Insegnanti efficaci

Corso di aggiornamento Professionale sulla relazione interpersonale e sulla comunicazione

Descrizione del corso

Il corso Insegnanti Efficaci è la versione italiana di Teacher Effectiveness Training. Assieme ai corsi paralleli per genitori e per giovani esso si basa sul modello formativo dell’ Effectiveness Training International. ideato da Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, e diffuso in tutto il mondo dai suoi numerosi collaboratori.

Il corso Insegnanti Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita scolastica. Esso unisce la psicologia umanistica di Carl Rogers con la riflessione pedagogica, la ricerca metodologica e le tecniche didattiche più avanzate, nella definizione di un modello di aggiornamento professionale capace di massimizzare e ottimizzare la qualità dell’esperienza scolastica e il tempo di lavoro effettivamente utile e significativo, riducendo al minimo il malessere delle persone.

A tal fine il corso valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nelle persone e facilita l’acquisizione delle competenze necessarie per risolvere i numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che insorgono quotidianamente nel contesto della scuola.

Tali abilità, una volta acquisite, facilitano realmente la soluzione dei problemi e progressivamente contribuiscono alla creazione di un clima di lavoro salutare, soddisfacente e produttivo per l’intera comunità scolastica. Un ulteriore vantaggio è nella possibilità di trasferire tali capacità relazionali in altri contesti come la famiglia, il lavoro, le amicizie.

Ciò che distingue questo corso da numerose altre proposte formative è il suo obiettivo di unire il pregio della sistematicità e compiutezza a quello della relativa brevità del tempo di aggiornamento, il tutto a costi facilmente accessibili.

Caratteristiche

E necessario innanzitutto precisare che quello che viene qui presentato, diversamente dalla utilizzazione parziale che ne è stata fatta finora in Italia, è il programma originale e completo così come è stato elaborato da Thomas Gordon e come viene attualmente diffuso e applicato in altre nazioni.
Il corso è tenuto esclusivamente da persone formate e autorizzate da Effectiveness Training Inc.. In Italia tali persone sono certificate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) che ha l’esclusiva del metodo.

Insegnanti Efficaci è un corso breve (durata minima di 24 ore) di aggiornamento organico e integrato, che ha per destinatari docenti, animatori e educatori, e chiunque debba esercitare nel suo ambito attività di insegnamento.

Questo corso è forse il programma di maggior successo che sia mai stato indirizzato agli insegnanti allo scopo di migliorare la conduzione della classe, il controllo della disciplina e la capacità di comunicazione interpersonale, di risolvere i conflitti e incrementare la consapevolezza nel campo dei valori e delle scelte.
Dal suo inizio ad oggi si sono formati in questo metodo oltre un milione di insegnanti e formatori di oltre trenta paesi del mondo.

Il Teacher Effectiveness Training, realizzato da Gordon nel 1966, si basa sul pensiero e sulla prassi educativa di Carl Rogers e integra l’approccio umanistico con tecniche didattiche avanzate. Esso è strutturato in modo da proporre contemporaneamente e in maniera integrata il livello della teoria e quello della esperienza ed ha pertanto una valenza cognitivo-esperienziale.

Esso deriva da numerose e qualificate esperienze di ricerca pedagogica, e si compone di una serie di metodi che i partecipanti possono apprendere e applicare nel loro lavoro come nella loro vita.

E’ opportuno sottolineare che, al di là dei metodi e delle tecniche, è di fondamentale importanza che i partecipanti comprendano e condividano i principi concettuali a cui essi si ispirano: una filosofia decisamente democratica, centrata sul rispetto delle persone, e basata sulla convinzione che in caso di conflitto non è giusto che a vincere sia solo una delle due parti in causa (ad esempio: l’adulto o l’adolescente). Una soluzione produttiva viene raggiunta solo quando entrambi si sentono vincenti perché hanno veramente collaborato nella comprensione del problema e nella ricerca delle soluzioni, un clima di autentica condivisione del potere e della responsabilità.

