriale maggiormente vulnerabili, confusi su ciò che bisogna fare e alla ricerca di qualcuno che li aiuti a districarsi nella complessità che accompagna la scelta di avere un figlio.

Negli ultimi decenni si è posta una sempre maggiore attenzione alla salute fisica e psicologica della donna in quello che viene definito il periodo della perinatalità, ossia l’arco di tempo che va dal momento in cui una coppia decide di avere un figlio, fino ai tre anni di vita dello stesso.

Tutto ciò che gira attorno a questo prezioso momento rende necessaria la presenza di più figure professionali che, lavorando in sinergia tra loro, possano garantire al nascituro e ai futuri genitori il miglior stato di benessere possibile. Tra queste prende sempre più forma la figura specifica dello psicologo perinatale, ovvero colui che si occupa dei fenomeni e processi evolutivi di neonati e bambini, e del sistema di relazioni intorno a loro, lungo un continuum che va dalla fisiologia alla patologia.

In questo spazio si inseriscono tutti i fenomeni che riguardano i processi di sviluppo fisico e mentale come la gestione del sonno del bebé e della famiglia, l’alimentazione (dall’allattamento fino all’introduzione di cibi solidi), lo sviluppo del legame d’attaccamento alle figure di accudimento e la gestione dei complessi stati emotivi: dal supporto psicologico fino alla presa in carico psicoterapeutica nei casi di ansia da gestazione, depressione post-partum e lutto perinatale.

Cosa può fare lo psicologo perinatale?

Lo psicologo perinatale è una figura di riferimentosostegno dedita ai genitori e a tutta la rete relazionale in cui sono inseriti.

I compiti specifici dello psicologo perinatale sono:

  • Accogliere gli stati emotivi, ascoltare le preoccupazioni e informare i futuri genitori sui servizi territoriali utili nel sostegno della progettualità generativa;
  • Attivare le risorse interne ed esterne dei genitori, facilitando la creazione di una rete di supporto sociale e tra i professionisti perinatali;
  • Promuove scelte informate, libere, chiare, consapevoli al di là di miti, stereotipi e pressing sociali o proprie inclinazioni di natura sociopolitica, culturale, religiosa;
  • Facilitazione nellacomunicazione fra famiglie e figure professionali di riferimento (come pediatra, ginecologo, personale del reparto di ostetricia o neonatologia) durante il parto e nel puerperio;
  • Percorsi di accompagnamento alla nascita;
  • Sostegno ai genitori riguardo a problematiche legate al sonno, all’allattamento,al pianto e in generale alle modalità di comunicazione con il bambino;
  • Sostegno emotivo nei casi d’infertilità e PMA;
  • Inserimento al nido e ripresa lavorativa dei genitori;
  • Presa in carico psicoterapeutica nei casi di ansia gestazionale e depressione post-partum;
  • Sostegno emotivo e psicoterapia nei casi di lutto perinatale.

Presso il Centro la Trottola è attivo il servizio di psicologia perinatale, corsi di accompagnamento alla nascita e corsi di massaggio infantile.

Per maggiori informazioni o per prenotare una consulenza, contattaci al 3312212505 oppure scrivi a centrolatrottola@gmail.com

Per tutti quanti noi la fine dell’estate è sempre stato sinonimo di una e una cosa soltanto:
la prima campanella e la ripresa delle attività scolastiche.


Ma quest’anno, così pieno di imprevisti e di difficoltà, settembre e la riapertura delle scuole (dal nido al liceo) assumono un significato ancora più intenso per ciascuno di noi e per la nostra società intera.

La ripresa. É  questo il termine che suona ridondante in queste settimane, la ripresa delle attività lavorative, la ripresa dei percorsi scolastici, la ripresa della “normalità”.

Negli ultimi mesi in cui questa “normalità” non è mai stata più distante da noi, in cui in modo del tutto impensabile sono state chiuse le scuole e interrotte la maggior parte delle attività lavorative, nel momento in cui ne abbiamo sentito la mancanza, anche fisica, di questa nostra “normalità” è stato proprio in quel momento che ci siamo resi conto dell’importanza che ciascuno di noi, in modo spesso scontato, dà a questi luoghi.