Obiettivi

Obiettivi generali

Lo scopo principale del corso Insegnanti Efficaci è quello di sviluppare e affinare la competenza relazionale degli insegnanti di ogni ordine e grado. Vuole formare “insegnanti efficaci” nella comunicazione educativa, intendendo per efficacia la capacità di esercitare una effettiva, concreta influenza sugli allievi senza far ricorso all’uso del potere.

Più in particolare lo scopo di questo corso è quello di incrementare la qualità e la quantità di tempo dedicato nella scuola al processo di insegnamento/apprendimento facendo risparmiare a insegnanti, allievi e responsabili della scuola tempo ed energie facilmente dispersi per far fronte ai problemi e ai conflitti presenti nelle classi e nella scuola.

insegnanti efficaci

Obiettivi specifici

Gli obiettivi del corso possono essere chiaramente compresi se si fa riferimento alle seguenti competenze relazionali che i partecipanti hanno l’opportunità di apprendere, e che costituiscono di fatto il contenuto del corso:

  1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti.
  2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione.
  3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una relazione di aiuto.
  4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, specialmente nelle situazioni in cui gli altri hanno comportamenti per noi “inaccettabili”, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti.
  5. Esprimere liberamente le proprie emozioni e le proprie opinioni senza ferire o ingannare l’
  6. Saper integrare le capacità di ascolto e di confronto precedentemente apprese.
  7. Apprendere come e quando impiegare metodi “democratici” nella risoluzione dei conflitti, al fine di individuare soluzioni comuni che rispondano ai bisogni di tutte le parti in causa.
  8. Offrire opzioni efficaci a risolvere le collisioni di valori.
  9. Struttura del corso

Il Corso è di­viso in otto moduli:

1° modulo

  • Presentazione del corso e degli obiettivi.
  • Analisi delle aspettative e dei bisogni dei partecipanti.
  • Definizione del comportamento. Comportamenti dell’
  • Come capire il comportamento delle persone.
  • Il rettangolo del comportamento.
  • Come riconoscere, affrontare e risolvere i problemi.
  • Di chi è il problema?

2° modulo

  • Come prestare ascolto e attenzione all’
  • Le barriere alla comunicazione.
  • La teoria della comunicazione.

3° modulo

  • Le caratteristiche di una relazione di aiuto.
  • L’ascolto passivo.
  • L’ascolto attivo.
  • L’

4° modulo

  • Come ottenere ascolto e attenzione dagli altri.
  • I messaggi in prima persona.
  • Il confronto e l’assertività.
  • Genuinità e empatia.

5° modulo

  • Come trattare la resistenza al cambiamento.
  • La teoria dell’iceberg: cosa c’è sotto l’ira?
  • La teoria dei bisogni di Maslow.
  • Il cambio di marcia.

6° modulo

  • Come risolvere gli inevitabili conflitti in modo che tutte le parti in causa si sentano rispettate.
  • Conflitti su bisogni concreti e collisioni di valori.
  • Stili di risoluzione dei conflitti.
  • Come lavorare efficacemente in team.

7° modulo

  • Uso del potere.
  • Metodi I e II: aspetti positivi e aspetti negativi.
  • Come rendere produttiva la conflittualità.
  • Il metodo III.

8° modulo

  • Come promuovere l’autocontrollo e l’
  • Come modificare l’ambiente scolastico.
  • Come trattare le collisioni di valori.
  • Le opzioni ad alto e a basso rischio per la relazione.

Metodologia

Il corso Insegnanti Efficaci si ispira ai modi di essere” e agli atteggiamenti facilitanti” di Carl Rogers e si presenta come un corso strutturato, con sequenze temporali precise e ricco di materiale didattico. Attua una forma di apprendimento attiva e impegna i partecipanti nella diretta esperienza dei concetti e delle abilità insegnate. Facilita la condivisione di esperienze e l’espressione di idee, dubbi e problemi.

Il processo di apprendimento si svolge lungo un cammino articolato in quattro momenti essenziali:

Strutturare le varie attività: si tratta di una breve presentazione dei contenuti e degli obiettivi di ogni modulo, con l’uso di sussidi audiovisivi.

Interessare i partecipanti con l’uso di role play, di ricordo guidato di importanti esperienze, di riflessioni scritte, di esercizi, di casi esemplari, di laboratori esperienziali effettuati in coppie, triadi, piccoli gruppi.