Ma che ruolo assume la scuola nello sviluppo dei nostri bambini? Perché è così importante?

Vediamolo insieme per quanto riguarda la fascia d’età pre-scolare.

Un piccolo microcosmo sociale.

Mi piace considerare e presentare gli ambienti dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia come un piccolo microcosmo sociale, uno spazio che appartiene solo ai nostri bambini, che in modo dinamico si trasforma nella loro piazza, nel loro bar, ovvero un luogo privilegiato che apre loro le porte verso lo sviluppo sociale e il campo di prova per eccellenza delle prime dinamiche relazionali tra pari.

Quest’ultime, in particolare, risultano incidere in modo significativo nel percorso di sviluppo sociale, questo infatti inizia all’interno della famiglia con la diade mamma-bambino la quale evolve successivamente in una triade quando si inserisce la figura del papà.
Dobbiamo qui però fare una necessaria distinzione tra:

  • Relazioni verticali: sono quelle che si stabiliscono con gli adulti e svolgono principalmente il ruolo di offrire cure, protezione, complementarietà, forniscono infatti la sicurezza che permette l’apprendimento e lo sviluppo della persona.
  • Relazioni orizzontali: sono quelle che si sviluppano tra pari, queste si basano su concetti quali l’uguaglianza e la reciprocità, hanno un ruolo importante nella maturazione della cooperazione e condivisione, della gestione dei conflitti, della capacità di negoziazione e compromesso.

Le differenze tra queste sono evidenti, ma è importante comprendere che sono anche necessarie per il raggiungimento di una complementarietà sana per il bambino.

A quest’ultimo infatti servono sia le relazioni sicure, protette, in cui sperimentare accondiscendenza e incoraggiamento in modo positivo, che può vivere solo con gli adulti, sia le relazioni più insicure e rischiose, in cui sperimentare incertezza, competizione, uguaglianza, reciprocità e conflitto, che può vivere solo con suoi pari.

Infatti, se nel rapporto con un adulto un bambino incontra un altro essere umano con un atteggiamento prevalentemente positivo e accondiscendente nei confronti suoi e dei suoi bisogni, con un pari incontra invece un altro essere umano “egoista” come loro, vengono quindi ad aprirsi infiniti scenari che in modo impensabile si potrebbero aprire con un adulto.

Quel sentiero che porta alla socialità

Maturare uno sviluppo sociale per il bambino significa maturare la capacità di comprendere in primis sé stesso per poter successivamente comprendere e riuscire a distinguersi dall’altro, sia su un piano fisico che su un piano più emotivo-comportamentale.

Risulta importante quindi che il bambino comprenda innanzi tutto i propri limiti fisici, per poi incontrare i limiti fisici degli altri, allo stesso modo è anche importante che comprenda il proprio stato interno, emotivo, i propri pensieri, per poi arrivare a comprendere ed immedesimarsi nei panni degli altri.

É possibile ipotizzare che lo sviluppo della coscienza di sé e quella degli altri procedano di pari passo: mano a mano che il bambino comincia a capire cosa gli altri provano allora sarà in grado di capire sé stesso e, allo stesso tempo, utilizza le conoscenze che ha di sé per comprendere le emozioni e i sentimenti degli altri (Baldwin 1985).

Questo percorso, che si avvia intorno al quindicesimo mese di vita quando il bambino inizia a mostrare proprio questa consapevolezza di sé, è un percorso lungo che richiede al bambino tempo e soprattutto esperienza. Esperienza di sé, della realtà, delle interazioni con gli altri, delle relazioni con gli adulti e con i pari, ma soprattutto esperienza dell’errore, del conflitto, della competizione e dell’incertezza, perché sbagliare fa parte della natura umana, il nostro cervello si è evoluto sbagliando, perché ciascuno di noi impara di più dai propri errori che dai propri successi.

“Sbagliando si impara”, infatti basta osservare come un bambino impara a camminare o ad andare in bicicletta, riesce a trovare il suo equilibrio solamente dopo che l’ha perso ed è caduto per svariate volte!