Discutere quanto appreso condividendo in piccoli e grandi gruppi le intuizioni e le nuove tecniche apprese.

Applicare quanto imparato e sperimentato nelle proprie attività personali e professionali, esercitandosi con il personale della propria scuola, in famiglia ecc. e cominciando a pianificare l’uso costante delle abilità apprese nel proprio lavoro.

Materiale didattico

I partecipanti utilizzeranno un quaderno di lavoro (workbook) appositamente predisposto. Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione.

Organizzazione

Il corso ha una durata di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno oppure in 4 incontri di 6 ore ciascuno. Soluzioni differenti possono essere concordate.

Formatore

Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Simona Volpi Psicologa – Psicoterapeuta individuale e di gruppo dell’Approccio Centrato sulla Persona – Formatrice Gordon.

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massaggioingravidanza

La massoterapia viene praticata da secoli per migliorare la salute fisica e psichica del ricevente.
Tramite il massaggio, dare sollievo ai tessuti – ed in particolare al tessuto muscolare – ci conduce ad una situazione di benessere anche a livello psicologico: ci sentiamo più liberi, leggeri e riacquistiamo vitalità!

Durante la gravidanza gli effetti positivi del massaggio vengono ampliati: per la mamma il massaggio diventa un momento di relax, una coccola essenziale per far sì che il focus non sia solo sul figlio in arrivo, com’è normale che sia, ma anche sulla madre e sulle sue esigenze.

Prendersi cura del proprio corpo anche durante questi nove mesi, ci permette di mantenerci in uno stato di benessere e fiducia in sé stessi, che ci permetterà di accogliere al meglio il piccolo.

I benefici dei massaggi, specialmente in dolce attesa

I massaggi generalmente permettono in primis di rilassare le tensioni muscolari causate dai più disparati motivi: sforzo fisico, sport, postura scorretta, ripetitività dei gesti a lavoro, eccetera.
Durante la gravidanza queste tensioni sono per lo più dovute al cambiamento delle forze che agiscono sul nostro sistema muscolare e scheletrico: man mano che il pancione prende forma, si verificano disturbi tipici dell’attesa come mal di schiena nella fascia lombare e nella zona cervicale.

Un buon massaggio permette di alleviare questi disturbi, restituendoci muscoli più ‘sciolti’ e reattivi.

Nel corso della gestazione l’utero cresce, aumentando il proprio peso e prendendosi sempre più spazio, creando così nuove pressioni che possono rendere difficoltoso il ritorno venoso e linfatico, implicando gonfiore nelle articolazioni delle gambe.
I massaggi permettono di migliorare la circolazione, favorendo il drenaggio di liquidi e restituendoci sensazione di leggerezza, eliminando il dolore causato dal ristagno dei liquidi.

In più tra i benefici del massaggio, è evidente l’efficacia che si ha nel miglioramento generale dell’umore: il contatto tra massaggiatore e ricevente va a stimolare il sistema parasimpatico, che gestisce la produzione dei nostri ormoni. Vengono quindi aumentati i livelli di ormoni del benessere come serotonina e dopamina, mentre si riscontra una diminuzione dei livelli di cortisolo e noradrenalina, ormoni dello stress.
Questo implica anche il miglioramento del sonno e del riposo e riduzione dell’ansia.

Infine, un altro ormone che viene attivato tramite il contatto è l’ossitocina, responsabile del legame, della creazione di fiducia e rafforzamento delle relazioni.
Tutto ciò ha un forte impatto sulla nostra salute, come abbiamo visto anche mentale, e sullo sviluppo di un rapporto sano con gli altri e soprattutto con noi stessi.

Un piccolo appena venuto al mondo non potrebbe desiderare mamma migliore!

Quali sono i massaggi più consigliati?

La massoterapia propone diverse tecniche e manualità, da cui il professionista attinge per creare il massaggio più adatto in ogni situazione.
In caso di gravidanza, le scelte si spostano principalmente tra l’effettuare un massaggio svedese o un massaggio linfodrenante.

Il massaggio svedese è un massaggio ‘base’: ha come obiettivo il rilassamento generale della muscolatura, migliorando la circolazione ed eliminando le tensioni attraverso pressioni di leggera e media intensità.
È detto anche massaggio ‘igienico’ perché favorisce l’eliminazione delle tossine ed ha un ‘effetto scrub’ sulla pelle, eliminando i residui di cellule da scartare e donando una pelle liscia e luminosa.

Il massaggio linfodrenante si basa invece su sfioramenti superficiali molto leggeri, che vanno a stimolare il sistema linfatico favorendo l’eliminazione del ristagno dei liquidi nelle articolazioni.

Il beneficio? Una migliore circolazione ed un meraviglioso senso di leggerezza alle gambe, soprattutto in estate, quando il caldo provoca vasodilatazione che accentua i gonfiori.

In generale i massaggi vengono eseguiti tramite l’utilizzo di oli diversi per profumo e composizione.
Durante la gravidanza però è consigliabile utilizzare soltanto oli cosiddetti ‘neutri’ (di mandorla o di riso) in modo che non vadano ad intaccare negativamente il nostro corpo, che è in una situazione più delicata del solito. Addirittura il massaggio linfodrenante viene svolto principalmente utilizzando talco in polvere, che permette di avere meno attrito senza ungere come l’olio.

Qualche controindicazione

Ovviamente bisogna tenere conto che il periodo della gravidanza è molto delicato e ci sono quindi condizioni in cui i massaggi non sempre possono essere svolti.

Innanzitutto è meglio evitarli nei primi tre mesi di gestazione, a causa del rischio di aborto spontaneo delle prime 12 settimane.
In generale poi è sempre meglio avere il parere di un’ostetrica o di un ginecologo che possano valutare la situazione specifica, specialmente nei casi di gravidanza ad alto rischio, precedenti travagli pre-termine, alta pressione sanguigna, nausea ricorrente, forti mal di testa.

L’obiettivo del massaggio è comunque di visione molto più ampia rispetto al semplice rilassamento muscolare o all’alleggerire le articolazioni: è la ricerca di una situazione di benessere ottimale, per ottenere e conservare serenità, fisicamente e psicologicamente, per vivere al meglio l’esperienza del diventar mamma.
E dopo il parto? Lo vedremo più avanti!

Mattia Dusatti
MCB – Massaggiatore Capo Bagnino degli Stabilimenti Idroterapici

alimentazione corretta

Ogni giorno migliaia di persone si organizzano per fare la spesa e rifornire le dispense delle proprie case. Le scelte da fare sono tante: quale supermercato scegliere, se fare la spesa online o di persona, quale marca di prodotto acquistare…ma siamo sicuri che poi gli alimenti acquistati siano adeguati per poter seguire un’alimentazione sana?

Il rapporto tra l’uomo e il cibo è sempre stato scandito dalla stagionalità e dalla località degli alimenti. In passato era indispensabile rispettare i tempi della natura, non era possibile consumare i cavoli ad agosto e i peperoni a febbraio.

Oggi invece, a seguito della notevole crescita dell’industria alimentare e dei commerci con i paesi esteri, abbiamo un’enorme disponibilità di cibo, proveniente da tutto il mondo. Questo amplia le nostre scelte a livello alimentare, possiamo assaggiare alimenti esotici e scoprire cucine culturalmente diverse dalla nostra.

Come gestire però una disponibilità così vasta e variegata per adottare un’alimentazione corretta?

Alcuni trucchi sull’organizzazione della spesa: come cercare gli alimenti più sani

Le famiglie hanno poco tempo da dedicare alla spesa: i molti impegni e le tante attività da rispettare, fanno sì che spesso la spesa venga fatta di fretta, pensando velocemente al contenuto del frigorifero e alla lista che puntualmente ci si dimentica a casa. Si scelgono i primi alimenti che ci balzano agli occhi, si riempie il carrello, si compra quel dolcetto da mangiare al termine di tutte le commissioni e si corre a casa, ripromettendoci per la volta successiva una migliore organizzazione.

Ci sono però alcuni trucchi che possiamo mettere in pratica per poter fare una spesa che soddisfi anche le richieste nutrizionali, facendo comunque una spesa rapida, senza perdere troppo tempo.