É proprio qui che capiamo l’importanza reale dell’interazione con i pari perché se per natura e contesto sociale i genitori e gli adulti hanno un forte atteggiamento di cura e prevenzione dei pericoli, i pari invece sono proprio quei rapporti che ti sfidano, ti rilanciano a metterti in gioco, a porre continuamente in competizione il tuo egoismo con l’egoismo dell’altro.

Ed è proprio in questo spazio e all’interno di queste relazioni incerte, insicure, incalzanti e motivanti che sbagliando il bambino cresce e matura una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, che raggiunge la sua competenza sociale.

Le relazioni con i pari in età pre-scolare

Nei primi anni di vita il rapporto con i coetanei è unidirezionale, poiché all’azione del primo bambino non corrisponde l’attività coordinata del secondo.
Parten (1932) descrive come tra i 2 e i 4 anni si possa osservare una chiara transizione delle dinamiche relazionali da parallele ad attività cooperative. L’evoluzione di queste dinamiche relazionali non è per niente immediata.

Intorno ai 2 anni si possono osservare prevalentemente attività di gioco parallelo, ovvero bambini che giocano uno accanto all’altro magari adoperando anche lo stesso materiale, ma senza costruire insieme qualcosa, senza collaborare l’uno con l’altro.

Intorno ai 3 anni si possono osservare attività di gioco associativo, ovvero bambini che iniziano a giocare insieme, a condividere materiali e verbalizzazioni l’un l’altro, ma senza collaborare al raggiungimento di uno scopo condiviso da entrambi.

Tra i 3 e i 4 anni si possono osservare invece attività di gioco cooperativo, ovvero bambini che condividono uno spazio, un tempo, i materiali inserendo nell’interazione anche comunicazioni verbali e non verbali, il tutto collaborando al raggiungimento di un obiettivo condiviso da entrambi.

Tra i 4 e i 5 anni infine si possono osservare attività di gioco competitivo, ovvero bambini che condividono uno spazio, un tempo e i materiali con l’intento di dimostrare la propria superiorità e le proprie capacità a discapito dell’altro, il tutto finalizzato a decretare un vincitore, il più bravo, e un perdente, il meno bravo.

Ma cos’è che favorisce l’emergere del gioco cooperativo e del gioco competitivo?

Innanzi tutto un’esplosione dello sviluppo linguistico-comunicativo che accresce di molto le modalità e le possibilità di esprimersi e comprendere meglio l’altro, in secondo luogo grazie ad una sempre maggiore familiarizzazione alle relazioni di gruppo e a contesti determinati da regole da rispettare, proprio all’interno di questi infatti il bambino inizia a sperimentare l’uguaglianza, la differenza, la reciprocità, il turno, i conflitti, le frustrazioni e il desiderio quindi di prevalere sull’altro.

In questo particolare momento dello sviluppo si manifesta in tutta la sua importanza il gioco simbolico, o socio-drammatico, all’interno del quale il bambino può indossare diversi ruoli e immedesimarsi così non solo fisicamente, ma anche emotivamente nei panni di altri e rivivere situazioni ed esperienze vissute in modo da rielaborarle cognitivamente favorendone così un processo di interiorizzazione.

In conclusione, qual è il valore aggiunto nell’interazione con i pari, che cosa possono acquisire i bambini?

Leadership, risoluzione di conflitti, condivisione, cooperazione, competizione, gestione di ostilità, valori comuni, regole, rispetto del turno, reciprocità, autostima, fiducia in sé stessi, scambi verbali e comunicativi.

Abbiamo capito quindi come le relazione con i pari e l’ambiente della scuola siano veramente due elementi fondamentali al bambino per il raggiungimento di una sua maturazione personale e sociale.

In questo inizio anno scolastico così pieno di difficoltà non ci rimane quindi che augurare a tutti i bambini di poter avere tantissime possibilità di crescita, maturazione e divertimento.
Buona scuola!

Per maggiori informazioni scrivete una email a centrolatrottola@gmail.com o visitate la nostra pagina Facebook “La Trottola – Centro per l’Età Evolutiva”.
Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Insegnante Certificato A.I.M.I.