Gli accorgimenti possono iniziare a casa: prepariamo uno schema settimanale delle pietanze che vorremmo cucinare. Non deve essere uno schema fisso che necessariamente dovremo seguire, ma una guida per avere un’idea indicativa di cosa acquistare.

Può essere utile stilare almeno i tre pasti principali, colazione, pranzo e cena, cambiando ogni giorno la proposta del piatto da consumare. Dobbiamo ricordare che sia il pranzo che la cena devono presentare un alimento appartenente ad ognuna delle principali classi alimentari (proteine, carboidrati e grassi), a cui vanno aggiunte sempre le verdure.

Devono essere poi considerati gli ingredienti che si utilizzeranno per la preparazione dei cibi, come le spezie, gli aromi, etc. Infine è utile calcolare per quante persone si dovrà preparare la pietanza scelta, in base agli impegni di tutta la famiglia e, di conseguenza, quali quantità serviranno. Fondamentale non dimenticare la frutta.

A questo punto passiamo alla lista della spesa, dove annoteremo gli ingredienti che in casa sono terminati, di cui avremo bisogno, consultando sempre il contenuto della dispensa e del frigorifero per evitare di acquistare in eccesso e dimenticare qualche precedente acquisto. Importante controllare anche le date di scadenza dei cibi presenti in casa per evitare sprechi e per poter gestire al meglio la spesa. Una volta pronta la nostra lista, può essere utile scattare una fotografia, per non dimenticarla a casa.

Arrivati al supermercato poi, cerchiamo quanto è indicato sulla nostra lista e acquistiamo solo le quantità necessarie, senza eccedere.

Anche al supermercato si possono seguire alcuni semplici consigli per una spesa consapevole. In genere, negli scaffali vengono posizionati nei ripiani centrali i prodotti che hanno una maggiore visibilità pubblicitaria, che appartengono a marchi particolarmente conosciuti e che i clienti riconoscono di più. Nei ripiani più alti e più bassi invece, ci sono gli stessi alimenti ma, di marchi meno noti o del marchio del supermercato. Questa differenza non significa minore qualità: è sempre utile un confronto tra le tabelle nutrizionali riportate su ogni alimento e tra l’elenco degli ingredienti contenuti.

Comunemente poi, anche l’organizzazione del supermercato è significativa. Al centro del punto di vendita infatti si trovano frequentemente i cibi di origine industriale, processati e già pronti.

Al contrario, nella zona periferica, si trovano i freschi, gli ortaggi, la frutta e la verdura, la carne, il pesce e i latticini. Questo significa che, rimanendo verso la parte esterna dello store, quando arriveremo alla cassa, avremo un carrello che sarà molto più probabilmente ricco di cibi sani e avremo risparmiato tempo, evitando di perderci tra gli scaffali centrali.

Un altro importante consiglio è quello di andare al supermercato dopo aver consumato il pasto. Questa indicazione apparentemente poco importante, ci aiuta invece a scegliere in modo razionale cosa acquistare, limitando il cosiddetto “cibo spazzatura o junk food”. Avere lo stomaco pieno infatti ci permette di resistere alle tentazioni.

Un labirinto di informazioni. Le indicazioni della dietista per la scelta del cibo da acquistare

Quando scegliamo quali cibi acquistare dobbiamo tenere conto di alcune informazioni importanti.

Per prima cosa la stagionalità è fondamentale. Conoscere la disponibilità in natura di frutta, verdura e ortaggi, ci consente di scegliere gli alimenti nel periodo corretto dell’anno, consumando così alimenti ricchi dal punto di vista nutrizionale poiché avranno il massimo contenuto di vitamine e sali minerali. Spesso, nei supermercati, troviamo dei progetti grafici a colori in cui ci viene indicato quali sono gli alimenti tipici di quella stagione oppure troviamo tabelle dove, per ogni mese dell’anno, possiamo sapere cosa la natura ci offre e per cosa invece sarebbe meglio attendere.

In secondo luogo, è importante leggere la lista degli ingredienti utilizzati per la preparazione. La legge italiana prevede che tutti gli alimenti debbano avere questa lista, ad eccezione degli alimenti costituiti dalla sola materia prima.

Questo significa che frutta, verdura, carne, pesce, latte, legumi se non vengono modificati dall’industria alimentare, non necessitano della lista degli ingredienti; mentre tutto ciò che viene trasformato come i biscotti, il pane, la pasta, la macedonia, gli involtini di carne, le creme di legumi, i bastoncini di pesce, devono riportare la lista sulla confezione.

Le liste degli ingredienti, vengono scritte in ordine decrescente: il primo ingrediente è quello presente nella maggiore quantità e l’ultimo nella minor quantità. È sempre più salutare scegliere alimenti con una lista degli ingredienti corta, con massimo 5 elementi, che non abbiano zuccheri aggiunti e con il minor contenuto possibile di additivi, conservanti e coloranti.

Un altro importante consiglio è quello di limitare l’acquisto e il consumo di alimenti già pronti. È preferibile invece acquistare le materie prime e preparare semplicemente a casa la pietanza che vorremmo. In questo modo limitiamo il consumo di alimenti processati che potrebbero avere elementi di origine chimica e quindi poco salutari.

Infine, si sconsiglia la scelta di alimenti denominati “dietetici o light”. Queste diciture infatti indicano solo una parziale caratteristica di ciò che stiamo acquistando, ma non significa che questi alimenti siano sani. Spesso inoltre queste indicazioni riportate in etichetta, ci fanno credere che, essendo light, diet o “zero” ne possiamo consumare a volontà determinando quindi l’effetto opposto, in cui si ha un introito calorico finale aumentato. Meglio quindi preferire un cibo vero.

Si raccomanda inoltre attenzione anche per i cibi per diabetici o per celiaci. Questi alimenti infatti hanno spesso un ridotto tenore di zuccheri e di glutine, ma anche un aumentato contenuto di altri elementi tutt’altro che salutari. In caso di patologia è sempre bene rivolgersi ad un professionista per continuare a mangiare in sano.

Vuoi saperne di più sull’alimentazione? Hai bisogno di un aiuto a pianificare il menù settimanale? Continua a seguirci sui nostri canali social.

Dietista Pesenti Federica

PDP

P.D.P, no, non sono le lettere di un codice fiscale, sono la chiave per realizzare una didattica propriamente inclusiva.

P.D.P è l’acronimo di Piano Didattico Personalizzato, è destinatoa tutti quegli studenti che, in mancanza di strategie specifiche, non riuscirebbero ad apprendere in maniera efficace e ad avere successo in ambito scolastico. Al suo interno viene redatto in maniera dettagliata un percorso formativo destinato agli studenti con difficoltà di apprendimento (D.S.A) o con Bisogni Educativi Speciali (B.E.S).

Analizziamo attentamente l’acronimo.

  • P di Piano: progetto, è un vero e proprio contratto, che viene condiviso tra insegnanti, istituzioni scolastiche e socio-sanitarie e famiglia dello studente.
  • D di Didattico: lo scopo della didattica è il miglioramento dell’efficacia e soprattutto dell’efficienza dell’apprendimento dell‘allievo, che comporta, quindi, una diminuzione dei tempi di studio.
  • P di Personalizzato: tiene conto dei bisogni specifici di apprendimento dell’alunno, è come un abito cucito su misura. Tiene conto delle difficoltà e dei punti di forza di ogni singolo alunno.

Normativa di riferimento

All’interno della legge 170/2010, si stabilisce che gli studenti con D.S.A e/o B.E.S hanno il diritto di vedere applicate misure educative e didattiche di supporto, di avere una didattica individualizzata e personalizzata.

Il P.D.P è un documento previsto dal Ministero dell’Istruzione creato in base al Decreto Ministeriale 5669 del 12/07/2011; serve per accordarsi sulla didattica specifica da attuare a scuola per alunni con Bisogni Educativi Speciali e DSA.

Per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento” vengono fornite le indicazioni fondamentali “per realizzare interventi didattici individualizzati e personalizzati, nonché per utilizzare gli strumenti compensativi e per applicare le misure dispensative”.

È obbligatorio?

Innanzitutto è doveroso fare una distinzione tra B.E.S e D.S.A.

Per quanto riguarda gli alunni con B.E.S la direttiva ministeriale del 27/12/12 distingue tre sottocategorie di Bisogni Educativi Speciali: disabilità, Disturbi Specifici di Apprendimento (D.S.A) ed evolutivi specifici, e svantaggio socio-economico, linguistico o culturale. Nella categoria di B.E.S, in particolare, possono esserci deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività (A.D.H.D); in altri casi, invece, sono riconducibili a diverse forme di svantaggio derivante da disagi economici e sociali, linguistici o culturali, come ad esempio i bambini e i ragazzi che vivono importanti forme di marginalità o che sono da poco arrivati in Italia.

I D.S.A, fanno parte dei Bisogni Educativi Speciali, sono i disturbi specifici di apprendimento, quali dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia. Meritano una citazione a parte, perché, se nella maggior parte dei casi di B.E.S, il PDP non è obbligatorio, ma è deciso dal Consiglio di Classe, per i D.S.A ha carattere obbligatorio, come previsto dalla legge.

Quando va redatto e da chi?

Il P.D.P va da redatto dal Consiglio di Classe, ad inizio di ogni anno scolastico, proprio perché è un piano personalizzato non si può pensare di stilarne uno che vada bene per tutto il percorso di studi. Anzi, proprio in funzione di questa caratteristica, gli obiettivi del P.D.P possono essere modificati in corso d’anno. Infatti, se l’alunno in seguito all’osservazione ed al monitoraggio, mostra dei cambiamenti nel suo stile di apprendimento, questi necessitano di essere registrati nel documento, al fine di adeguare le strategie.

Negli ultimi anni, negli istituti scolastici esiste la figura del referente D.S.A d’istituto, un insegnante che ha una formazione specifica sui D.S.A e fornisce supporto ai colleghi su normativa, strategie e strumenti utilizzabili. Quest’ultimo si è rivelata una figura di supporto al Consiglio di Classe.

Il P.D.P va stilato nel primo trimestre dell’anno scolastico, quindi deve essere pronto entro e non oltre la fine di Novembre.

L’iter che porta alla stesura del Piano Didattico Personalizzato prevede 3 fasi:

  1. Incontro dei docenti con la famiglia e lo specialista.
  2. Stesura del documento da parte del Consiglio di Classe.
  3. Condivisione con la famiglia, che deve prendere visione e firmare il documento.  Come conferma il Dottor Guido dell’Acqua, referente del MIUR per l’area B.E.S, i familiari possono richiedere una copia del P.D.P per poterne prendere visione tra le mura domestiche e farlo leggere agli specialisti che seguono lo studente.

Cosa contiene il PDP

  • Dati anagrafici dell’alunno.
  • Tipologia del disturbo.
  • Attività didattiche personalizzate.
  • Valutazione iniziale delle abilità dell’alunno.
  • Valutazione del comportamento dello studente nei vari contesti in cui è inserito.
  • Caratteristiche del processo di apprendimento.
  • Tecniche di studio utilizzate dal ragazzo.
  • Obiettivi specifici di apprendimento.
  • Strategie, metodologie e attività didattiche.
  • Misure dispensative e strumenti compensativi.

*Dispensare: Evitare all’alunno i compiti più difficili; come per esempio dispensare dalla lettura ad alta voce.

*Compensare: fornire all’alunno strumenti idonei, che gli permettano di essere autonomo nello studio; come ad esempio la Tavola Pitagorica.

  • Criteri e modalità di verifica e valutazione;
  • Patto con la famiglia.

E se la scuola non fa il suo lavoro?

Il P.D.P, come già detto in precedenza, ha carattere obbligatorio; se questo non viene redatto entro i tre mesi successivi alla consegna della diagnosi all’istituto scolastico, la famiglia può chiedere un colloquio con il coordinatore di classe, il referente DSA e, se è il caso, anche con il dirigente scolastico. Senza P.D.P non ci può essere inclusione scolastica, soprattutto è una violazione di una norma di legge.

Dott.ssa Sabrina Conti – Educatrice socio-pedagogica – DSA ADHD

centrolatrottola@gmail.com